2025-09-28
Il Dio di «Repubblica» ha la tessera del Pd
Massimo Giannini (Imagoeconomica)
Massimo Giannini ora si indigna per l’ostentazione religiosa dei trumpiani e riscopre il laicismo. I riferimenti alla fede sono ammessi solo se giova alle loro cause, come con papa Bergoglio.Grazie a Donald Trump e all’avanzata della destra, sembra che finalmente le cose stiano tornando al loro posto. Ricompare, ad esempio, il fiero laicismo progressista che invoca a gran voce la separazione fra fede e politica, che ringhia contro lo sconfinamento del religioso nello spazio pubblico. Dalla prima pagina di Repubblica, ieri, Massimo Giannini appariva disgustato dalla «ostentazione blasfema e iconoclasta di fronte alla quale non può non inorridire chi ancora crede nella separazione dei poteri sancita dai costituenti del Settecento». Si riferiva ovviamente ai funerali di Charlie Kirk, descritti come un tradimento del cristianesimo. Viene il sospetto che non li abbia osservati bene, specie quando infierisce si Erika Kirk dipingendola come una sorta di folle di Dio. Giannini, infatti, finge di non sapere che la signora in questione ha pubblicamente perdonato l’assassino del marito e ha affermato che l’odio genera solo altro odio. Dettagli. Per osteggiare il «Dio trumpiano», il fine editorialista di Repubblica ricorda che negli Usa «la religione è la prosecuzione della politica con altri mezzi, e viceversa. L’Onnipotente e gli States si parlano da sempre. Dio è nella Costituzione e nella moneta. I presidenti giurano sulla Bibbia». Ed è tutto vero, così come è concreto l’afflato messianico che da sempre, o per lo meno dai tempi dei puritani, pervade il corpaccione americano. Giannini dimentica forse che è proprio in virtù di quel messianismo, della convinzione di essere la nuova Gerusalemme, la città sulla collina, che gli Stati Uniti da sempre pretendono di educare il resto del mondo. E non è questione di destra o di sinistra, ma di impronta culturale. George W. Bush voleva guidare la nazione eletta a sgominare i barbuti nemici orientali, e i successori lo hanno in fondo imitato. Ed è sempre in virtù di questa pretesa elezione divina che gli Usa sono divenuti terreno fertile per lo gnosticismo politico e per la cultura woke, la quale si arroga appunto il diritto di riscrivere non solo il linguaggio ma la creazione stessa. Il fatto è che l’America superba e riordinatrice del globo è piaciuta a sinistra, pure quando bombardava e aggrediva. Donald Trump - almeno sulla carta - dovrebbe avere invece tutta l’intenzione di invertire la tendenza (vedremo quanto saprà mantenerla). Ed è qui che ritorna la consueta evidenza: ai progressisti piace soltanto ciò che fa loro comodo. Questa regola vale particolarmente nel rapporto con la religione. Ora Repubblica si sdegna per l’esibizione delle croci e i proclami che definisce «da invasati» di alcuni esponenti repubblicani. Ma giova ricordare l’uso che ha fatto per anni delle dichiarazioni di papa Bergoglio, che per altro con il fondatore Eugenio Scalfari intratteneva un cordialissimo rapporto, molto esibito da quest’ultimo. Viene da dire che il giornale progressista sia stato, nell’era di Francesco, il più papista dei media. Chiaro: era un papismo selettivo, ma pur sempre un papismo. Ricordiamo anche che i vescovi e i prelati in genere appaiono molto graditi a Repubblica e alla sinistra tutta quando parlano di accoglienza o quando sostengono la necessità di una legge sul fine vita. Insomma, finché giovano alla causa, rosari e tonache sono apprezzati. Ma se c’è di mezzo Trump o se il richiamo alla fede arriva da destra, allora guai: subito si richiama la laicità dello Stato, subito ritornano Voltaire e tutti i lumi. Segno che la sinistra non vuole solo il monopolio della cultura ma anche quello della fede. Non a caso Giannini si improvvisa teologo: «In mezzo a tanta impostura - che fa dello spirito una truce categoria della politica e della fede l’ancella corriva di un’ideologia - resta da capire fino a quando potranno tacere i cattolici adulti», scrive citando Romano Prodi. «Che siano gerarchie ecclesiastiche o costituency elettorali. Che siano papa Prevost o le comunità parrocchiali, i vescovi o i sedicenti moderati. Se è vero che il cristianesimo non è “cristianismo”», insiste Giannini, «che Dio è degli uomini e non degli eserciti e dei partiti, che il Vangelo è amore per tutti e vendetta per nessuno: se è vero tutto questo, è ora che qualcuno cacci dal tempio questi mercanti con la croce a rotelle. A sconfiggerli nelle urne, poi, dovrà provarci qualcun altro. Magari predicando l’unico Verbo della nostra religione laica: la Costituzione repubblicana». Chiaro: i cristiani sono bene accetti a patto che siano funzionali alla retorica dem. E l’unico Dio accettabile è quello che ha la tessera numero uno del Pd.