2018-06-15
Macron si piega all’Italia. I tedeschi: «respingere i migranti è un diritto»
Quando nei dibattiti televisivi spiego che la Francia con gli immigrati si fa gli affari suoi e che dell'Aquarius a Emmanuel Macron gliene importa meno di niente, perché all'inquilino dell'Eliseo premono solo le concessioni petrolifere e l'influenza sul Nord Africa, il minimo che mi possa capitare è di essere guardato con sufficienza. I colleghi, quelli intelligenti che lavorano per le testate super chic, ma che in edicola hanno numeri da choc, sorridono come si sorride di fronte alle parole che escono dalla bocca di un idiota e dall'alto del loro complesso di superiorità lasciano cadere sentenze definitive tipo: «Contro l'Italia non c'è nessun complotto». Come dire: è una favola quella che racconti. E invece no: non c'è nessuna favola, ma una ragnatela di interessi economici e politici che dettano la politica della Francia come quella di altri grandi Paesi. Non c'è nazione che non usi le relazioni internazionali a scopo commerciale, ma i nostri cugini d'Oltralpe, nel far politica con la calcolatrice per stabilire quanto ci guadagnano, battono tutti. E la questione libica unita a quella dei migranti ne sono la prova. Nicolas Sarkozy prima e Emmanuel Macron poi (François Hollande, preso com'era dalle sue tresche in camera da letto, delle faccende nordafricane pare non essersi occupato) hanno entrambi provato a mettere le mani su Tripoli e dintorni. Il primo ha addirittura scatenato una guerra nella speranza di cancellare le tracce dei suoi rapporti economici con Gheddafi e di ottenere come ricompensa qualche ricca fornitura per le aziende nazionali. Macron, al contrario del predecessore, non aveva affari né finanziamenti da nascondere, ma ciò non gli ha impedito di inseguire il progetto di pacificare l'area per poi averne dei vantaggi di natura commerciale.Fin qui non dico che il gioco francese si potrebbe giustificare, ma forse si potrebbe capire. Gli affari sono affari e il petrolio è l'affare più liquido che ci sia, dunque nessuno stupore che i transalpini si diano da fare. Ma i francesi non si sono limitati a cercare di modificare gli equilibri dell'area per portare dalla loro parte i libici. In qualche misura hanno grandi responsabilità anche nel flusso di migranti che arriva dal Nord Africa, perché di fronte alle carovane che risalgono il Continente nero, territorio in cui sono di casa, hanno sempre girato la testa dall'altra parte, quando non hanno agevolato l'esodo. Invenzioni messe in giro dagli amici di Matteo Salvini? Non proprio. Per rendersi conto che non si tratta di fantasie leghiste, ma di una realtà supportata da prove, è sufficiente rileggere un vecchio articolo comparso meno di un anno fa su una testata che può essere sospettata di tutto tranne che di dare man forte al ministro dell'Interno. Il servizio in questione infatti è comparso su Repubblica a firma del suo vicedirettore Gianluca Di Feo. Il collega, nel reportage scritto in seguito alla decisione di Macron di chiudere i porti francesi ai migranti economici, descriveva il tragitto percorso da decine di migliaia di immigrati per raggiungere le coste del Mediterraneo. Già alla terza riga si capiva il nocciolo della questione. «Da oltre due anni l'esodo dall'Africa verso l'Europa passa sotto gli occhi delle truppe francesi, che nulla fanno per ostacolare gli affari dei trafficanti d'uomini». La descrizione era precisa. «La rotta fondamentale per la Libia ormai è una sola: attraversa il Niger, passando da crocevia di Agadez, per poi raggiungere Séguédine. E il terminale di questa carovana è sorvegliato da un vecchio fortino coloniale chiamato Madama, accanto al quale nel 2014 i francesi hanno costruito una potente base militare». Sotto gli occhi dei legionari francesi da lì sono passati poco meno di 300.000 immigrati. Di Feo scrive che ci sono foto in cui si vedono gli equipaggi dei blindati dell'Armée che salutano camion carichi di decine di presunti profughi. Nigeriani, senegalesi e ghanesi diretti a Nord, pronti per essere imbarcati sui barconi in partenza per le coste italiane. Io stesso ho visto fotografie dal satellite che testimoniano il passaggio degli immigrati a un chilometro e mezzo dalla base militare francese. Eppure Macron, il presidente che vomita fiele contro l'Italia che ha respinto la nave di una Ong, sembra non saperne niente.A quanto pare all'inquilino dell'Eliseo non risulta neppure che da tempo sia l'Unione europea che il nostro Paese premano per mettere un tappo alla frontiera del Niger, Paese che, pur essendo da sempre sotto l'influenza francese, stranamente si oppone alla presenza di truppe straniere che pongano fine all'esodo. Possibile che il capo della République non sia informato di un fenomeno che coinvolge alcune centinaia di migliaia di persone? È immaginabile che il presidente francese non sia stato allertato dai comandanti della guarnigione di Madama o dai capi dei suoi servizi segreti? Eppure le migrazioni verso l'Europa hanno un impatto economico oltre che sociale e sono diventate nel corso degli ultimi anni un tema cruciale.A fronte di questi dati, a me pare certo un fatto. La Francia non muove un dito per fermare i migranti che gli passano sotto il naso perché le conviene. Forse il tornaconto consiste nel destabilizzare l'Italia per poi prenderne ciò che resta. Forse ci sono altri vantaggi che sfuggono alla nostra mente poco portata per le analisi chic di alcuni nostri colleghi. Sta di fatto che se anche non si tratta di un complotto, c'è un disegno francese che non ci favorisce. Non c'è una Francia di buon cuore che si contrappone a un'Italia che ha un animo di pietra. A Macron dei migranti dell'Aquarius e di quelli che premono alle frontiere di Ventimiglia non gliene frega niente. Vuole solo continuare a fregarsi le mani per gli affari portati a casa dal suo Paese. Dunque, oltre a chiudere i porti, Salvini si dia da fare anche per chiudere la bocca all'uomo che si illude di essere il nuovo Napoleone.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)