2021-09-01
L’autonomia di Macron si chiama business
Il capo dell'Eliseo vuole rafforzare l'industria francese della Difesa sganciando l'Ue dall'orbita americana.Emmanuel Macron starà guardando il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto dopo la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riunitosi lunedì sera? Da una parte il presidente francese può cantar vittoria perché è stata approvata con il voto favorevole di 13 Paesi, nessuno contrario e l'astensione di Russia e Cina, la risoluzione proposta da Stati Uniti, Regno Unito e Francia in cui si chiede la creazione di un corridoio di fuga sicura da Kabul. Questo è il bicchiere mezzo pieno.Quello mezzo vuoto, invece, è rappresentato dal fatto che, dopo le mediazioni diplomatiche, è sparito però dal testo finale il riferimento alla safe zone, proposta da Francia e Regno Unito per facilitare, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, le evacuazioni anche dopo il ritiro degli Stati Uniti avvenuto nelle scorse ore. «Sono molto fiducioso che avrà successo», aveva detto Macron scommettendo sulla safe zone.Il testo finale, però, è molto meno ambizioso, più operativo che politico. Per gli osservatori è stato annacquato per convincere Russia e Cina a non esercitare il loro potere di veto. «È un testo piuttosto magro», ha detto all'Agence France-Presse Richard Gowan, esperto dell'International Crisis Group che segue i lavori delle Nazioni Unite. Quanto al presidente francese, secondo Gowan, «è stato colpevole di aver gonfiato l'idea di una safe zone all'aeroporto di Kabul nel fine settimana, o quantomeno di non aver comunicato molto chiaramente».Ragionando sul futuro dell'aeroporto di Kabul, ieri Jean-Yves Le Drian, ministro degli Esteri francese, ha dichiarato che «ci sono colloqui in corso» tra i talebani da una parte e il Qatar e la Turchia dall'altra per la gestione dello scalo. «Dobbiamo esigere che l'accesso sia sicuro», ha aggiunto.E gli sforzi francesi in Afghanistan sono stati notati anche dalla stampa internazionale. Soltanto ieri il Financial Times ha pubblicato un articolo firmato da Victor Mallet, capo della redazione parigina, dal titolo eloquente: Perché la Francia ha avuto le idee più chiare degli Stati Uniti sull'Afghanistan. Sommario: «Parigi, che ha iniziato l'evacuazione degli afgani e del personale a maggio, ha avuto una valutazione “più spassionata" delle medesime informazioni di intelligence».«Voglio rendere omaggio ai nostri analisti, perché avevamo le stesse informazioni di tutti gli altri», ha detto un alto funzionario francese citato dal giornale britannico. «È stata proprio l'analisi a essere diversa, nel senso che una volta che gli americani hanno deciso di andarsene, abbiamo previsto lo scenario peggiore», ha aggiunto. Secondo Jean-Marie Guéhenno, esperto di peacekeeping alla Columbia University di New York, «quando si è più distanti dagli eventi quotidiani a volte si è più obiettivi. Gli americani erano molto impegnati con le forze afgane». Tanto da non vedere che il crollo sarebbe avvenuto in così poco tempo. Forse illusi anche da un certo wishful thinking sulla forza e sulla lealtà dell'esercito regolare.La Francia sembra decisa a contare nella regione. Tanto che il presidente Macron, durante una recente conferenza nella capitale irachena Baghdad, ha invitato a Parigi un politico piuttosto controverso come il nuovo ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, che gode della stima dei Guardiani della rivoluzione e ha stretti legami con Hezbollah, la milizia libanese sostenuta economicamente e militarmente da Teheran.Di Afghanistan il presidente Macron parlerà inevitabilmente anche con il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi durante la loro cena di lavoro in programma giovedì a Marsiglia. Il piatto forte, però, sarà il Trattato del Quirinale, che Roma e Parigi dovrebbero firmare entro fine anno per rafforzare il rapporto tra i due Paesi. Il tutto avviene in una fase di incertezza per il futuro dell'Europa visto che tra meno di un mese finirà dopo 16 anni l'era di Angela Merkel alla guida della Germania.Ed è in questo scenario che la Francia di Macron sta cercando di sfruttare la fase attuale segnata dalla questione afgana per rilanciare un'agenda che abbiamo al centro una maggiore autonomia strategica dell'Unione europea (anche nell'ottica di rilanciare l'industria della difesa francese).Il ritiro degli Stati Uniti non rappresenta che una conferma del fatto che le priorità sono cambiate a Washington, dove gran parte dell'attenzione è focalizzata sull'Indo-Pacifico. Ed è anche per questo che gli Stati Uniti questa volta, a differenza di quanto accaduto negli ultimi decenni, potrebbero vedere di buon occhio un rafforzamento nelle capacità strategiche dell'Unione europea purché nel contesto Nato. Per non dover badare, almeno non troppo, a situazioni regionali come, per esempio, la Libia.C'è, però, un ostacolo. Dopo la débacle afgana, si parla ancora una volta di esercito comune europeo. Ma, come raccontavamo ieri sulla Verità, questi sforzi rischiano di cadere nel vuoto se prima non si raggiunge un'intesa tra i 27 Stati membri dell'Unione europea. E vista l'incertezza tedesca e il voto in primavera in Francia, la strada appare già in salita.
Jose Mourinho (Getty Images)