2024-04-22
Massimo Viglione: «La Chiesa vive la sua crisi più grande»
L'apertura del Concilio Vaticano II l'11 ottobre 1962, Nel riquadro, Massimo Viglione (Ansa)
Lo storico, autore di «Habemus Papam?»: «Il disastro odierno è figlio del Concilio vaticano II. La rinuncia di Ratzinger e la problematica elezione di Francesco, unite agli errori teologici del gesuita, fanno il resto».Quanti, guardandosi intorno, oggi si chiedono come mai la Chiesa sembri avere abbandonato il suo ruolo di guida spirituale, morale e intellettuale per aggregarsi al pensiero unico delle élite, fino a sostenerne - dalle politiche green a quelle sanitarie - l’agenda transumanista, troveranno una risposta in Habemus Papam? (edizioni Maniero del Mirto), l’ultimo libro dello storico e saggista Massimo Viglione, la cui tesi di fondo è che la Chiesa cattolica sta attraversando la più grande crisi della sua intera storia. Una devastazione che, secondo l’autore, sarebbe incominciata con il Concilio vaticano II e sarebbe espressione della rivoluzione intesa come processo finalizzato alla distruzione prima della società e della civiltà cristiane, poi di ogni ordine naturale (autorità, società, famiglia, ordine morale e vita stessa), poi della Chiesa, quindi dell’uomo in quanto tale. Ci troveremmo dunque davanti a un piano delle forze del male in preparazione di un futuro regno anticristico. Per Viglione, parte integrante di questa crisi sarebbero l’invalidità della rinuncia di Benedetto XVI e la presunta illegittimità dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio (che a seconda delle teorie si fonderebbe ora sulle irregolarità nella votazione in Conclave, ora sul vizio di consenso dello stesso cardinale argentino al momento della sua elezione, ora sulla Sede impedita di Benedetto XVI, ora su altro). Si tratta di due questioni che hanno suscitato - e tuttora animano - un articolato dibattito, e che Viglione si dedica a sviscerare prendendo in esame le riflessioni di ecclesiastici, storici, canonisti, vaticanisti, giornalisti. Dopo aver messo in rilievo incongruenze ed errori delle varie ipotesi in campo, l’autore azzarda tre conclusioni. La prima è che la Sede papale sarebbe oggi vacante poiché «la possibilità che Francesco non sia Francesco ma solo Jorge Mario Bergoglio è concreta e tutt’altro che trascurabile». La seconda è che, anche ammesso che la sua elezione sia valida, con Francesco si sarebbe inverata la possibilità dibattuta per secoli ai massimi livelli della teologia cattolica: quella del Papa manifestamente eretico. Infine, Viglione afferma che la responsabilità dell’incertezza in cui dall’11 febbraio 2013 versa la Chiesa sarebbe di Joseph Ratzinger, il quale con la sua «rinuncia dialettica e diarchica» - secondo l’autore riflesso della sua impostazione teologica e filosofica - avrebbe dato una svolta epocale a quella rivoluzione del papato iniziata dai tempi del Vaticano II, attuando di fatto una sintesi tra la tradizione cattolica e la rivoluzione neomodernista.Andiamo con ordine. Lei sostiene che dal Concilio vaticano II è in atto un dramma che non trova precedenti simili nemmeno nell’eresia ariana. Perché?«L’esistenza e la drammaticità di quella che viene definita la “crisi della Chiesa” è realtà denunciata, fin dagli anni immediatamente successivi al Concilio, da decine di prelati, teologi e laici esperti della questione. Con il passar dei decenni, nella fase definita il “post Concilio”, la crisi è divenuta inarrestabile e dirompente perché investe la teologia, la dottrina, la liturgia (con la “Messa nuova” o in volgare), la cosiddetta “pastorale” che ha ormai sostituito la dommatica e la tradizione, e perfino lo stesso clero e laicato cattolico dal punto di vista antropologico. Tutto ciò ha avuto inizio con il Concilio e il disastro odierno è dinanzi agli occhi di tutti».Perché, nonostante la sua perplessità nei confronti di alcune teorie, lei ritiene probabile l’illegittimità dell’elezione di Francesco? Su cosa basa questa convinzione?«La possibile illegittimità dell’elezione potrebbe essere anzitutto conseguenza diretta dell’illegittimità della rinuncia di Benedetto XVI. Inoltre, anche le modalità dell’elezione nel Conclave del 2013 non sono state corrette. Ma, siccome c’è chi sostiene che tutto questo potrebbe essere “sanato in radice” dall’accettazione universale della Chiesa, il vero cuore della questione rimane il fatto che Bergoglio ha insegnato l’eresia».Su quali basi fonda questo suo giudizio? Dove e come papa Francesco sarebbe caduto in eresia manifesta?«Quasi tutto il suo insegnamento, pressoché quotidiano, è inficiato dall’errore teologico e morale e anche pastorale, fomentato da uno spirito di distruzione del Depositum fidei di cui, invece, ogni Papa è il custode supremo. Attenendoci all’essenziale, possiamo ricordare almeno tre casi di eresia manifesta e pervicace: la possibilità di accesso ai sacramenti per i divorziati e pubblici conviventi, contemplata nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia; il rifiuto incondizionato della pena di morte, contrariamente all’insegnamento costante della Chiesa cattolica; e la dichiarazione di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019, dove egli ha sostenuto che l’esistenza di più religioni è volontà di Dio. In altre epoche, chiunque avesse pronunciato solo una di queste eresie, sarebbe stato processato ed eventualmente scomunicato (e forse gli sarebbe capitato di peggio...). Tali eresie sono manifeste e finora pervicaci. Ma ve n’è un’altra ancora più grave, a mio giudizio: il rinnegamento dell’apostolato cristiano, che egli definisce spregiativamente “proselitismo”. Lo ritengo il vero tradimento dell’essenza stessa della Chiesa e delle stesse parole del Vangelo, anche perché presuppone l’infedeltà al dogma della necessità di conquistarsi la salvezza eterna».In questa evenienza che cosa conseguirebbe? Che cosa si può fare secondo lei?«“Prima Sedes a nemine judicatur”: nessuno può giudicare un Papa, pena la caduta nell’eresia conciliarista. Perché non esiste istituzione o potere superiore al papato. La via consigliata da alcuni papi del passato e da vari grandi canonisti, santi e dottori della Chiesa (fra cui Roberto Bellarmino e Alfonso Maria de’ Liguori) è la seguente: i cardinali, ma anche vescovi, teologi ed esperti anche laici, devono constare e denunciare l’eresia manifesta e pervicace del Pontefice, chiedendogli di ritrattare pubblicamente. Se ciò non avviene, dopo due o tre avvisi, i cardinali possono procedere al Conclave per l’elezione di un nuovo Papa. Questo non comporta un giudizio sul Papa eretico, ma solo la costatazione di un fatto compiuto e irrimediabile. E, siccome un eretico manifesto e pervicace non fa più parte della Chiesa (come si è sempre insegnato fin dai Padri della Chiesa), si può procedere all’elezione del nuovo Papa».A quali conclusioni arriva sulla rinuncia di Benedetto XVI? «È lecito ritenere che Benedetto XVI sia stato forzato a farsi da parte, e già ciò potrebbe rendere invalida la rinuncia. Ma, a parte questo, egli ha chiaramente scelto una modalità illegittima: sia per l’impraticabile distinzione tra il munus e il ministerium, che lascia intendere una sorta di scissione fra “attivo” e “passivo”, fra “parte sacrale” e “parte operativa” dell’istituzione del papato; sia per la creazione di un “papato emerito” altrettanto impossibile, e nel libro spiego il perché; sia per la sua decisione, mai corretta, di continuare a presentarsi come una sorta di “Papa relegato nel recinto di Pietro” (abito e stemma papali, azioni da Papa, nome da Papa, ambiguità su chi sia il vero Papa e tutto il resto che ben conosciamo). Insomma, Benedetto XVI ha lasciato l’impressione di avere voluto creare una sorta di modifica strutturale del papato, cosa impossibile in sé. Ciò per altro risponderebbe alla sua visione teologica giovanile, di ispirazione dialettico-hegeliana e fondamentalmente rahneriana, sebbene in formalità moderata, peraltro mai ufficialmente rinnegata».Seguendo il suo ragionamento, si pone anche il problema dei cardinali di nomina bergogliana e l’eventualità che il futuro Conclave possa essere invalido a causa della loro presenza.«Il problema è reale. Quello che posso dire è che alcuni teologi ricorrono, in questi casi, al principio della sanatio in radice, causata dall’accettazione universale nella Chiesa: ciò che di irregolare o errato viene comunque universalmente accettato dal clero e del popolo cattolici diviene automaticamente legittimo. Questo principio è da alcuni ritenuto valido sempre, da altri solo in determinate circostanze (ovvero, per il passato, ma non per il presente). Poi, certezza assoluta in merito non vi è».Perché questo libro? A chi è indirizzato e cosa spera che produca?«In questo libro il lettore può trovare chiaramente spiegate varie questioni: la storia del dibattito teologico sul Papa eretico; il problema del sedevacantismo (con il risvolto del sedeprivazionismo); la rivoluzione nella Chiesa (l’unica vera “Magna quaestio”); il dogma dell’infallibilità pontificia; gli errori di Bergoglio; il problema dell’una cum, una trappola pericolosissima in cui cadono in molti e quello dei confini dell’obbedienza all’autorità che erra; e poi il cuore del libro, ovvero la presentazione di tutto il dibattito sugli avvenimenti del 2013 - la Rinuncia e l’elezione di Francesco - fino a oggi, con le mie conclusioni finali sull’intera questione. Credo che un lavoro del genere non sia mai stato fatto finora e ritengo possa essere utile a molti come una bussola per orientarsi dinanzi al caos odierno nella Chiesa e alla vigilia di cambiamenti epocali e forse drammatici».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.