
Cancro, obesità e problemi cardiaci sono malanni che causano il 70% delle morti in generale. Direttamente correlati con stile di vita e inquinamento, creano il terreno fertile per il Covid. Che assesta il colpo di grazia.La storia del primo anno d'età del Covid 19 in Italia è una dimostrazione dei guai che affliggono l'uomo moderno, spesso fino a farlo morire, e non solo di coronavirus. Il fenomeno principale è stato, anche quest'anno come negli ultimi 30, il fatto che i grandi killer dei nostri tempi non sono più le infezioni, con i loro virus e batteri, ma le malattie non trasmissibili (Ncd, Non-communicable disease) che, indebolendo l'organismo, consentono la diffusione di batteri e virus. Sono queste malattie la prima causa del 70% delle morti, e non vengono trasmesse attraverso infezioni ma siamo noi a svilupparle nel nostro corpo, indebolendo così la forza del nostro sistema immunitario. Ciò avviene con l'attenta e interessata assistenza del sistema dei consumi, che influenzando gli orientamenti culturali, politici e economici determina gran parte della nostra vita, dai comportamenti alimentari all'uso di sostanze e droghe, alla sedentarietà, alle convinzioni morali, sessualità e tutto il resto.Sono state infatti le malattie indotte da questi comportamenti distruttivi che hanno indebolito e intossicato gravemente nel corso dei decenni anche l'organismo della gran parte dei morti «di Covid». I quali, prima di venire a contatto con il virus, erano nella stragrande maggioranza dei casi ammalati dell'una o l'altra delle micidiali Ncd: il diabete, i disturbi cardiovascolari, le malattie polmonari croniche (asma compresa), i tumori, le malattie degenerative. Sono loro, le Ncd, a produrre, ogni anno, la grande maggioranza dei decessi per malattia in tutto il mondo sviluppato. Come sono state loro ad aver minato l'organismo delle vittime del Covid, generalmente anziane (ma a volte anche giovani). Lo fanno lentamente, attraverso le semplici scelte della vita quotidiana: quanto mangiamo, quanto stiamo fermi invece di muoverci, quante fatiche fisiche ci evitiamo, quante porcherie inaliamo nei polmoni, e così via. (L'ho raccontato in: Sazi da morire; San Paolo, 2016). Da allora la situazione non ha fatto che peggiorare, e il Covid 19 è, per ora, l'ultima di queste stragi seriali, già segnalate da anni, con ampie documentazioni. Il Coronavirus sars-covid-19 è stato l'ultimo attore in scena, ma il fenomeno clinico cui è dovuto il disastro è molto più antico, ha già fatto enormi danni, ed è destinato a durare. Si tratta dell'estrema debolezza delle difese immunitarie dell'uomo contemporaneo e dei comportamenti che la provocano. Un fenomeno visibile almeno già dalla fine degli anni Ottanta, e annunciato dall'epidemia dell'Aids fra le minoranze sessuali e dei tossicodipendenti per via iniettiva. Col Covid 19 ci si sarebbe dunque potuto aspettare che nella prevenzione e gestione dell'epidemia venisse affrontata la causa, i comportamenti all'origine della debolezza del corpo di fronte al virus: la sedentarietà, l'eccesso di zuccheri, la povertà dell'alimentazione industriale, le intossicazioni da sostanze, i comportamenti a rischio. (Anche questo sarebbe «transizione ecologica»). Ma di tutto ciò le autorità sanitarie, dal ministro della Salute in giù, non hanno fatto parola, pretendendo di curare il fenomeno senza occuparsi della sua causa. Non l'hanno fatto perché sono essi stessi aspetti del problema, con la loro cultura burocratica e opportunistica, i loro ridicoli consulenti, la loro lontananza stellare dal mondo della cura individuale e dalla conoscenza di cosa provochi la salute e la malattia nella persona umana. Il tutto goffamente compensato dalla retorica guerresca e dal parlar di battaglie quando poi l'unica proposta, ripetuta fino alla nausea, è il confinamento, il lockdown, la ritirata incondizionata. Per fortuna c'erano, e ci sono ancora in giro per l'Italia, sempre più riconosciuti da pazienti grati, anche migliaia di medici (molti dei quali anche intervenuti più volte su questo giornale), che non si formano solo sui bollettini o viaggi premio dei Big Pharma, ma leggono, studiano, verificano, si confrontano tra loro. Questi medici sapevano dalla loro esperienza clinica che il vero killer non era il virus ma le malattie su cui si appoggiava nel suo diffondersi, e che decisivi erano quindi i rimedi per sostenere gli organi vitali deboli, e ripristinare uno stile di vita sano: il cibo naturale, il movimento, l'aria fresca, le relazioni affettive positive. Servono non confinamenti, ma depuratori dell'aria: ma su quello (guarda caso) non una parola.Il «nemico» vero, di cui scrupolosamente tacevano i bollettini di guerra dei commentatori ufficiali, erano appunto le grandi malattie intossicanti e croniche di cui muore il 70% delle persone. Però riconoscerlo, oltre a comportare precise terapie mediche, ignote ai burocrati politici, implicava la diagnosi di quale sia il male della società che esprime quei ministri, e quei «tecnici». L'origine del male era (è) infatti la depressione, l'antico «tedium vitae» di cui parlavano già i grandi medici e filosofi latini a incominciare da Seneca. La malattia delle società ricche, come già la Roma tardo imperiale, che smarriscono nelle gratificazioni materiali i valori profondi, le forze e gli affetti duraturi, indebolendo con l'anima anche il corpo, che era stato prima lo strumento del guerriero. Perdono così anche la voglia di vivere, e quel tanto di aggressività indispensabile a combattere davvero e non solo a parole, o per finta. La soppressione di ogni spinta aggressiva è stata infatti decisiva, come sempre accade, anche nella pessima gestione dell'epidemia. Come ci ricorda Konrad Lorenz: «Se si elimina la pulsione aggressiva sparisce dalla vita umana il comando “attacca!" (nel senso più originario e vasto) non spingendoci più ad affrontare un compito o un problema, fino alla creazione artistica o scientifica». Sono invece state le anticonformiste e operose legioni di medici bravi e appassionati a curare con discrezione e abnegazione un popolo di «infetti» come li chiamavano spregiativamente i media del potere. Lo hanno fatto aiutandoli a non avere paura, a rafforzare il corpo con buone pratiche, trattandolo bene, usando rimedi a volte tradizionali ma efficacissimi. Ma soprattutto muovendosi, respirando (possibilmente aria buona), e amando generosamente vecchi e bambini.I confinamenti, corredati dalle minacce governative e funzionariali, e accompagnati dalla proibizione delle relazioni e del movimento fisico, furono il contrario della cura, e il teatro delle depressioni (a quel punto difficilmente evitabili), spesso accompagnate dal rimpinzarsi di zuccheri, cibo e alcol, con grande gioia delle nefaste malattie non trasmissibili, già apripista al Covid 19 (come documentato da Lancet e Nature).Certo, è difficile spiegare che il tuo stile di vita rischia di ucciderti più che il virus, soprattutto quando ci si racconta che basta un vaccino per far fuori il secondo. Ma, come sanno i medici che hanno trattato anche il Covid 19: basta dire la verità. Accompagnata dai rimedi giusti.
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
L’infettivologo Matteo Bassetti «premiato» dal governo che lui aveva contestato dopo la cancellazione delle multe ai non vaccinati. Presiederà un gruppo che gestirà i bandi sui finanziamenti alla ricerca, supportando il ministro Anna Maria Bernini. Sarà aperto al confronto?
L’avversione per chi non si vaccinava contro il Covid ha dato i suoi frutti. L’infettivologo Matteo Bassetti è stato nominato presidente del nuovo gruppo di lavoro istituito presso il ministero dell’Università e della Ricerca, con la funzione di offrire un supporto nella «individuazione ed elaborazione di procedure di gestione e valutazione dei bandi pubblici di ricerca competitivi».
Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
- La trasmissione lancia nuove accuse: «Agostino Ghiglia avvisò Giorgia Meloni della bocciatura del dl Riaperture». Ma l’attuale premier non ebbe alcun vantaggio. Giovanni Donzelli: «Il cronista spiava l’allora leader dell’opposizione?». La replica: «Sms diffusi dal capo dell’autorità».
- Federica Corsini: «Contro di me il programma ha compiuto un atto di violenza che non riconosce. Per difendersi usa la Rai».
Lo speciale contiene due articoli
La Philarmonie (Getty). Nel riquadro, l'assalto dei pro Pal
A Parigi i pro Pal interrompono con i fumogeni il concerto alla Philarmonie e creano il caos. Boicottato un cantante pop per lo stesso motivo. E l’estrema sinistra applaude.
In Francia l’avanzata dell’antisemitismo non si ferma. Giovedì sera un concerto di musica classica è stato interrotto da militanti pro Pal e, quasi nello stesso momento, un altro concerto, quello di un celebre cantante di origine ebraica, è stato minacciato di boicottaggio. In entrambi i casi, il partito di estrema sinistra La France Insoumise (Lfi) ha svolto un ruolo non indifferente.






