2021-03-30
I big M5s in bilico a caccia del «buen retiro»
La tagliola del doppio mandato rischia di lasciare a casa 65 parlamentari. In pericolo anche le poltrone di Luigi Di Maio, Roberto Fico, Alfonso Bonafede e Danilo Toninelli. Ma ci sono i salvagente: Comuni, aziende di Stato e partito. Giuseppe Conte verso la guida del Movimento (con una sua corrente).Giuseppe Conte si prepara a prendere formalmente la guida di quel che resta del Movimento 5 stelle e già fioccano le soluzioni da azzeccagarbugli. Come le trovate in stile pura casta 100% per far digerire la pillola ai 65 parlamentari che dovranno lasciare il seggio alle Camere, fatte di candidature a sindaco, poltrone e poltroncine in enti pubblici e incarichi di partito. E se mandare avanti il Movimento costerà di più, pazienza. In fondo in cassa ci sono ancora 7 milioni di «restituzioni» degli stessi parlamentari da dare in beneficenza. Un po' di auto-beneficenza aiuterà a ritrovare la pace e la comunione d'interni.Tutti gli occhi degli eletti di M5s in queste ore sono su Conte, che nelle prossime ore, e comunque entro Pasqua, dovrebbe accettare l'offerta dell'Elevato Grillo e diventare formalmente il capo del partito. Perché di partito ormai si tratta, considerata la mole di pasticci anche giuridici che l'avvocato di Volturara Appula deve risolvere e che nascono proprio dalle origini ruspanti dei grillini. A chi gli ha chiesto come vanno i preparativi della sua futura leadership, l'ex premier non ha nascosto di essere molto preoccupato per il «caos» che ha trovato. Pare che abbia letto e riletto lo statuto una decina di volte, abbastanza incredulo, e che anche le clausole dei rapporti con la Casaleggio e Associati lo abbiano lasciato «poco convinto», per usare un eufemismo. E allora Conte ha consigliato a Beppe Grillo di evitare una guerra per carte bollate con Davide Casaleggio, «in cui tutti hanno qualcosa da perdere e che farebbe solo godere i grandi giornali e i nostri nemici». Il comico genovese ha capito il messaggio ed è per questo motivo, ovvero dare un segnale di pace all'erede algido dell'amico Gianroberto, che venerdì ha deciso di confermare contro ogni previsione la regola ferrea dei due mandati al massimo per i «portavoce» del Movimento in Parlamento.Si tratta di una tagliola micidiale, che da un lato taglierebbe fuori 65 parlamentari, in una situazione dove, per altro, sondaggi alla mano, oltre metà dei grillini rischierebbe comunque di restare a casa nel 2023 (e oggi chissà quanti rimpiangono di aver votato la diminuzione dei parlamentari). E dall'altro esporrebbe M5s a una nuova fuga di deputati verso altri partiti, a cominciare da Lega e Fratelli d'Italia. Solo per fare alcuni nomi, con il divieto al doppio mandato sarebbero fuori gioco Luigi Di Maio, Vito Crimi, Paola Taverna, Alfonso Bonafede, Danilo Toninelli, Roberto Fico, Carlo Sibilia, Sergio Battelli. Ma il blocco vale anche a livello locale e segherebbe anche delle big come la laziale Roberta Lombardi e l'abruzzese Sara Marcozzi. E così, per non avere un numero così elevato di scontenti e potenziali nemici per i prossimi due anni, Conte ha spiegato a Grillo che bisogna assolutamente accompagnare il divieto del triplo mandato con una specie di «welfare parlamentare».I pilastri di questo welfare to work, come direbbero gli esperti di politiche del lavoro, sono in sostanza di tre tipi. Il primo sbocco sarebbe quello di essere candidati sindaco, ovviamente con accordi che coinvolgano anche il Pd, perché altrimenti sarebbe troppo rischioso per il grillino di turno. Per esempio, il presidente della Camera Roberto Fico potrebbe correre a Napoli, anche se al momento il Pd sembra orientato sull'ex ministro Gaetano Manfredi. Il secondo pilastro sono le poltrone nelle partecipate di Stato, con quelle cinquecento cariche da rinnovare entro l'estate, anche se su questo l'ordine di scuderia è di stare assolutamente in silenzio. La terza via d'uscita invece è stata buttata lì con un certo mestiere dal romano Francesco Silvestri, giovane tesoriere di M5s a Montecitorio. Intervistato ieri dal Fatto Quotidiano, il tesoriere ha detto, alla voce «ristori» per i trombati: «Si può pensare a incarichi rilevanti nel M5s, sempre passando per un voto degli iscritti». L'intervistatore non ha chiesto se tali incarichi di partito sarebbero remunerati (e se tanto o poco), ma evidentemente era scontato. In ogni caso, che si sia già entrati ufficialmente in una nuova era, quella delle furbate levantine, è testimoniato proprio dall'idea di nobilitare una pratica da vecchio Pci, come quella di ripescare i trombati con un ufficietto al partito, ma ingentilendola con la storiella del «voto degli iscritti». Il tutto quando neppure si sa se ci sarà o meno la piattaforma Rousseau.Altro segnale della nuova era è che anche Conte, che in quindici giorni di studio e colloqui riservati ha già capito benissimo in che razza di Vietnam sta entrando, si fa la sua corrente. Si chiama «Italia Più 2050», e a dispetto del nome da organizzazione di pensionati, mette insieme vari finanziatori, esponenti locali e alcuni big nazionali come Sibilia, Giuseppe Brescia e Dalila Nesci. Ovviamente, «Italia Più 2050» nei prossimi giorni è destinata a diventare la casa di tutti i grillini che pensano al futuro. Anche perché il passato, con la nascita delle correnti, è già assicurato.