2024-07-10
Truffa miliardaria sul reddito, magistrati in pressing sull’Inps
Pasquale Tridico (Imagoeconomica)
La mega inchiesta è alle battute finali. Le toghe contabili hanno chiesto all’istituto previdenziale di rispondere a 24 quesiti sulla misura simbolo dell’epoca grillina.Il presunto danno erariale miliardario causato dalla distribuzione del reddito di cittadinanza a migliaia di beneficiari che non avevano i requisiti per riceverlo potrebbe presto avere dei responsabili. E a questi signori, i magistrati contabili, quasi certamente, presenteranno il conto. Salatissimo. A far partire ufficialmente, come ha spiegato il procuratore della Corte dei conti del Lazio Pio Silvestri, il procedimento d’indagine è stata una denuncia della Procura di Tivoli relativa a un caso specifico. Nel fascicolo sono, però, confluiti diversi esposti anonimi «molto circostanziati» sul fenomeno generale e probabilmente provenienti dall’interno dell’Istituto previdenziali.Da allora, era il novembre del 2022, la Procura della Corte dei conti ha inviato quattro diverse richieste di atti, documenti, informazioni, notizie, o relazioni documentate all’Inps, l’ente erogatore del sussidio. L’ultimo decreto istruttorio risale a giugno e invita il legale rappresentante, nella persona del presidente Gabriele Fava, a redigere «una documentata e dettagliata relazione» di risposta a ben 24 quesiti. Ovviamente la nuova governance dell’istituto non ha motivi per non soddisfare la richiesta. Anche se le precedenti relazioni di replica non sembrano avere soddisfatto del tutto i pubblici ministeri. Le indagini sono giunte al rush finale e riguardano l’epoca in cui la gestione dell’ente era affidata al presidente grillino Pasquale Tridico. La Procura contabile ha chiesto le ultime, definitive, delucidazioni per riuscire a quantificare il danno erariale e individuare i nominativi dei dirigenti responsabili degli omessi controlli e della conseguente allegra e indebita distribuzione di denari, considerata da taluni una sorta di esca per attirare consenso elettorale, in particolare a favore del partito che ha ideato questo tipo di sussidio: il Movimento 5 stelle. Le precedenti relazioni dell’istituto, la prima firmata dallo stesso Tridico, non avrebbero soddisfatto la Procura. Che, però, non si è persa d’animo e ha continuato ad approfondire la questione. Tali accertamenti avrebbero peggiorato la posizione dell’ex presidente e dei suoi più stretti collaboratori, il dream team che dal 2019 ha avuto l’onore e l’onere di gestire la misura simbolo dei grillini. E forse anche per questo Tridico è stato spedito il 9 giugno a Bruxelles da 117.000 elettori (è stato il più votato nel M5s). Come segnalato dal nostro giornale la Corte dei conti ha iniziato a indagare nel 2022 e, negli ultimi mesi, avrebbe raccolto moltissimo materiale relativo ai mancati controlli sull’erogazione del sussidio.Nell’ultimo decreto la Procura chiede all’Ente di comunicare le generalità dei dirigenti preposti alla realizzazione delle procedure di gestione dell’erogazione del sussidio e di quelli responsabili delle attività di controllo rischi e audit, nonché la trasmissione di ogni relazione e verifica fatta in ordine alle procedure. Non solo, si chiede di quantificare il numero e l’importo delle prestazioni erogate e dovute, suddivise per anno e per territorio (Regione e sede); la ripartizione annuale delle prestazioni non dovute suddivise per requisiti mancanti ai fini dell’erogazione; le attività avviate per il recupero delle prestazioni non dovute; l’importo degli assegni effettivamente recuperati, anche in questo caso distinti per annualità e Regione; quali iniziative siano state adottate dall’istituto per accertare le ragioni per cui il sistema di gestione e controllo delle domande di reddito di cittadinanza non abbia funzionato. Con i quesiti si mira a quantificare il danno causato dagli omessi controlli anche attraverso il raffronto con le perdite medie delle altre prestazioni gestite dall’ente previdenziale, dalle pensioni di vecchiaia agli assegni famigliari. Inoltre viene richiesto pure il calcolo delle perdite causate dalla mancata celere attivazione delle procedure di recupero. Infine, la Procura pare intenzionata a inserire nel computo del danno erariale complessivo l’aggravio delle spese amministrative e legali sostenute per il recupero delle prestazioni non dovute. Anche in questo caso i magistrati chiedono un confronto con i costi legali sostenuti per le altre prestazioni. Sotto la lente dei pubblici ministeri è finita anche l’affidabilità del sistema di autocertificazione che consentiva ai cittadini di ottenere sino a quasi 10.000 euro all’anno sulla base di poche crocette inserite su un modulo e in assenza dei doverosi controlli. Finora l’Inps ha sempre sostenuto che i controlli fossero di competenza di altri soggetti, come i Comuni, ma la tesi non sembra essere stata accolta dai magistrati contabili. Non dovrebbe essere passato inosservato il fatto che in alcune Regioni virtuose, dove in via sperimentale i necessari controlli incrociati sono stati effettuati indipendentemente dalle indicazioni del centro, l’erogazione del reddito è stata corretta (si parla di 2 revoche su tre) e i procedimenti penali sono risultati nella norma. Qualche approfondimento sarebbe stato effettuato per capire come mai una prima campagna mediatica mirata a scoraggiare comportamenti illeciti sia stata, successivamente, ammorbidita e resa meno allarmista. A qualche politico non era piaciuta? Il reddito doveva sembrare una mancia elettorale anziché un sostegno per i più bisognosi?I successivi incentivi distribuiti urbi et orbi come i bonus edilizi potrebbero essere la risposta ai precedenti quesiti. Nel documento della Procura viene citato anche Antonio Buccarelli, l’ex magistrato della Corte dei conti applicato all’Inps che nel 2022 aveva denunciato, come rivelato dalla Verità a Ferragosto di due anni fa, l’ammontare miliardario degli assegni indebitamente distribuiti. Al punto 23 del decreto si chiede «copia dei verbali del Consiglio d’amministrazione nel corso dei quali il consigliere Antonio Buccarelli ha trattato la questione relativa agli omessi controlli del reddito di cittadinanza». In una sua segnalazione alla Corte dei conti del 9 agosto 2022 la toga aveva denunciato che sino al 2021 «non sarebbe stata posta in essere alcuna attività di recupero».Nel suo atto d’accusa il magistrato aveva quantificato il buco: «Per gli anni 2021 e 2022 gli indebiti pagamenti, in quanto conseguenti a carenza originaria dei requisiti di accesso al beneficio- che risultano accertati sono stati pari a 791.380.228,22, e di questi quelli ancora da recuperare euro 671.232.396,07. In termini proporzionali, alla luce dell’elevato numero di domande presentate ed autorizzate, la stima dell’indebito aggregato sulle annualità 2019 e 2020 potrebbe ammontare a circa 900 milioni di euro». Successive e approfondite valutazioni hanno portato a ipotizzare che l’indebita erogazione abbia raggiunto numeri da manovra finanziaria, sino a 8-10 miliardi di euro. In conclusione, i magistrati contabili paiono pronti a contestare questo enorme danno erariale ai precedenti vertici dell’istituto e, in particolare, ai dirigenti che avrebbero dovuto vigilare sulla corretta erogazione del reddito e il cui mancato controllo ha causato enormi danni, diretti ed indiretti, anche d’immagine, per l’ente di via Ciro il Grande. Chissà se i magistrati andranno a cercare anche chi da una terrazza di Palazzo Chigi, nel settembre del 2018, aveva annunciato di avere «abolito la povertà». Oggi scopriamo a spese dei veri bisognosi.