2023-04-09
Macron ora è un problema per Ue, Nato e G7
Emmanuel Macron e Xi Jinping (Ansa)
I partner sono infastiditi dalle iniziative del leader francese, che aspira al rango di statista mondiale, anche a costo di rompere la compattezza occidentale. L’Italia farebbe bene a stoppare il lento riavvicinamento a Parigi e archiviare il Trattato del Quirinale.In base ad alcuni segnali, chi scrive ipotizza che entro l’Ue, la Nato ed il G7 ci sia un’attività, tenuta riservata, per contenere la divergenza di Parigi fattasi più pesante ed esplicita nel recente incontro tra Emmanuel Macron e Xi Jinping. Lo scenario è sfumato, ma merita una riflessione perché il tema è di rilievo per l’interesse nazionale italiano.Dati. Macron ha riconosciuto apertamente e con enfasi a Xi il ruolo di mediatore tra Russia ed Ucraina con la conseguenza di violare la posizione Nato nei confronti della Cina. Tale posizione non riconosce Pechino come mediatore, ma come alleato di Mosca. Quindi metta la museruola a Vladimir Putin perché in caso contrario Pechino subirà conseguenze, cioè sanzioni. L’America non ha commentato direttamente la divergenza di Macron, ma ha sottolineato questo concetto attraverso una dichiarazione di Jens Stoltenberg (Segretario Nato), pur espressa in diplomatichese (linguaggio che sempre lascia aperto uno spazio di correzione per l’avversario): se la Cina aiuterà lo sforzo bellico della Russia, allora ci saranno conseguenze. In realtà Pechino sta fornendo a Mosca tale aiuto, ma sta cercando di farlo in modi nascosti per gli armamenti (per esempio componenti elettroniche critiche «de-bandierizzate», pressioni alla Corea del Nord perché fornisca munizioni, dati satellitari, ecc.) ed indiretti, cioè aiuti economici. Lo spazio di correzione lasciato alla Cina implica una sua riduzione dell’aiuto alla Russia. Tale dissuasione funziona e ha costretto Pechino a sostegni più furtivi e ad una certa paura di diventare oggetto di sanzioni economiche nonché a reagire. La reazione principale è stata quella di corteggiare Macron, individuandolo come ventre molle dell’alleanza delle democrazie a causa delle ambizioni di Parigi di essere considerata una potenza globale non allineata all’America. Pechino ha riconosciuto tale status a Parigi e ha offerto business a circa cinquanta aziende francesi: più di un centinaio di aerei Airbus, una cinquantina di elicotteri non militari (ma militarizzabili), accordi di collaborazione per le centrali nucleari ed altri in materia di alta tecnologia. Qui c’è il punto più delicato. Da tempo è in attività un comitato euroamericano e G7 che coordina la negazione alla Cina dell’accesso a tecnologie di superiorità. Non è chiaro se Parigi abbia rassicurato gli alleati su questo piano prima del viaggio in Cina - Macron ha avuto molteplici interlocuzioni con gli Stati Uniti - o abbia compiuto uno strappo. Tuttavia, aerei, elicotteri, centrali nucleari, ecc., contengono alta tecnologia e pertanto un sospetto c’è. Altro tema delicato è l’accenno di Parigi a collaborazioni con la Cina nel Pacifico (dove la Francia mantiene territori d’oltremare): innocue o divergenti dalla strategia G7 di contenimento dell’espansione cinese?Altri dati. Entro l’Ue da settimane c’è una forte tensione tra Ursula von der Leyen e Josep Borrell in materia di relazioni con la Cina. La prima ha formalizzato una postura Ue di riduzione della dipendenza dalla Cina (de-risking) per materiali critici e di fatto confermato l’aumento delle azioni di bonifica della presenza cinese nell’Ue stessa (che il governo italiano sta intraprendendo nella sua giurisdizione). Il secondo, nella sua veste di responsabile dell’azione estera e di sicurezza dell’Ue, ha polemizzato con toni duri contro Von der Leyen. Sostenuto dalla Germania? Non pubblicamente. Borrell è stato spinto dalla Francia a contrapporsi alla Commissione europea. C’è un mistero nella presenza di Von der Leyen in uno degli incontri tra Macron e Xi. Ha detto alla Cina che la ratifica del trattato sugli investimenti tra Ue e Cina siglato in modo irrituale da Angela Merkel e Macron nel dicembre 2020 aveva bisogno di una revisione del trattato stesso mentre Macron auspicava un aumento delle relazioni bilaterali, sicuramente tra Parigi e Pechino. Ma il termine «revisione» implica un negoziato mentre quel trattato è morto e sepolto. Interpretazione: Macron ha voluto la presenza pur riluttante e contraria della Commissione, ma con fraseggio possibilista, per mostrare a Xi che Parigi comanda in Europa e la Von der Leyen, comunque apprezzabile nella circostanza, ha dovuto cercare un compromesso per non dividere l’Ue. Chi scrive ritiene che la divergenza francese sia considerata grave dagli alleati, ma che si sia scelto il metodo di ridurla e/o farla rientrare con diplomazia riservata, senza enfatizzarla. Anche perché non è chiara la posizione della Germania - con cui Macron si è certamente consultato per preparare il viaggio in Cina- che non vuole avere divergenze con l’America, ma nemmeno rompere con la Cina dalla quale dipende ancora massivamente per il suo export. Poi va ipotizzato che a parecchi europei non dispiace che la Francia esca dallo schema anticinese perché ciò dà più valore alla loro convergenza Nato e postura atlantica nell’Ue. Questa situazione pone a Roma un’opportunità ed un problema. La prima è marcare la sua convergenza con la linea anticinese Nato e G7 per prendere miglior posizione nell’alleanza e trarne vantaggi. Il secondo è che la collaborazione che si stava creando con la Francia, pur con prudenza, ora è un rischio tossico che suggerisce di ri-selezionare le relazioni bilaterali: mantenere le connessioni economiche perché Parigi è un cliente rilevante per l’export italiano, ma riduzione di qualsiasi collaborazione tecnologica e militare con Parigi, degradandola, perché, anche se la sua divergenza verrà resa in qualche modo innocua, la Francia è ormai inaffidabile e pericolosa. Pur senza annunci pubblici, il Trattato del Quirinale va messo in archivio.www.carlopelanda.com
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)