2025-06-12
Pur di spegnere il social di Elon Macron lo equipara a un sito porno
Parigi litiga con le piattaforme hard, perché imporrà agli utenti di registrarsi con un documento che ne provi la maggiore età. Norma che intende estendere a X (che a volte ospita post spinti), così da limitare gli accessi.Per Elon Musk sono tempi duri in Francia, perché il governo è pronto a restringere l’accesso a X. Qualche giorno fa, ospite della trasmissione mainstream Quotidien, il ministro con delega all’Intelligenza artificiale e al digitale, Clara Chappaz, ha annunciato che l’ex Twitter avrebbe presto ricevuto «gli stessi simpatici documenti come Youporn». In seguito ha spiegato al sito Politico l’intenzione di classificare X come un sito pornografico, in modo da applicare a esso le nuove regole sul controllo dell’età degli utenti delle piattaforme a luci rosse. Per il ministro, «dal 2024, X ha indicato di accettare la diffusione di contenuti pornografici», che quindi «devono essere trattati come tali». Per capire la portata delle dichiarazioni di Chappaz bisogna tornare al gennaio scorso, quando è entrata in vigore una legge che impone agli editori dei siti pornografici di adottare un sistema di identificazione capace di impedire l’accesso ai minori. A marzo, poi, il contenuto della norma è stato completato da un decreto interministeriale volto a estendere l’obbligo della verifica dell’età anche ai siti situati negli altri Paesi dell’Unione europea. Il decreto ha previsto che l’applicazione della misura diventasse effettiva tre mesi dopo, esattamente il 7 giugno scorso. Il 4 giugno Aylo, la casa madre delle piattaforme Youporn, Pornhub e Redtube, ha annunciato che queste non sarebbero state più accessibili in Francia in segno di protesta contro le decisioni del governo di Parigi. in una conferenza stampa online, Alex Kekesi, vicepresidente di Aylo, ha dichiarato di aver «preso la difficile decisione di sospendere l’accesso ai nostri siti in Francia [...] e di utilizzare le nostre piattaforme per parlare direttamente al pubblico francese». Concretamente, se vogliono continuare a funzionare anche in Francia, i siti porno devono chiedere ai loro frequentatori l’invio di una foto o di un documento d’identità. Pena delle multe o il blocco del sito. La verifica dell’età dell’internauta deve però rispettare il principio del doppio anonimato.La lodevole iniziativa del governo francese, volta a impedire ai minori di consultare siti pornografici, non dovrebbe però diventare una forma di censura. Cosa che sarebbe possibile se venisse estesa in toto anche a X. Soprattutto se si considera la cattiva qualità delle relazioni tra Musk e il presidente francese, Emmanuel Macron, nonché con la Commissione Ue, della quale il leader transalpino è un sostenitore sfegatato. E poi come dimenticare i «precedenti» di Macron che, da quando è arrivato sette anni fa all’Eliseo, non ha mosso un dito per evitare la chiusura di canali televisivi che lo contestavano? È accaduto prima con Rt France, il canale russo considerato come un agente della propaganda del Cremlino e poi con C8, la rete francese al 100% di proprietà di Vincent Bolloré, che ospitava Cyril Hanouna, presentatore sempre molto critico nei confronti del macronismo. Chissà cosa accadrebbe in Italia se Giorgia Meloni non impedisse la chiusura di una rete televisiva. Probabilmente personalità del calibro di Giuseppe Conte, Maurizio Landini, Elly Schlein o magari qualche membro del nutrito battaglione di titolari italiani della Légion d’honneur chiamerebbero il popolo alla rivolta. Invece, quando il loro idolo transalpino, ormai a fine carriera, decide quali media siano degni di esistere, a sinistra non trovano niente da ridire. Questo doppiopesismo vale anche per altri leader europei. Basti ricordare che quando, lo scorso marzo, in nome della difesa dei bambini, il governo di Viktor Orbán ha vietato l’esposizione di bandiere del movimento Lgbtq e altro sui palazzi pubblici, i media di Stato o mainstream francesi hanno versato fiumi di inchiostro in articoli lacrimevoli sugli attacchi dei soliti nazionalisti al loro mondo ideale arcobaleno. Il canale d’informazione pubblico France Info ha ad esempio pubblicato un reportage nel quale un ungherese dichiarava tragicamente: «Non immagino il mio avvenire qui». La Tribune du dimanche ha invece parlato di «crociata omofoba di Orbán». Invece quando è stato presentato il manifesto del gay pride parigino 2025, molti media si sono lanciati in lodi sperticate. E pazienza se sul manifesto c’era un cartello con scritto «Contro l’internazionale reazionaria», retto da una donna con capo coperto dal velo islamico, nonché un uomo bianco con croce celtica tatuata sul collo, messo ko da manifestanti «tolleranti» del pride.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.