
Pubblichiamo stralci dalla «dichiarazione di Parigi», testo profetico (scritto tra gli altri da Scruton e Manent) che attacca le idee distorte su laicità, libertà e immigrazione che corrodono l’eredità del Vecchio continente.L’Europa ci appartiene e noi apparteniamo all’Europa. Queste terre sono la nostra casa; non ne abbiamo altra. Le ragioni per cui l’Europa ci è cara superano la nostra capacità di spiegare o di giustificare la nostra lealtà verso di essa. Sono storie, speranze e affetti condivisi. Usanze consolidate, e momenti di pathos e di dolore. Esperienze entusiasmanti di riconciliazione e la promessa di un futuro condiviso. Scenari ed eventi comuni si caricano di significato speciale: per noi, ma non per altri. La casa è un luogo dove le cose sono familiari e dove veniamo riconosciuti, per quanto lontano abbiamo vagato. Questa è l’Europa vera, la nostra civiltà preziosa e insostituibile. L’Europa è la nostra casa. L’Europa, in tutta la sua ricchezza e la sua grandezza, è minacciata da una falsa concezione di sé stessa. Questa falsa Europa immagina di essere la realizzazione della nostra civiltà, ma in verità sta confiscando la nostra casa. Fa appello a esagerazioni e distorsioni delle autentiche virtù dell’Europa, e resta cieca di fronte ai propri vizi. Smerciando con condiscendenza caricature a senso unico della nostra storia, questa falsa Europa nutre un pregiudizio invincibile contro il passato. I suoi fautori sono orfani per scelta e danno per scontato che essere orfani - essere senza casa - sia una nobile conquista. In questo modo, la falsa Europa incensa se stessa descrivendosi come l’anticipatrice di una comunità universale che però non è né universale né una comunità. Una falsa Europa ci minaccia. La nostra terraLa vera Europa si aspetta e incoraggia la partecipazione attiva al progetto di una vita politica e culturale comuni. Quello europeo è un ideale di solidarietà basato sull’assenso a un corpo di leggi che si applica a tutti, ma che è limitato nelle sue pretese. Questo assenso non ha sempre assunto la forma della democrazia rappresentativa. Ma le nostre tradizioni di lealtà civica riflettono un assenso fondamentale alle nostre tradizioni politiche e culturali, quali che ne siano le forme. Nel passato, gli europei hanno combattuto per rendere i propri sistemi politici più aperti alla partecipazione popolare e di questa storia andiamo giustamente orgogliosi. Pur facendolo, talora con modi apertamente ribelli, hanno vigorosamente affermato come, malgrado le ingiustizie e le manchevolezze, le tradizioni dei popoli di questo continente sono le nostre. Tale impegno riformatore rende l’Europa un luogo alla costante ricerca di una giustizia sempre maggiore. Questo spirito di progresso è nato dall’amore e dalla lealtà verso le nostre patrie. La solidarietà e la lealtà civica incoraggiano la partecipazione attiva.Uno spirito europeo di unità ci permette di fidarci nella pubblica piazza gli uni degli altri, anche tra stranieri. Sono i parchi pubblici, le piazze centrali e i grandi viali delle città e dei borghi europei a esprimere lo spirito politico europeo: noi condividiamo una vita e una res publica comuni. Riteniamo nostro dovere assumerci la responsabilità del futuro delle nostre società. Non siamo soggetti passivi sottoposti al dominio di poteri dispotici, siano essi confessionali o laici. E non ci prostriamo davanti all’implacabilità delle forze storiche. Essere europei significa possedere la facoltà di agire nella politica e nella storia. Siamo noi gli autori del nostro destino condiviso. Non siamo soggetti passivi.un’idea fallaceI padrini della falsa Europa sono stregati dalle superstizioni dell’inevitabilità del progresso. Credono che la Storia stia dalla loro parte, e questa fede li rende altezzosi e sprezzanti, incapaci di riconoscere i difetti del mondo post-nazionale e post-culturale che stanno costruendo. Per di più, ignorano quali siano le fonti vere del decoro autenticamente umano cui peraltro tengono caramente essi stessi, proprio come vi teniamo noi. Ignorano, anzi ripudiano le radici cristiane dell’Europa. Allo stesso tempo, fanno molta attenzione a non offendere i musulmani, immaginando che questi ne abbracceranno con gioia la mentalità laicista e multiculturalista. Affogata nel pregiudizio, nella superstizione e nell’ignoranza, oltre che accecata dalle prospettive vane e autocompiaciute di un futuro utopistico, per riflesso condizionato la falsa Europa soffoca il dissenso. Tutto ovviamente in nome della libertà e della tolleranza. La falsa Europa è utopica e tirannica. Stiamo raggiungendo un vicolo cieco. La minaccia maggiore per il futuro dell’Europa non è né l’avventurismo russo né l’immigrazione musulmana. La vera Europa è a rischio a causa della stretta asfissiante che la falsa Europa esercita sulla nostra capacità d’immaginare prospettive. Le nostre Nazioni e la cultura che condividiamo vengono svuotate da illusioni e autoinganni su ciò che l’Europa è e deve essere. Noi c’impegniamo dunque a resistere a questa minaccia diretta contro il nostro futuro. Noi difenderemo, sosterremmo e promuoveremo la vera Europa, l’Europa a cui in verità noi tutti apparteniamo. Dobbiamo difendere la vera Europa. senso unico La falsa Europa si gloria di un impegno senza precedenti a favore della libertà umana. Questa libertà, però, è esclusivamente a senso unico. Si propone come la liberazione da ogni freno: libertà sessuale, libertà di espressione di sé, libertà di «essere sé stessi». La generazione del 1968 considera queste libertà come vittorie preziose su quello che un tempo era un regime culturale onnipotente e oppressivo. I sessantottini si considerano grandi liberatori, e le loro trasgressioni vengono acclamate come nobili conquiste morali per le quali il mondo intero dovrebbe essere loro grato. Sta prevalendo una falsa libertà. [...] E mentre ascoltiamo i vanti di questa libertà senza precedenti, la vita dell’Europa si fa sempre più globalmente regolamentata. Ci sono regole - spesso predisposte da tecnocrati senza volto collusi con dei poteri forti - che governano le nostre relazioni professionali, le nostre decisioni nel campo degli affari, i nostri titoli di studio, i nostri mezzi d’informazione e d’intrattenimento, la nostra stampa. E ora l’Europa cerca di restringere ancora di più la libertà di parola, una libertà che è stata europea sin dal principio e che equivale alla manifestazione della libertà di coscienza. Ma gli obiettivi di queste restrizioni non sono le oscenità o altri atti contrari alla pubblica decenza. Al contrario, la classe dirigente europea vuole palesemente restringere la libertà di parola. Gli esponenti politici che danno voce a certe verità sconvenienti sull’islam e sull’immigrazione vengono trascinati in tribunale. Il politicamente corretto impone tabù così forti da rendere impensabile qualsiasi tentativo di sfidare lo status quo. In realtà, la falsa Europa non incoraggia la cultura della libertà. Promuove una cultura dell’omologazione e del conformismo guidata da logiche di mercato e politiche. Siamo regolati e gestiti.La scuola dell’odio In Europa, i ceti intellettuali sono, purtroppo, fra i principali complici ideologici delle fallacie della falsa Europa. Senza dubbio, le nostre università sono una delle glorie della civiltà europea. Ma laddove un tempo esse cercavano di trasmettere a ogni nuova generazione la sapienza delle epoche passate, oggi per i più il pensiero critico equivale alla semplicistica ricusazione del passato. La stella polare dello spirito europeo è stata la rigorosa disciplina dell’onestà e dell’obiettività intellettuali. Ma da due generazioni questo nobile ideale è stato trasformato. L’ascetismo che un tempo cercava di liberare la mente dalla tirannia dell’opinione dominante si è mutata in un’animosità spesso compiaciuta e irriflessiva contro tutto ciò che ci appartiene. Questo atteggiamento di ripudio culturale è un modo semplice e a buon mercato per atteggiarsi a «critici». Nell’arco dell’ultima generazione, ciò è stato ripetuto infinite volte nelle aule universitarie, diventando una dottrina, un dogma. E l’unirsi a questo credo viene preso come segno di elezione spirituale all’essere «consapevoli». Di conseguenza, le nostre università sono diventate agenti attivi della distruzione culturale. Si è sviluppata una cultura dell’odio di sé.assimilazione Riconoscendo il carattere particolare delle Nazioni europee e la loro impronta cristiana, non dobbiamo lasciarci confondere dalle affermazioni pretestuose dei multiculturalisti. L’immigrazione senza assimilazione è solo una colonizzazione, e dev’essere respinta. Ci attendiamo giustamente che chi migra nelle nostre terre divenga parte dei nostri Paesi, adottando le nostre usanze. Questa aspettativa deve però essere sostenuta da una politica solida. Il linguaggio del multiculturalismo è stato importato dagli Stati Uniti d’America. Ma l’età d’oro dell’immigrazione negli Stati Uniti è stata all’inizio del secolo XX, un periodo di crescita economica notevolmente rapida in un Paese sostanzialmente privo di stato sociale e caratterizzato da un forte senso d’identità nazionale che ci si attendeva gli immigrati assimilassero. Dopo avere accolto numeri enormi d’immigrati, gli Stati Uniti hanno poi quasi completamente chiuso le proprie porte per due generazioni. L’Europa deve imparare da quell’esperienza americana invece che adottare le ideologie americane contemporanee. Un’alternativa c’èRifiutiamo perché falsa la pretesa di dire che non esiste una alternativa responsabile alla solidarietà artificiale e senz’anima di un mercato unificato, di una burocrazia transnazionale e di un intrattenimento dozzinale. L’alternativa responsabile è la vera Europa. Il nostro futuro è l’Europa vera.
(IStock)
C’è preoccupazione per la presenza di alimenti ultraprocessati nelle mense. Il presidente Prandini: «Il comparto vale 707 miliardi, quanto 20 manovre». Federico Vecchioni (BF): «Una massa di risorse private ha identificato il mondo agricolo come opportunità».
Francesca Albanese (Ansa)
La rappresentante Onu ha umiliato il sindaco di Reggio, solo perché lui aveva rivolto un pensiero anche ai rapiti israeliani. La giunta non ha fatto una piega, mentre è scattata contro il ministro sul caso Auschwitz «rispolverando» anche la Segre.
(Ansa)
Il premier congela la riforma fino alle prossime presidenziali, ma i conti pubblici richiedono altri sacrifici. Possibile tassa sui grandi patrimoni. Il Rassemblement national: «Progetto di bilancio da macelleria fiscale».
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
- Alla base della decisione, la mancata condivisione di alcune strategie difensive ma soprattutto l’esuberanza mediatica del legale, che nelle ultime settimane aveva parlato a ruota libera su Garlasco. Lui: «Sono sorpreso».
- Ieri l’udienza davanti al tribunale del Riesame. Lo sfogo dell’ex procuratore Venditti: «Mai preso soldi». Sarà la Cassazione a decidere sul conflitto tra Pavia e Brescia.