
Il capo di Confindustria vuole altri fondi per le imprese ma non dice perché non si può: per i vincoli Ue. Landini si lagna ma almeno ammette: «Bene gli sgravi sugli aumenti».«Serve coraggio, perché il coraggio dello sviluppo della crescita è fondamentale ma nella prima bozza del Def non l’abbiamo letta». Ha proprio ragione il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che si mette a criticare il governo per la «mancanza di coraggio»: a lui il coraggio non manca, visto che ce ne vuole davvero una ottima dose per esprimere giudizi di questo tipo senza tenere conto dei vincoli di bilancio imposti dall’Europa che non permettono manovre espansive. Ci vuole un nel coraggio, ha ancora ragione Orsini, a fare le pulci alla strategia economica del governo guidato da Giorgia Meloni quando sono proprio le imprese il target privilegiato dell’azione dell’esecutivo, che in questi anni ha puntato tutto sulla riduzione del cuneo fiscale, eliminando ogni forma di assistenzialismo parassitario e cercando di stimolare le imprese ad assumere. A Orsini manca però il coraggio di andare fino in fondo, e infatti dopo aver assestato il colpo polemico poi ci mette la classica pezza, affermando di aver «apprezzato le parole del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dove ha messo al centro in questa legge di bilancio le imprese e l’industria. Noi siamo pronti da oggi a lavorare proprio con la presidenza del Consiglio e con il governo perché ci sia un piano industriale del Paese. Abbiamo sempre chiesto che non siano misure a un anno ma siano misure a tre anni perché per noi è fondamentale avere una visione del Paese nella sua interezza. Per essere competitivi dobbiamo crescere, innovare e saper essere comunque performanti. Per fare questo serve incentivare la nostra impresa a crescere», aggiunge ancora il leader degli industriali italiani, «che non vuol dire essere quelli che prendono soldi, ma vuol dire incentivare i nostri imprenditori in un momento di difficoltà come questa, così riusciamo a creare investimenti per la crescita». Con sprezzo del pericolo di essere considerato poco coerente (eufemismo), dopo qualche ora, appena presentata la manovra, Orsini poi fa un altro giro di valzer: «Il presidente del Consiglio», proclama Orsini, «ha parlato di 8 miliardi per le imprese, 2,3 miliardi per le Zes che noi abbiamo sempre sostenuto e richiesto e, altra cosa, insieme ai sindacati abbiamo chiesto la decontribuzione fiscale dei contratti. Quindi su queste cose abbiamo dialogato e credo che siamo stati ascoltati. Leggiamo i testi, ma apprezziamo le parole che oggi pubblicamente ha detto il presidente del Consiglio». Restando sui diminutivi, da Orsini passiamo a Landini: il leader della Cgil pure critica la manovra, e qui la cosa sorprende molto meno, ma ha almeno il coraggio, sempre per restare in tema, di ammettere di considerare «importante il provvedimento di detassazione che è stato fatto, perché è cinque anni che lo chiedevamo. Non l’abbiamo chiesto solo a questo governo, lo abbiamo chiesto al governo Draghi, al governo Conte», dice Landini a Sky Tg24, «non era mai stato fatto. Quindi il fatto che si introduca in questa fase uno strumento che di fatto, faccio un esempio, se io do 100 euro di aumento tassati al 5% vuol dire che 95 euro il lavoratore se li mette in tasca. Se non c’era questo provvedimento ti do 100 euro ma in tasca te ne vanno 65-70 se ti va bene». Detto ciò, «la manovra», aggiunge Landini, «ha alzato l’età pensionabile. Siamo il Paese, insieme alla Grecia, con l’età pensionabile più alta d’Europa. E non ha affrontato né il problema della precarietà dei giovani né la possibilità di dare loro un sistema previdenziale». Giudizio positivo quello espresso dalla leader della Cisl, Daniela Fumarola: «Nel quadro di una manovra fortemente vincolata dai margini del Patto di Stabilità», sottolinea la Fumarola, «non mancano interventi che mettono al centro salari, produttività, famiglia e coesione territoriale».
Ansa
A bordo delle bagnarole trovati pochissimi viveri, alcuni avariati. Eppure i marinai dichiaravano di avere 200 tonnellate di beni. Autogol del reduce Arturo Scotto (Pd): mostra orgoglioso in un video gli aiuti umanitari, nient’altro che un cartone con pacchi di pasta.
Oltre al tabacco, la Commissione sta pensando di rincarare le bottiglie su pressione dell’Oms che vorrebbe limitarne i consumi. Per la prima volta si lavora a un’accisa anche sul vino, proprio quando l’export italiano negli Stati Uniti è frenato dalle gabelle.
- Ridotta l’Irpef per i redditi fino a 50.000 euro, sgravi per i rinnovi contrattuali, aumentano bonus mamme e pensioni minime. La Commissione europea sta invece valutando la possibilità di aggiornare le aliquote fiscali sugli alcolici: nel mirino il vino.
- Mattarella: troppi squilibri nelle retribuzioni. Meloni replica: «Con noi salari reali tornati a salire».
Lo speciale contiene due articoli.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
La condanna in Appello per De Pasquale e Spadaro nel caso Eni-Nigeria deve spingere Nordio a rimuoverli. E la loro pretesa di una irresponsabile autonomia delle toghe è un manifesto per la riforma della giustizia.