2024-03-31
Mentre alza il tiro sulla Difesa Ue, Macron tesse la tela coi nostri rivali
Emmanuel Macron e Luiz Inácio Lula da Silva (Getty Images)
Il viaggio in Brasile, dopo quello in Cina, dimostra che il presidente francese non è il paladino dell’Occidente ma anzi usa la linea dura con la Russia solo quando gli serve. Intanto fa affari con leader vicini a Putin.Da quando ha ventilato l’ipotesi dell’invio di truppe europee in Ucraina, Emmanuel Macron si è riscoperto falco antirusso e paladino dell’Occidente. Ed è così che, anche dalle nostre parti, qualcuno tende a dipingerlo. Non è d’altronde un mistero che, con la sua nuova retorica bellicosa, il presidente francese punti a far sì che Parigi possa egemonizzare il settore della Difesa europeo. In particolare, la Francia spera di ottenere la poltrona di commissario europeo alla Difesa, qualora venga istituita nella prossima Commissione Ue. Ed è qui che occorre porsi una domanda. Il presidente francese è veramente affidabile per rivestire il ruolo di punto di riferimento della Difesa europea? Probabilmente no. E la ragione non sta soltanto nell’imbarazzante e progressivo ritiro delle truppe francesi dal Sahel. C’è purtroppo qualcosa di più grave. Eh sì, perché l’inquilino dell’Eliseo intrattiene stretti rapporti con Paesi non esattamente in linea con gli interessi occidentali.Era aprile dell’anno scorso quando Macron si recò in visita in Cina. In quell’occasione, fu emessa una dichiarazione congiunta franco-cinese, in cui si leggeva: «Francia e Cina concordano di approfondire gli scambi su questioni strategiche e in particolare di approfondire il dialogo tra il teatro meridionale dell’esercito popolare di liberazione cinese e il comando delle forze francesi nella zona Asia-Pacifico, al fine di rafforzare la reciproca comprensione delle questioni di sicurezza regionali e internazionali». Sempre in quel contesto, Macron disse che gli europei non avrebbero dovuto essere «seguaci» degli Stati Uniti, lasciandosi anche andare a controverse dichiarazioni sulla questione taiwanese. Senza trascurare che, secondo Politico, l’inquilino dell’Eliseo si è opposto in luglio all’apertura di un ufficio della Nato in Giappone per evitare di irritare Pechino. Non solo. A dicembre, fu reso noto che Huawei realizzerà una fabbrica in Francia, mentre due mesi dopo Macron ha ricevuto il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. «Cina e Francia dovrebbero rafforzare il coordinamento strategico e approfondire la cooperazione strategica per contribuire alla pace e alla stabilità globale», recitava una nota del governo cinese, diffusa dopo l’incontro. Wang ha inoltre avuto un faccia a faccia con il consigliere diplomatico di Macron, Emmanuel Bonne: i due hanno auspicato di rafforzare la cooperazione in vari settori, tra cui energia nucleare, Intelligenza artificiale, aviazione e aerospazio.Ma non finisce qui. Recatosi questa settimana in Brasile, Macron ha rafforzato i legami nel settore della Difesa con Brasilia. «I presidenti di Francia e Brasile hanno varato mercoledì un sottomarino realizzato nel Paese sudamericano con tecnologia francese nell’ambito di un programma che mira a costruire il primo sottomarino a propulsione nucleare del Brasile entro la fine del decennio», ha riportato Reuters. Inoltre, secondo France24, Macron avrebbe assicurato a Luiz Inácio Lula da Silva che Parigi sarà «al suo fianco» nella realizzazione di sottomarini a propulsione nucleare. Peccato però che gli alleati del presidente brasiliano non siano esattamente vicini all’Occidente. Lula ha rafforzato significativamente i legami del Brasile con Pechino. Un anno fa, si recò in Cina, dove incontrò Xi Jinping e firmò ben 15 accordi. «Nessuno impedirà al Brasile di migliorare le sue relazioni con la Cina», disse dopo aver visitato un centro di ricerca di Huawei. Ricordiamo poi che il presidente della banca dei Brics con sede a Shanghai, la New development bank, è una stretta alleata di Lula, come Dilma Rousseff. Strenuo fautore della dedollarizzazione, il presidente brasiliano è inoltre tutt’altro che ostile a Vladimir Putin: si è congratulato con lui dopo le ultime elezioni presidenziali russe e ha fatto marcia indietro sull’eventualità di un suo arresto ai sensi del mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale. Inoltre, l’anno scorso, Lula ha avuto un incontro col presidente iraniano, Ebrahim Raisi, sottolineando positivamente i legami commerciali tra Brasilia e Teheran (ricordiamo che l’Iran è uno dei Paesi che sono recentemente entrati a far parte dei Brics). Dall’altra parte, a febbraio Israele ha dichiarato Lula «persona non grata», dopo che il presidente brasiliano aveva accusato lo Stato ebraico di «genocidio» in riferimento alla crisi di Gaza.Insomma, i legami cinesi (diretti e indiretti) di Macron sono evidenti. Eppure, oltre ad aver firmato un patto di cooperazione venticinquennale con Teheran nel 2021, Pechino non ha mai condannato l’invasione russa dell’Ucraina. Era inoltre il 2022 quando la Nato affermò che il Dragone «si sforza di sovvertire l’ordine internazionale basato su regole». Forse però al presidente francese ciò interessa poco. Il suo obiettivo è da sempre quello di indebolire le relazioni transatlantiche proprio per cercare di avere maggiore mano libera sulla Difesa europea: un indebolimento, quello dei rapporti dell’Ue con Washington, che ovviamente a Pechino non dispiace affatto. Il che getta una luce a dir poco sinistra sulle ambizioni che il presidente francese nutre in riferimento alla Difesa europea: una situazione che dovrebbe far aprire gli occhi a quanti stanno considerando Macron una sorta di paladino dell’Occidente.Sul dossier ucraino l’inquilino dell’Eliseo sta, in realtà, spregiudicatamente giocando una partita pro domo sua. E, in questa strategia, sta riuscendo a portarsi dietro Olaf Scholz e Donald Tusk, lasciando invece Londra e Washington piuttosto fredde. D’altronde, che i rapporti tra Usa e Francia non fossero idilliaci era chiaro già da prima dell’invasione russa dell’Ucraina: basti pensare alla crisi dei sottomarini che, a settembre 2021, creò significative tensioni tra l’Eliseo e l’amministrazione Biden. La logica in cui si sta muovendo il presidente francese non è quindi né atlantista né filooccidentale: a dimostrarlo sta il rafforzamento dei suoi rapporti con Cina e Brasile. Ecco perché affidare il destino della Difesa europea a Macron potrebbe rivelarsi un gravissimo errore.