2019-06-04
Mancano medici, il Molise chiede i militari
Per non chiudere alcuni reparti degli ospedali a Isernia e Termoli l'ultima spiaggia sono i camici bianchi dell'esercito. Resterebbero fino ai nuovi concorsi. Il servizio sanitario regionale, commissariato per debiti, ha molti posti letto, ma non riesce a farli funzionareÈ affidato ai medici dell'esercito il salvataggio di alcuni reparti ospedalieri, altrimenti destinati alla chiusura. Arriva dal Molise la richiesta dei militari per far fronte alla carenza, ormai patologica a livello nazionale, di medici specialisti. Si attende il via libera ai medici con le stellette in ospedale con un accordo tra ministero della Difesa e della Salute, che sarebbe una novità assoluta per il nostro Paese. Ma pare non esserci altra soluzione: negli ultimi mesi le Regioni italiane hanno percorso varie strade per rimpolpare le sempre più scarne fila dei camici bianchi. È un continuo di proposte per tamponare l'emergenza: richiamare in reparto i medici già andati in pensione, attingere dalle università estere o inserire nell'organico i laureati non specializzati.In Molise, già da domani, negli ospedali di Isernia e Termoli (Campobasso), alcuni reparti potrebbero essere chiusi perché mancano ortopedici, ginecologi, anestesisti e infermieri. «È una corsa contro il tempo», ha dichiarato Angelo Giustini, commissario alla sanità della Regione, preoccupato perché «con l'arrivo dell'estate, la situazione è destinata a peggiorare». Come ultima spiaggia, dopo aver per primo autorizzato il rientro in corsia dei medici in pensione, il commissario Giustini, ha chiesto al ministero della Difesa la disponibilità a inviare i medici militari a supporto di quelli del Sistema sanitario nazionale. I camici bianchi con le stellette dovrebbero restare in servizio per circa cinque mesi, il tempo previsto per l'approvazione definitiva del decreto Calabria ed espletare i concorsi. Il Molise, a causa del commissariamento, ha un forte blocco delle assunzioni di personale sanitario (turn over), che dovrebbe essere in parte eliminato dal nuovo decreto. Come spiega il commissario, i medici militari aiuterebbero a «superare questo agonico stallo nella governance del Servizio sanitario regionale e del diritto all'equità e universalità di accesso dei cittadini», costretti altrimenti a fare i viaggi della speranza verso altre regioni.Giovedì scorso, durante la riunione di Gabinetto al ministero della Difesa, sono stati individuati un centinaio di medici militari che potrebbero essere dislocati in Molise, per essere impiegati nella sanità civile. I professionisti hanno le specializzazioni utili: ortopedici (ne sono stati richiesti almeno due per evitare la chiusura del reparto di ortopedia a Termoli; altri due serviranno a Isernia, dove non esiste un'adeguata turnazione), ginecologi, chirurghi e anestesisti. Sulla Regione pesa il commissariamento del Sistema sanitario, quindi anche il blocco del turn over, a causa dell'accumulo di debiti per 22 milioni di euro, per cui è previsto un piano di rientro. Il paradosso è che il Molise ha un numero di posti letto (6,5 ogni 1.000 abitanti a Isernia) che è il doppio di molte città del Nord, ma ha anche l'impossibilità di farli funzionare. Sulla situazione già precaria è piombata, inoltre, la riforma del sistema pensionistico con quota 100, che ha anticipato l'uscita di molti medici. La situazione di questa piccola Regione ha però caratteristiche comuni alle altre: la carenza di medici è un problema noto da anni, ma ancora in attesa di soluzione. Già oggi in Italia mancano 10.000 specialisti, secondo il sindacato di categoria Anaoo-Assomed. Guardando alle proiezioni i numeri aumentano: nel 2025 ne mancheranno all'appello 16.500. All'origine di questa situazione paradossale - perché i medici ci sono, ma non ci sono gli specialisti - pesano almeno due grandi questioni. La prima è il tetto di spesa per il personale sanitario imposto alle Regioni con la legge finanziaria per il 2007, che il decreto Calabria dovrebbe rimuovere. L'altra causa è nella programmazione sballata, che ha creato il cosiddetto imbuto formativo. Il numero di borse di studio stanziate ogni anno è stato insufficiente per formare gli specialisti necessari, nonostante la sovrabbondanza di laureati in medicina abilitati alla professione.Secondo i calcoli dell'Associazione liberi specializzandi (Als), ci sono circa 7.000 medici abilitati, cioè che hanno sostenuto l'esame di Stato, ma che non hanno accesso alla specialità. Finora per risolvere il problema dell'imbuto formativo il governo ha aumentato il numero di borse di studio statali per le specializzazioni, portandole da 6.200 del 2018 a 7.100. Secondo Anaoo-Assomed, però, ne servirebbero 10.000, con uno stanziamento di 50 milioni di euro. Intanto, per far fronte alla carenza le Regioni si ingegnano. La Toscana ha inserito in corsia medici neolaureati privi di specializzazione. Hanno scelto la soluzione opposta, richiamando i pensionati, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Liguria. Adesso il Molise chiama l'esercito.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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