2018-05-26
Massolo, già pronto per gli Esteri, inciampa sul veto di Minniti
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Il numero uno di Fiancantieri era in corsa per succedere ad Angelino Alfano alla Farnesina. Poi è intervenuto il ministro degli Interni uscente, che non ha dimenticato le divergenze sul dossier migranti. Il diplomatico, infatti, è stato molto critico sui flussi di denaro che dall'Italia raggiungono le coste nordafricane in cambio dello stop agli sbarchi.Giampiero Massolo, presidente dell'Ispi e di Fincantieri, è stato dato per diversi giorni tra i papabili ministri del governo M5s-Lega. Era destinato agli Esteri, a succedere cioè ad Angelino Alfano. Ma la sua nomina sarebbe saltata anche, a quanto pare, su pressioni del ministro degli Interni uscente, Marco Minniti. Quest'ultimo fu decisivo per la carriera di Massolo già nel 2016 quando gli tolse la direzione del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza per affidarla ad Alessandro Pansa. Dopo l'inciampo di Massolo si era fatto il nome di Pasquale Salzano, attuale ambasciatore in Qatar, ma soprattutto ex senior vice president nonché responsabile dei rapporti istituzionali internazionali di Eni. Ma anche questo nome sarebbe già stato bocciato nei colloqui tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini.In ogni casoè la questione libica uno dei nodi più spinosi da risolvere. La risoluzione delle crisi nordafricana e il passaggio dei dossier più importanti tengono banco da giorni sulle scrivanie più importanti del reparto sicurezza. Come raccontato dalla Verità, proprio Minniti insieme con un altro ex numero uno del settore, Gianni Letta, stanno sponsorizzando il pentastellato Vito Crimi, già membro Copasir. Lui potrebbe essere la chiave per ammorbidire la linea anti migranti di Matteo Salvini, nel caso in cui il segretario della Lega dovesse finire agli Interni. Ma la questione è molto più complessa. Tra le fila della nostra intelligence non è passato inosservato che nelle ultime settimane gli sbarchi sono notevolmente diminuiti. Infatti, secondo testimonianze, riportate dalla Cooperazione italiana in Libia, il gruppo di trafficanti vicini a Abdurahman Al Milad Aka Bija, boss della tratta di migranti nella città libica di Zawiya conosciuto come Al Bija, sarebbe pronto a far riprendere gli sbarchi verso l'Italia. Si parla di circa 5.000 migranti provenienti in maggior parte dalla Nigeria, Eritrea e Mali richiusi in campi nei pressi di Zawiya, pronti per essere imbarcati su navi di fortuna verso il nostro Paese appena si insedierà il nuovo inquilino del Viminale. Si tratta di un possibile ricatto che il trafficante di migranti Al Bija, oggi numero uno della guardia costiera libica, vorrebbe operare nei confronti del nuovo esecutivo, un modo per massimizzare la sua posizione ed estorcere denaro. E questa, a detta di fonti non ufficiali dell'intelligence, sarebbe la prova che il nostro Paese, come più voci internazionali hanno sostenuto, ha pagato, in passato, i trafficanti di migranti per fermare gli sbarchi. Inoltre, come scrive La Repubblica di giovedì 24 maggio, nello scenario libico si muovono nuove azioni di politica estera e di intelligence dei partner europei: è il caso dell'iniziativa del presidente Emmanuel Macron nel Paese nordafricano. Nell'articolo si legge: «La Farnesina e i servizi segreti italiani sono stati colti di sorpresa dalla accelerazione dell'iniziativa francese, che avviene proprio nel bel mezzo della crisi politica italiana. Nel momento di passaggio fra un governo e l'altro, la Francia si impone in un ruolo che l'Italia aveva conquistato con l'assenso degli Stati Uniti, della Russia e degli altri paesi europei». In questo contesto Minniti si è appunto battuto per evitare la nomina di Massolo come ministro degli Esteri. Tra i due non corre buon sangue, come ricordato prima dopo lo scontro al Dis. Le divergenze, tra l'altro, riguardavano proprio le modalità di risoluzione della crisi libica. Massolo, da diplomatico navigato, era contrario alla strategia di Minniti con le tribù libiche: ero convinto che non avrebbe funzionato se non per semplici photo opportunity. Il timore è che con Massolo agli Esteri si sarebbe potuto interrompere il flusso di denaro che dall'Italia arriva in Libia attraverso la Cooperazione, a oggi più di 200 milioni di euro, contante che nessuno sa come sia stato effettivamente impiegato. La Farnesina, il Viminale e l'intelligence devono dimostrare un ruolo chiave nella soluzione della crisi libica, in virtù di esigenze di sicurezza nazionale e in ragione delle azioni, volte a perseguire un interesse nazionale talvolta in conflitto con i nostri partner europei. Per questo il rebus, anche con le caselle dei ministeri occupate, non sarà facile da sciogliere.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)