2022-02-25
Mattarella dà le chiavi del consiglio della Difesa al Pd
Sulla poltrona sempre andata a un militare finisce Francesco Garofani, un civile e per giunta ex deputato.Nel momento più delicato dai tempi della guerra nei Balcani, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affida l’incarico di segretario del consiglio supremo della Difesa a un civile. Non però un civile qualunque. È Francesco Saverio Garofani, fino a ieri consigliere quirinalizio per gli affari istituzionali e fino al 2018 presidente della commissione Difesa di Montecitorio e soprattutto tesserato del Pd. Garofani, classe 1962, non è nemmeno un pd qualsiasi, ma ha cominciato la sua attività politica nell’associazionismo studentesco cattolico democratico, è stato direttore del Popolo e solo dopo eletto deputato nel 2006. Rappresenta quindi la parte democristiana margheritina dei dem. Una premessa. Garofani prende il posto di Rolando Mosca Moschin, classe 1939, ex capo di Stato maggiore della Difesa, e già consigliere militare di Giorgio Napolitano, al Quirinale dal 2006 e dal 2015 segretario del consiglio supremo di Difesa. Su questa sedia, prima di lui, sempre e solo militari. Per ritrovare un civile bisogna tornare agli anni Cinquanta. Scelta all’epoca comprensibile, visto che si era da poco usciti da una guerra mondiale e si voleva limitare fortemente il ruolo delle forze armate. Oggi invece è difficile motivare la decisione. Perché penalizzare la filiera militare? Non solo oggi, mentre siamo di fronte allo stress test più difficile della Nato. Ma anche domani, quando saremo chiamati a lottare per mantenere l’autonomia delle nostre forze armate nella fase di creazione dell’esercito comune Ue, dell’intelligence congiunta e della condivisione di intenti operativi imposta dalla firma del Trattato del Quirinale. Per affrontare tali sfide ci vogliono figure internazionali e al tempo stesso capaci di conoscere le controparti militari e le loro reazioni. Insomma, a ognuno il proprio lavoro. L’uniforme garantisce il giusto distacco istituzionale. C’è quindi un secondo interrogativo: era proprio necessario mettere in un ruolo così delicato una figura così politicamente caratterizzata? Il segretario del consiglio supremo ha accesso a tutte le pratiche più sensibili e coordina le principali attività soprastanti le scelte della Difesa. Per capirsi ha molto più influenza del consigliere militare. A maggior ragione, dunque, è importante interrogarsi sugli effetti e gli equilibri politici che tale scelta avrà sul futuro delle nostre stellette. Il ministro della Difesa è Lorenzo Guerini. Si muove super partes e svolge un ruolo di garanzia anche nei confronti della nostra posizione atlantista. Al tempo stesso ricopre come è giusto che sia un ruolo prettamente politico. Quello al vertice del consiglio supremo è invece un ruolo tecnico. Darlo a chi proviene da una scuola e una tradizione politica è sicuramente una forzatura. Salteremmo sulla sedia se un giorno un presidente affidasse l’incarico di dirigere il consiglio supremo a un generale che sbandiera la propria appartenenza a un partito. Avere lasciato il Pd da meno di tre anni senza averne stracciato pubblicamente la tessera non ci sembra garantire il giusto distacco. Vedremo che cosa diranno gli altri partiti di maggioranza, potrebbero chiedere di pareggiare i pesi. Magari quelli di centrodestra potrebbero sollevare l’anomalia.
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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