2021-06-16
Macché autonomi e indipendenti. I regolatori accontentano i ministri
Il caso dell'Aifa mostra che le «authority» calibrano i loro pareri in base ai desideri dei politici. I quali, però, si nascondono dietro un'idea altrettanto pericolosa, evocata da Roberto Speranza: che decidere spetti alla scienza.Vincenzo De Luca si arrende a Roma, Massimiliano Fedriga attacca: «La confusione avrà ripercussioni». Francesco Figliuolo: «Il piano è ancora fattibile». Attenzione in Lombardia per la variante deltaLo speciale contiene due articoli.«L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Fin qui l'articolo 1 della Carta. Purtroppo la prassi degli ultimi 30 anni ha, di fatto, aggiunto tra i limiti posti all'esercizio della sovranità quello costituito dalle disposizioni emanante da un variopinto insieme di autorità («authority», per aumentarne l'impatto sul popolo bue) o agenzie «indipendenti» o, nel migliore dei casi, «autonome». Tali decisioni sono o lo scudo dietro cui nascondere decisioni politiche già prese, che richiedono di essere bagnate dal sacro crisma della «scienza», oppure, sono una comoda via di uscita per giustificare l'incapacità del politico di prendere una decisione. E non sappiamo onestamente indicare quale delle due opzioni sia la peggiore. La strisciante e ormai datata sconfitta della politica come luogo di composizione del normale conflitto sociale, per fare posto a una presunta neutralità e oggettività della scienza, ha trovato la sua epitome nella gestione dell'epidemia da Covid-19.Per mesi, le parole «Comitato tecnico scientifico» o il suo acronimo, «Cts», sono state ripetute fino allo sfinimento dal decisore politico per definizione, Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dell'epoca. Con il presidente Mario Draghi il registro è purtroppo solo lievemente migliorato. L'ultimo balletto tra l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e il ministro della Salute, Roberto Speranza, ne è una testimonianza. Non è il merito della vicenda che qui interessa - a proposito del quale la confusione regna sovrana, con l'Agenzia europea che ammette Astrazeneca senza problemi oltre i 18 anni e Aifa che fa da scudo al ministro imponendo, fino a 60 anni, il cambio di vaccini che, secondo il contorsionismo verbale del Cts, «non appare essere sconsigliabile» - quanto il metodo, che ci getta nello sconforto.Solo poche settimane fa il direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini, dichiarava che «il vaccino resta utilizzabile in tutte le fasce di popolazione e resta con un beneficio ampiamente favorevole rispetto al Covid». Oggi le posizioni sono cambiate, ma la scienza resta totem inviolabile proprio per mano della politica che si sottrae, dolosamente o colposamente, al suo ruolo.Quanto dichiarato ieri da Speranza al direttore della Stampa, Massimo Giannini, impaurisce e getta al macero qualche secolo di dibattito sull'importanza del metodo scientifico, impropriamente usato come sinonimo di scienza. «Sulle questioni di natura sanitaria le evidenze scientifiche vanno rispettate da tutte le Regioni, in queste ore ci sono interlocuzioni con la Campania. Le nostre indicazioni sono di natura perentoria e devono essere seguite. Non è un dibattito politico ma quello che dicono i nostri scienziati deve essere seguito erga omnes». Stando a queste incredibili parole, il politico è solo latore di un messaggio, asetticamente elaborato nelle stanze degli specialisti e reso equivalente al «Verbo». Da rispettare senza se e senza ma. Allora il politico a cosa serve? I meccanismi di rappresentatività propri della democrazia, vera e unica fonte di legittimazione per decisioni accettabili dai cittadini di uno Stato, sono stati aboliti a favore di agenzie autonome nel conseguimento di finalità fissate dalla politica o, peggio, indipendenti anche nella determinazione di quelle finalità?Speranza sancisce la fine della politica, affermando che «la comunità scientifica internazionale ha dato indicazioni sul vaccino Astrazeneca che sono cambiate con il passare delle settimane sulla base delle evidenze scientifiche. E i diversi Paesi si sono adeguati. Se è raccomandato sopra o sotto i 60 anni non è una decisione politica, non è un presidente del Consiglio, un ministro o un presidente di Regione che decide».Invece è esattamente il contrario. È proprio il politico che ha il ruolo di fare una sintesi delle indicazioni provenienti dai diversi soggetti dotati di competenze specialistiche - e per questo sprovvisti di una visione ampia e della capacità di soppesare componenti sanitarie, sociali, economiche, di breve e lungo periodo - e fornire ai cittadini, che l'hanno democraticamente eletto, indicazioni chiare e spesso necessariamente divisive, proprio perché oggetto di valutazione di parte.Competenza e rappresentatività democratica devono essere in equilibrio, e invece Speranza afferma la propria (strumentale) subordinazione e inutilità sostenendo che «dobbiamo affidarci a chi ci ha guidato in questa stagione: le agenzie regolatorie, il Comitato tecnico scientifico, gli esperti che legittimamente possono cambiare opinione. Le evidenze scientifiche sono cambiate ed è la comunità scientifica che ci guida».Con la stessa aberrante logica il nostro Paese fu condannato nel 2012 a quasi tre anni di recessione, salvo poi ammettere dieci anni dopo che la «scienza» economica si era sbagliata. Anche in quel caso la politica aveva abdicato al proprio ruolo.«Dietro ogni tentativo di annullare la politica come processo di discussione, si nasconde un pericolo dispotico». È la frase con cui il professor Lorenzo Castellani chiude il suo libro L'ingranaggio del potere.Temiamo abbia ragione.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/macche-autonomi-e-indipendenti-i-regolatori-accontentano-i-ministri-2653387857.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="anche-la-campania-beve-il-cocktail" data-post-id="2653387857" data-published-at="1623783098" data-use-pagination="False"> Anche la Campania beve il cocktail Il mix vaccinale funziona e va applicato: ieri mattina il ministero della Salute, attraverso una circolare firmata dal direttore generale della Prevenzione, Gianni Rezza, ha trasmesso la determina del direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini, e il parere della Commissione tecnico scientifica dell'ente regolatore nazionale, in merito all'uso dei vaccini Pfizer e Moderna in schedula vaccinale mista (la cosiddetta vaccinazione eterologa), nei soggetti di età inferiore ai 60 anni che abbiano già effettuato una prima dose con Astrazeneca. Il ministero ha anche risposto per iscritto alla Regione Campania, che aveva bloccato il mix vaccinale in attesa di chiarimenti: «I dati attualmente disponibili», afferma il ministero, «derivanti in particolare da due studi clinici condotti rispettivamente in Spagna e in Inghilterra, forniscono informazioni rassicuranti in merito all'efficacia (in termini di buona risposta anticorpale) e alla sicurezza (in termini di accettabilità degli effetti collaterali) sul completamento del ciclo vaccinale, con un vaccino a mRna (Pfizer e Moderna, ndr), nei soggetti di età inferiore ai 60 anni che abbiano già effettuato una prima dose di vaccino Astrazeneca (ciclo vaccinale misto)». La nota del ministero ha convinto il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, a procedere con la vaccinazione eterologa, che aveva sospeso in attesa di chiarimenti. In Puglia, Michele Emiliano aveva annunciato che «chi volesse fare la seconda dose sempre con Astrazeneca avrà questa possibilità, fermo restando che l'atto della vaccinazione è l'atto del singolo medico, che valuterà caso per caso». Intanto, sono 81 i casi di variante delta finora rilevati in Lombardia: due sono stati identificati ad aprile, 70 a maggio e 9 al 14 giugno. Si registra quindi una tendenza in calo rispetto a maggio, ma ancor più significativa è la scarsa percentuale della variante delta sul totale, che è stata dell'1,2% a maggio e finora dell'1,15% a giugno. «Non c'è dubbio», avverte il presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, a Rainews 24, «che sulla variante indiana è necessario avere la giusta attenzione e precauzioni. I primi studi dalla Gran Bretagna dimostrano che i vaccini sulle ospedalizzazioni e quindi sull'aggravamento della malattia sono molto efficaci per ridurla e quasi annullarla», aggiunge Fedriga, «con percentuali di efficacia che superano il 90%. Premesso che le Regioni hanno sempre applicato le indicazioni ricevute a livello nazionale, va rilevato che la comunicazione convulsa e contraddittoria sull'impiego di Astrazeneca rischia di ripercuotersi negativamente sull'adesione dei cittadini alla campagna vaccinale». «Questo è il momento di stare uniti», esorta il commissario straordinario, generale Francesco Paolo Figliuolo, «di stringerci a coorte. Stiamo uscendo da una pandemia, c'è la luce in fondo al tunnel. I dati sono confortanti, i decessi sono in netto calo ma la pandemia c'è ancora. Gli italiani non devono farsi frastornare ma devono continuare a vaccinarsi». Sulle nuove dosi di Pfizer e Moderna necessarie per procedere con la vaccinazione eterologa, Figliuolo rassicura tutti: «Il piano è ancora fattibile», garantisce Figliuolo, «mi ero preso margini di manovra d'accordo con il premier Draghi e da qui a fine settembre arriveranno 54,5 milioni di dosi, in grado di coprire l'80% della platea dei vaccinabili. Visto che il pericolo è sempre dietro l'angolo, avere una riserva non guasta». L'opposizione attacca: «I continui errori di comunicazione», dice alla Verità la deputata di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli, «creano sfiducia nei confronti del successo della campagna vaccinale, pericolosa nonostante la partecipazione degli italiani. È importante dare sicurezza e nozioni certe ai cittadini».
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».