2019-11-29
Macché rigurgito neofranchista. Vox vuole la Spagna «great again»
Il movimento del Trump iberico fa il pieno di voti combattendo i guasti del conformismo progressista di socialisti e popolari.Ha stupito e scandalizzato molti il recente risultato del nuovo partito spagnolo Vox, che in pochi anni ha raggiunto il terzo posto nella democrazia iberica, superando il 15% dei voti e ottenendo oltre 3.600.000 suffragi.Nato nel 2013 come piccola scissione del Partito popolare, Vox festeggerà il prossimo 17 dicembre i 6 anni di esistenza. La sua breve storia, però, e la sua dottrina, sono ricche di insegnamenti per gli osservatori non superficiali della politica europea e dell'avanzare imperterrito della cultura neoconservatrice la quale, essendo stata cacciata dal centro e dai tradizionali partiti democristiani, rinasce a destra. Con maggior convinzione, maggior dinamismo e con un futuro tutto da scrivere.L'attuale dirigente del partito, Santiago Abascal (Bilbao, 1976) eletto alla testa del movimento nel 2014, sembra voler operare una felice sintesi tra le istanze tradizionali della Spagna cattolica (per secoli monarchica e fiera dell'hispanidad) e le dinamiche sociali dell'attuale congiuntura economica. In cui le promesse di prosperità legate all'Europa di Bruxelles non sono state mantenute ed anzi hanno segnato un impoverimento della classe media, unita ad una tragica perdita del potere d'acquisto dei ceti popolari.Parlare di Spagna è quasi impossibile senza citare almeno di passaggio la guerra civile (1936-1939) in cui prevalse con le armi il caudillo Francisco Franco (1892-1975) e si mantenne in sella per decenni, perché unito saldamente ad un blocco sociale forte, fatto di cattolici - sostenuti dai vescovi che appoggiarono ufficialmente l'Alzamiento contro le violenze dei rossi - di contadini, di piccoli proprietari e di gran parte delle classi medie. Il dopo Franco segnò un periodo di apparente pacificazione, in cui socialisti e popolari gestirono e si spartirono il potere, senza però arrivare ad una ricucitura della nazione in senso forte. Se i socialisti rinunciarono alla violenza di classe e allo Stato marxista, specie dopo il crollo dell'Urss (1991), i popolari si annacquarono anch'essi, non meno rapidamente. Abbandonando, anno dopo anno, gli elementi più tipici della dottrina sociale cattolica (come la sussidiarietà, la preferenza nazionale e la partecipazione agli utili), e divenendo succubi della cultura progressista prevalente, tutta a base di depenalizzazioni varie (droga, aborto, pornografia), divorzio sprint, teoria del gender più o meno imposta nelle scuole, laicismo forsennato e matrimonio gay. Questa corsa al recupero dell'evoluzione sociale, ingessata sotto Franco, raggiunse un acme simbolico difficilmente superabile nella breve era di José Luis Rodríguez Zapatero, capo del governo in anni cruciali (2004-2011).La cultura che ha portato Santiago Abascal all'inatteso successo e che domani forse lo porterà al governo, come accaduto per i suoi alter ego Trump, Salvini, Bolsonaro e Orbán, sta nel rifiuto o almeno nel superamento della politica popolar-socialista a basso cabotaggio. E nella lotta aperta contro ulteriori strappi etici e giuridici, destinati a cancellare la Spagna cristiano spagnola e sostituirla con altro da sé (anche con l'ausilio delle masse di migranti).Per i suoi detrattori, ovviamente, Vox sarebbe un partito xenofobo, maschilista, antimoderno e neofranchista. Ma vediamo brevemente il senso vero di queste accuse. Più che xenofobo, Abascal vuole far riscoprire alla gente, anche contro l'indipendentismo catalano (o basco), il valore della nazione, valore sia culturale che eminentemente sociale. Nessuna politica sociale infatti è concepibile senza distinzione (discriminazione?) tra cittadini e non. E nessun Paese può aiutare tutti i poveri del globo, ma a fatica solo i propri. L'accusa di maschilismo è quella che svela meglio un tratto meno noto di Vox. Ebbene, la politica inaugurata da Zapatero, ripresa oggi da Pedro Sánchez e da Podemos, e mai efficacemente contrastata dai popolari o da Ciudananos, è stata una politica drasticamente femminista. L'odio di classe che certi socialisti spagnoli avevano nei geni, visto che alcuni dei loro nonni combatterono coi royos nella guerra civile, l'hanno trasferita oggi nella più modaiola e apparentemente benefica «lotta dei sessi». Non si combatte però un'ingiustizia, vera, presunta o esagerata ad arte, con un'altra ingiustizia… E la gente, donne incluse, vuole altro.La discriminazione sociale dei cittadini maschi, la maggior penalizzazione della violenza sulle donne, le quote rosa più o meno generalizzate (come se le donne non sapessero cavarsela da sole…) e l'insegnamento del disprezzo della famiglia eterosessuale hanno stancato. Abascal e i suoi, che tra l'altro contano un numero elevato di signore tra i 52 deputati eletti a novembre, hanno deciso di richiedere esplicitamente la fine della propaganda gender nelle scuole e la soppressione delle somme inconcepibili (fino al miliardo di euro) usate per contrastare il femminicidio, finanziando in pari tempo i gruppi sempre più aggressivi del femminismo radicale.Vox vuole abrogare altresì alcune «leggi memoriali» che di fatto impongono agli storici e ai docenti un pensiero unico (progressista) in fatto di guerra civile, dittatura, franchismo. Fino all'assurda censura di Stato verso Colombo e Isabella la cattolica per i loro operati, senza contestualizzazione storica.Siamo a un cambio di paradigma nella politica ispanica? Diciamo che Vox non intende più piegarsi al politicamente corretto delle classi dominanti, come da decenni facevano i popolari. Unendo, in modo nuovo, la «sinistra» che tutela i cittadini più in difficoltà contro gli effetti nefasti della globalizzazione, alla «destra» che promuove la famiglia e l'identità spagnola. Da ritrovare e da rilanciare però, non come un ritorno al passato e all'anteguerra in bianco e nero, bensì come una sfida verso il futuro in cui, probabilmente, i meno radicati (nella storia, nella tradizione, nella famiglia stabile) saranno i più soli, i più orfani e i meno protetti.