2021-05-28
La Juve azzera tutto e ritorna da Allegri. Blitz Inter: in 24 ore inizia l’era Inzaghi
Massimiliano Allegri (Getty Images)
Elkann richiama il tecnico silurato dopo la finale persa a Cardiff. Marotta brucia Lotito sul rinnovo del mister e rimpiazza Conte.Nella sera più pazza ha detto sì all'Inter lasciando il tentennante Claudio Lotito quando il rinnovo sembrava cosa fatta. Destini incrociati nello stesso giorno, sotto la stessa luna Comanche. Destini appaiati di due storici club passati dalla cascata di dollari della Superlega a dover programmare la stagione del risparmio senza rinunciare a vincere.Allegri alla Juventus è una certezza, Inzaghi all'Inter è una sfida. E da quest'ultima vale la pena partire per comprendere il calcio italiano che si rimodella con i bilanci come stella polare. Quando sembrava che l'allenatore della Lazio - protagonista dei cinque anni dell'età dell'oro dell'aquila - stesse per firmare il rinnovo, ecco la tentazione irrinunciabile: guidare i campioni d'Italia e guadagnare il doppio, 5 milioni. Sempre meno della buonuscita per l'egoriferito Antonio Conte. Nella sera dei colpi di scena c'è il corteggiamento di Beppe Marotta, c'è il sì del procuratore Tullio Tinti, c'è l'irritazione omerica di Lotito. Ma fatti salvi terremoti notturni, la strada è tracciata. Esattamente come a Torino dopo l'esonero di Andrea Pirlo. Allegri, l'uomo che guardava passare i treni. Li ha osservati per due anni con quel sorriso da Gioconda, mentre arrivavano e si allontanavano. Prima quello del Psg guidato dagli sceicchi miliardari, poi quello dell'Inter nei giorni di Villa Bellini, con l'amico Marotta che lo invitava a salirci sopra. Infine quello bianco, foderato di cachemire del Real Madrid con Florentino Perez alla guida. Niente, solo gentili dinieghi. Perché il Max è un inguaribile testardo e ne attendeva uno solo, il treno bianconero. Per prendersi una rivincita, per completare l'opera, per trasformare il passato in futuro. L'allenatore dei cinque scudetti in cinque anni, colui che per due volte è arrivato a un metro dalla Champions è tornato a casa. Ritorno alla Continassa, come il soldato confederato a Cold Mountain. Andrea Agnelli lo aveva allontanato due anni fa, travolto dalla piazza fuorviata dalla noia della sazietà («Toujours perdrix» diceva il confessore di Enrico IV) e convinto dai media che avevano distorto la realtà tacciandolo di «risultatista». Sembrava un insulto feroce, vuoi mettere con i sublimi «giochisti» esaltati in tv per il possesso palla? Talvolta le mode tradiscono. In pochi si accorsero del micidiale equivoco. Per Allegri, il distinguo era solo la conferma di un valore gestionale assoluto: non incantava ma vinceva. Muoveva la squadra come un carroarmato, tritava gli avversari. Eppure. Pagò l'Ajax nel brutale aprile 2019. Un'eliminazione nella logica delle cose, con l'unica aggravante emotiva che in campo c'era Cristiano Ronaldo. E con CR7 l'imperativo era trionfare. Fu una polemica strana, lontano dal mondo Juventus sembrava perfino lunare. Prima con Maurizio Sarri e poi con l'azzardo Pirlo, tutti avrebbero rimpianto un Allegri sulla tolda a stabilire le priorità e a difendere gli 1-0 quando serve.Lo ha richiamato John Elkann, l'unico che poteva convincerlo bypassando la dirigenza che lo aveva accompagnato alla porta. Lui ha lasciato a metà il torneo di scopone scientifico con gli amici a Livorno e ha detto un altro sì. Lo ha pronunciato un attimo prima che si liberasse Zinedine Zidane, il sogno della real casa, sennò non saremmo qui a celebrare alcunché. Di questi tempi la Juventus resta un usato sicuro, si rischia meno che da altre parti (per esempio nella Milano nerazzurra alle prese con il liberalismo comunista cinese) e 8 milioni di euro hanno fatto il resto.La sua Juventus può tornare subito al centro del pianeta calcio dopo due anni di ricreazione bohemienne. Con tecnici fuori scala, parametri zero improbabili, l'imbarazzante pasticcio di Perugia con Luis Suarez (lo ha pagato con gli interessi Fabio Paratici), una difesa statica per colpa dell'anagrafe, un centrocampo prevedibile e l'incapacità di utilizzare al meglio un valore aggiunto (lo è ancora, lo dimostrano i 36 gol stagionali) come Cristiano Ronaldo. Ora si riparte dai fondamentali, quelli che Max conosce meglio di tutti gli altri.Il dubbio riguarda il destino di CR7. Meglio tenerlo a 31 milioni o sperare che si accasi altrove per cominciare a ripianare il debito? Il club ha chiesto ai giocatori di spalmare quattro mesi di compensi o di tagliarsene due; la crisi finanziaria vale per tutti, la semestrale con un rosso di 113 milioni è un buco nero ed Elkann ha fatto sapere che non c'è margine per un aumento di capitale all'anno. Allegri proverà a blindare la difesa, a recuperare Paulo Dybala. E se parte CR7, a ingaggiare una mezzala e una punta di peso. Allegri è una garanzia, gestisce e pensa al risultato. Quando si toglierà il cappotto, sarà il segnale.Era lui la prima scelta di Marotta per blindare il progetto Inter dopo il colpo di testa di Conte. Ma il manager è arrivato tardi e quando ha capito che Allegri era sfumato, si è tuffato su Inzaghi. Scelta coraggiosa, quest'ultimo ha 45 anni e ha conosciuto solo i campi di Formello. Ma al tempo stesso scelta affascinante, è giusto dare credito a un giovane saggio, risultatista light, che lo scorso anno era nel mirino proprio degli Agnelli. Ha costruito una Lazio di vertice, ha giocato il miglior calcio in Italia (non quest'anno) coniugando spettacolo e punti. Ha valorizzato calciatori diventati top come Sergej Milinkovic Savic, Luis Alberto, Joaquin Correa. Ha rivitalizzato Ciro Immobile in area avversaria e Francesco Acerbi nella propria; ha scatenato sulla fascia Manuel Lazzari, l'Ashraf Hakimi italiano. Potrebbe essere l'ideale per dare continuità ai nerazzurri anche senza Lautaro Martinez o Alessandro Bastoni (le plusvalenze più alte) ma con lo scudetto sulla maglia e un potenziale da primato. Il più giovane degli Inzaghi gioca da sempre con il 3-5-2 di Conte, tattica destinata a dare certezze. Due club storici, due scelte opposte per un solo obiettivo, continuare a guardarsi negli occhi. Certo, Allegri è come il generale Figliuolo e può appuntarsi ben altre medaglie. Ma nel calcio conta solo la prossima partita.
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