- Il Pse sta boicottando il memorandum firmato dalla Von der Leyen e dal governo italiano con Kais Saied per frenare gli sbarchi. Josep Borrell briga in vista delle prossime elezioni europee. Intanto la Germania tende la mano: «Giusto controllare cielo e mare».
- In Francia Gérald Darmanin «corregge» anche Emmanuel Macron: è un problema di Roma. Alla frontiera al via i lavori per una struttura di accoglienza.
Il Pse sta boicottando il memorandum firmato dalla Von der Leyen e dal governo italiano con Kais Saied per frenare gli sbarchi. Josep Borrell briga in vista delle prossime elezioni europee. Intanto la Germania tende la mano: «Giusto controllare cielo e mare».In Francia Gérald Darmanin «corregge» anche Emmanuel Macron: è un problema di Roma. Alla frontiera al via i lavori per una struttura di accoglienza.Lo speciale contiene due articoli.«C’è chi rema contro», dice Giorgia Meloni a proposito dell’accordo tra Europa e Tunisia per fermare le partenze dal pese nordafricano. Un gioco sporco, consumato nelle segrete stanze di Bruxelles, un boicottaggio che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sta subendo da parte dei Socialisti europei, probabilmente per minarne le possibilità di essere riconfermata dopo le elezioni del 2024. Manco a dirlo, c’è anche e soprattutto Josep Borrell, alto rappresentante Ue per la politica estera, socialista spagnolo, dietro il tentativo di stoppare il memorandum d’intesa firmato tra la Commissione europea e la Tunisia lo scorso 16 luglio, alla presenza della von der Leyen, della Meloni, del premier olandese Mark Rutte e naturalmente del presidente tunisino Kais Saied. Un memorandum che prevede un finanziamento europeo di 255 milioni di euro alla Tunisia, 150 milioni a sostegno del bilancio dello Stato e 105 come supporto al controllo delle frontiere. Soldi che a Tunisi non sono mai arrivati, mandando in fumo l’obiettivo dell’accordo. Borrell, come rivelato dal Giornale, lo scorso 7 settembre ha inviato una lettera a Oliver Varhelyi, il commissario europeo per le Politiche di Vicinato: «Come sai», ha scritto il socialista spagnolo, «a luglio, diversi Stati membri hanno espresso la loro incomprensione riguardo all’azione unilaterale della Commissione per la conclusione di questo memorandum e le loro preoccupazioni riguardo ad alcuni dei suoi contenuti. Dopo la riunione del Consiglio Affari Esteri del 20 luglio», aggiunge Borrell, «alcuni Stati membri ti hanno comunicato queste preoccupazioni con procedura scritta. I ministri hanno osservato che la Commissione non ha seguito le fasi corrette della procedura di adozione e che quindi il memorandum d’intesa non può essere considerato un modello valido per accordi futuri». Il riferimento è a un eventuale accordo dello stesso genere con l’Egitto. Ieri sono circolate anche voci su una bocciatura del memorandum da parte del Consiglio europeo, smentite da Bruxelles: «Abbiamo lavorato con il Consiglio Ue sul memorandum», ha spiegato una portavoce della Commissione, «abbiamo cominciato un lavoro preliminare al Coreper del 19 aprile e a giugno il Consiglio europeo ha accolto il lavoro complessivo sul memorandum e l’opportunità della missione della von der Leyen. Su queste basi a luglio è stato siglato il memorandum», ha aggiunto la portavoce, «e la Commissione il 19 ha informato il Coreper e il 20 il Consiglio Affari Esteri, ricevendo ampio sostegno». E la lettera di Borrell a Varhelyi? «Non commentiamo scambi interni tra i nostri commissari», fanno sapere da Bruxelles, mentre altre fonti europee dicono a La Presse che «l’attuazione del memorandum con la Tunisia non è stata messa in discussione una volta firmato». Bene, ma i soldi a Tunisi quando arrivano? «I pagamenti», dice la portavoce europea Ana Pisonero, come riporta l’Adnkronos, «comportano un processo che prende un po’ di tempo», anche perché l’accordo, ricorda la viceportavoce capo Dana Spinant, «non riguarda solo le migrazioni». «Il Consiglio europeo era informato di tutto», sottolinea il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, «e non vorrei che dall’Alto rappresentante arrivi un’azione di non condivisione». Intanto la Guardia nazionale della Tunisia, riporta Nova, ha fermato 1.200 persone che cercavano di raggiungere irregolarmente l’Italia e ha sventato 24 operazioni di emigrazione clandestina durante il fine settimana, sequestrando anche sei barche. Sulla posizione del Pd sarebbe il caso di stendere un velo pietoso: pochi giorni fa, dopo una visitina a Tunisi, i parlamentari dem Laura Boldrini e Giuseppe Provenzano hanno chiesto che «l’Ue non dia seguito al memorandum che ha sottoscritto con la Tunisia il 16 luglio», in quanto Saied sarebbe un dittatore. Il che sarà pure vero, ma è vero pure che, con o senza accordo, sempre dittatore resterebbe, ma il blocco del memorandum comporterebbe come unico risultato altre morti in mare. Un po’ di buon senso arriva dalla Germania: il ministro dell’Interno tedesco, Nancy Faeser, Socialdemocratica, secondo il sito stranieriinitalia.it ha dichiarato alla tv pubblica Ard il suo pieno sostegno alla proposta della presidente della von der Leyen, di espandere la sorveglianza aerea e navale dei confini esterni dell’Unione: «Non possiamo fare altro», ha detto la Faeser, «altrimenti non avremo in pugno la situazione migratoria».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/maggioranza-ursula-affonda-in-tunisia-2665616318.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="parigi-va-in-cortocircuito-il-ministro-nessuno-da-noi-ma-mentone-si-attrezza" data-post-id="2665616318" data-published-at="1695103239" data-use-pagination="False"> Parigi va in cortocircuito Il ministro: nessuno da noi. Ma Mentone si attrezza Mai come prima d’ora, l’invasione di clandestini a Lampedusa ha mandato in cortocircuito Emmanuel Macron e il suo governo. Ieri mattina, su CNews, il ministro dell’Interno transalpino Gérald Darmanin, ha escluso la possibilità che la Francia accolga migranti sbarcati a Lampedusa. Sempre ieri, ma nelle prime ore della giornata, Bfmtv aveva confermato che già 250 migranti erano stati respinti verso l’Italia. Ma poche ora dopo sempre Bfmtv ha rivelato che la prefettura delle Alpi Marittime requisirà un sito a Mentone, almeno per l’accoglienza temporanea dei migranti in attesa che questi vengano rimessi all’Italia. Darmanin è partito in serata per Roma. Già il 15 settembre scorso, anche Macron sembrava essere andato nel pallone per le notizie in arrivo da Lampedusa, pur tendendo una mano all’Italia e definendo una responsabilità dell’Ue nel suo complesso l’essere accanto all’Italia» e assicurando anche che la Francia avrebbe agito «con rigore e umanità». Macron però aveva anche lanciato una bordata a Giorgia Meloni, affermando che «gli approcci strettamente nazionalisti (all’emergenza immigrazione, ndr) hanno i loro limiti». Rispetto agli attacchi rivolti all’Italia, ai quali ci avevano abituati Macron e Darmanin, questa volta le loro uscite sono state molto più leggere. Probabilmente ha influito anche la visita di papa Francesco, che sabato sarà a Marsiglia. In ogni caso, le uscite di Darmanin su Cnews hanno fatto dire alla Lega in una nota: «Basta chiacchiere, gli italiani si aspettano e si meritano dalla Francia e dall’Europa fatti concreti!». Al susseguirsi di notizie contrastanti in tema di migranti ha reagito David Lisnard, sindaco di Cannes e presidente dell’Associazione dei sindaci francesi. Su X, il primo cittadino ha ripreso ironicamente le parole di un avvertimento solitamente rivolto ai bambini quando assistono a spettacoli di acrobazia: «Non cercate di rifare questa mossa a casa vostra». Come se Macron e Darmanin fossero dei circensi impegnati in acrobazie politiche. Già perché se la questione migranti è una patata bollente per Giorgia Meloni, lo è anche per Macron che, non bisogna dimenticarlo, a inizio luglio ha dovuto gestire la guerriglia che - secondo la prefettura di Parigi - è stata provocata da «una grande maggioranza» di «giovani di nazionalità francese ma di origine immigrata principalmente del Maghreb o dell’Africa subsahariana». Inoltre, tra 9 mesi, anche i francesi voteranno per le europee e molti di loro sono critici sull’immigrazione. Per l’indagine di Odoxa Backbone, pubblicata da Le Figaro , il 74% dei francesi boccia la politica migratoria dall’esecutivo Borne. Così, forse per coprirsi le spalle, nel weekend esponenti macronisti e di sinistra hanno ripetuto in varie trasmissioni politiche il mantra: «Avete visto? Anche quando governa la destra, l’immigrazione non si ferma». Parole che però non tengono conto delle politiche immigrazioniste Ue degli ultimi anni.
Mattia Furlani (Ansa)
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