2022-07-19
Ma avere le riserve piene è una beffa. Rischiamo di doverle dare a Berlino
La Germania è sempre più a corto di combustibile e Gazprom infierisce sul Nord Stream 1: «Forniture tagliate per forza maggiore». Il meccanismo Ue, però, obbliga chi ha fatto più stoccaggi ad aiutare i Paesi in difficoltà.Germania sull’orlo del baratro. Non si contano più, ormai, gli studi contenenti previsioni catastrofiche per l’economia tedesca nel caso in cui il flusso dal gasdotto Nord Stream 1 non dovesse riprendere tra il 21 e il 22 luglio. Neppure in occasione della crisi del 2008, o in quella del 2011, è stata tanto alta la preoccupazione dell’establishment e dell’opinione pubblica per le sorti del Paese. Molte grandi aziende sarebbero condannate alla chiusura, con impatti drammatici sull’occupazione, sulla crescita, sull’inflazione e sulla tenuta sociale. Ieri è emerso che Gazprom ha inviato una lettera ai propri clienti in Europa invocando la causa di forza maggiore sulle mancate consegne di gas dal 14 giugno scorso, giorno a partire dal quale Mosca ha ridotto le forniture del 60% sul gasdotto Nord Stream 1. Con ciò Gazprom si dichiara non responsabile per le mancate consegne e sembra preannunciare che i flussi di gas dalla Russia non riprenderanno dopo il termine del periodo di manutenzione del gasdotto. Il management di Uniper, maggior importatore di gas dalla Russia, ha reagito immediatamente con asprezza, dichiarando la lettera ingiustificata e rigettando la pretesa forza maggiore. Proprio Uniper resta sotto i riflettori: la società, per fornire i propri clienti, sta comprando sul mercato il gas che la Russia non ha fornito, e questo genera un buco nei suoi conti che si stima intorno ai 30 milioni euro al giorno. Nel disperato tentativo di limitare questa voragine, Uniper preleva gas dagli stoccaggi, anziché immettere. Ciò determina che gli sforzi del sistema tedesco di portare gli stoccaggi a un riempimento dell’80% siano vani. Da una settimana ormai la percentuale di riempimento degli stoccaggi non si schioda dal 64,5%. Il governo tedesco sta cercando un difficile accordo con il maggior azionista di Uniper, cioè la compagnia Fortum, a sua volta di proprietà del governo finlandese. Alcune stime indicano necessità di cassa e ricapitalizzazione per un totale di 10 miliardi di euro, un onere che la Finlandia non vorrebbe sostenere e che, nel caso di chiusura totale del Nord Stream 1, risulterebbe superiore ai 30 miliardi di euro. La trattativa tra i due governi è aperta. La Commissione europea presenterà domani le proprie raccomandazioni per diminuire i consumi di energia nel continente, con l’obiettivo di risparmiare circa l’8% di energia. La richiesta della Commissione sarà di un avvio immediato della riduzione dei consumi, anche se non ci saranno raccomandazioni specifiche per Paese. La Germania sarà quello in cui la carenza di gas sarà più pesante, per imprese e cittadini, dunque la Commissione è particolarmente solerte e attiva nel tentativo di sollecitare la solidarietà degli altri paesi. Il governo di Olaf Scholz sta anche negoziando in questi giorni un accordo di solidarietà con la vicina Repubblica Ceca, dopo quelli già siglati con Italia, Austria e Danimarca. In virtù di questi patti, chi invoca la solidarietà può chiedere alla controparte una fornitura di gas di emergenza, della quale sono già definite le condizioni di prezzo e di consegna. L’Italia è il maggior candidato a fornire tale assistenza alla Germania, date le sue dimensioni. Se il meccanismo venisse attivato, è ragionevole pensare che l’Italia fornirebbe gas alla Germania lasciando in territorio tedesco parte della fornitura che riceve dalla Norvegia, disponibile per il prelievo dal gasdotto TENP. Pare infatti che la rete di gasdotti europea non sia strutturata per un contro flusso Sud-Nord (né Ovest-Est) di grandi entità, avendo sempre funzionato da Nord in direzione Sud e da Est in direzione Ovest. È comunque difficile che la Germania riesca a stipulare altri accordi in Europa, visti le posizioni critiche di diversi Paesi nei confronti di Berlino. Il governo di Viktor Orban, ad esempio, ha già messo le mani avanti e ha decretato che da agosto saranno vietate le esportazioni dall’Ungheria di qualunque combustibile, legname compreso.Una Germania che chiede la solidarietà degli altri Paesi è del resto quasi un unicum e rappresenta una vera e propria nemesi per il dominus dell’Unione. Possiamo ricordare qui, infatti, che solo nel marzo del 2020, all’inizio della pandemia di Coronavirus, la Germania vietava l’export di mascherine e dispositivi medici, senza alcuna riguardo alla solidarietà verso altri in difficoltà, come ad esempio era l’Italia in quei primi, drammatici giorni. Le richieste di solidarietà tedesche sul gas irritano poi, particolarmente, la Polonia, che è stata uno dei maggiori oppositori del gasdotto Nord Stream 1 (e 2), perché avrebbe indebolito il fronte orientale dell’Unione. A suo tempo, la Germania non si curò delle critiche e delle proteste polacche e senza fare un plissé portò a termine il progetto. Così oggi, a Varsavia, alla preoccupazione per il momento difficile si aggiunge forse una punta di legittima schadenfreude. Come dimenticare, poi, nel 2011-2013, il waterboarding finanziario cui furono sottoposti i governi di Grecia, Spagna, Portogallo e Italia da parte del governo tedesco e del quasi onnipotente ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, per salvare le banche francesi e tedesche esposte verso quei Paesi? Soprattutto Grecia e Portogallo ricordano certo molto bene la solidarietà tedesca, fatta di nein, imposizioni e diktat.