2022-01-18
Mascherine all’aperto solo in Italia e Grecia
Coprire la faccia all’esterno, pure in assenza di affollamenti, è un inutile feticcio previsto soltanto da noi e Atene. L’obbligo in Spagna è assai blando, mentre in Uk non è mai esistito. E a Parigi i giudici hanno sospeso l’imposizione: «Attacco spropositato alla libertà».Fino ad almeno il 31 gennaio, in Italia sarà obbligatorio indossare la mascherina all’aperto, sempre. Prima delle festività natalizie da poco trascorse, l’obbligo era previsto dallo scattare della zona gialla e comunque anche in fascia bianca in caso di assembramenti. Non si capisce la logica, quindi, di alzare il tiro e imporre ai cittadini di coprire naso e bocca in tutti i luoghi e a tutte le ore, e sanzionarli con multe da centinaia di euro qualora beccati a respirare senza filtri all’aria aperta. Perché, col giusto distanziamento e in assenza di affollamenti, si è costretti a portare i dispositivi? Che senso ha utilizzare i Dpi mentre si passeggia per i fatti propri? Non è semplice smania di prevenzione ed eccessivo rigore: le mascherine, da utile presidio sanitario per sanitari e soggetti fragili, si sono tramutate in feticcio, simbolo di obbedienza indiscussa a qualsiasi regola, anche se arbitraria, sfoggiate come distintivo di responsabilità e senso civico. Dopo due anni di divieti e caccia all’untore, spesso, chi osa abbassarla è guardato con sospetto dai passanti. Dalle forze dell’ordine, invece, si viene ammoniti e addirittura sanzionati. Uno zelo tutto italiano, perché, checché se ne dica, nel resto del mondo le decisioni del governo e del ministro Roberto Speranza non sono erte a modello da imitare. In Unione europea, la mascherina è obbligatoria anche all’aperto solo in Grecia e Spagna. Le restrizioni greche sono quelle più simili alle italiane, se pur con qualche differenza (per mangiare nei ristoranti all’aperto non è necessario il super green pass e l’obbligo vaccinale scatta dai 60 anni in su). Per quanto riguarda il Paese iberico, invece, si è comunque esentati dall’obbligo di mascherina quando si stia praticando sport individuali o ci si trovi in spazi naturali, durante attività non a carattere sportivo e a condizione che si mantenga una distanza minima di 1,5 metri con altre persone non conviventi. Condizioni molto flessibili, che di fatto annullano l’imposizione, l’unica tra l’altro presente a livello nazionale. A Parigi, l’ordine di indossare la mascherina all’aperto è stato smontato in poco tempo dai giudici. La settimana scorsa, infatti, il tribunale amministrativo della capitale francese ha sospeso il provvedimento del prefetto che imponeva l’obbligo di Dpi all’esterno dal 31 dicembre scorso. Stessa sentenza emessa dal tribunale amministrativo di Versailles, che ha definito l’imposizione «un attacco eccessivo, sproporzionato e inopportuno alla libertà individuale». L’obbligo rimane comunque nei luoghi più affollati. Nel Regno Unito, invece, coprire naso e bocca pure all’esterno non è mai stata una misura presa in considerazione. Le mascherine restano obbligatorie al chiuso e sui mezzi di trasporto, come in Germania. Limiti e divieti variano anche nei rimanenti Stati europei e anche al loro interno a seconda dell’autonomia e situazione epidemiologica di ogni Regione, ma in nessun Paese, è previsto l’obbligo di mascherina all’aperto. Tema su cui, peraltro, diversi medici e scienziati si sono espressi in maniera dubbiosa o contraria. L’ultimo a contestare la misure in vigore in Italia è stato Matteo Bassetti, con un post su Instagram: «Domenica a Boccadasse (località genovese, ndr), da solo, con la mascherina all’aperto perché obbligatoria. Che assurdità! Il virus corre più veloce delle mascherine, soprattutto Omicron. Da quando si è messo questo obbligo, il contagio è sempre cresciuto». Contro le mascherina all’aperto, anche in presenza di distanziamento, si era già espresso inequivocabilmente il direttore del dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, Guido Silvestri, «perché dimostrerebbe che siamo ancora nella fase in cui si ricorre al “pensiero magico” e ai riti propiziatori per combattere la pandemia». Per il virologo Silvestri, che ha lavorato nel laboratorio di Anthony Fauci, «sarebbe ancor più triste se i miei colleghi ad ampia visibilità mediatica dessero il loro endorsement a queste affermazioni ascientifiche solo perché si deve fare “qualcosa” contro il panico mediatico)». Ma il coro degli scettici sui Dpi all’esterno era numeroso anche in Italia, fin dal 2020: da Giorgio Palù («Multare chi è fuori da solo è da ignoranti») a Maria Rita Gismondo («È un’idiozia, un fastidio inutile» fino a Remuzzi «se uno è da solo o c’è distanziamento fisico dagli altri non servono a niente». Più di recente, l’estate scorsa, anche il professore Alberto Zangrillo aveva lanciato l’offensiva: «Quando sono in montagna su un sentiero in mezzo ai boschi e vedo una persona in lontananza con la mascherina penso che stia sviluppando una patologia psichiatrica. Mettiamo la mascherina quando entriamo in farmacia, in banca, al lavoro. Altrimenti, no». Senza contare che all’uso prolungato dei Dpi spesso non si accompagna al necessario ricambio. D’altronde, la gratuità dei dispositivi non è mai stata prevista. Chi è disposto a cambiarli più volte al giorno, tutti i giorni? A questo proposito, era stato molto chiaro in un articolo su The Atlantic il professor Joshua Santarpia, direttore dei programmi di chimica e biologicia per il National Strategic Research Institute del Nebraska: «Invece di proteggersi, ci si mette in faccia qualcosa che spinge a toccarsi il viso, o a toccare l’esterno della maschera, che magari è infetto». Tornando in Italia, non è ancora chiaro se l’obbligo sarà esteso dopo il 31 gennaio. C’è da sperare, almeno, di esserne risparmiati nei mesi caldi. Data l’arbitrarietà di restrizioni e regole, avventurarsi in ogni previsione infatti è, come la mascherina all’aperto, inutile.