2023-03-27
«L’utero in affitto nega i diritti ai bimbi»
Marina Terragni (Facebook)
Per l’attivista femminista Marina Terragni «ogni piccolo deve stare con la mamma e conoscere le proprie origini. La surrogata non lo permette. In Italia non esistono minori di serie A e di serie B, nonostante i media dicano il contrario».Un Paese disorientato dal «piagnucolio di adulti infantilizzati, che pensano di poter fare tutto quello che vogliono, anche vendere a pezzi il corpo femminile». Ci tiene a sgombrare il campo dalle ambiguità, Marina Terragni, giornalista e scrittrice che da anni si batte per la tutela dei diritti delle donne: «In Italia non esistono bambini di serie A e di serie B, i diritti di tutti i piccoli vengono tutelati e protetti, nonostante un certo universo mediatico e politico stia tentando di convincerci del contrario». Terragni, c’è il rischio che questa tendenza prenda piede? «Il rischio c’è e mi preoccupa. Hai voglia a spiegare che l’interruzione delle trascrizioni in Italia dei certificati di nascita esteri non limita in alcun modo i diritti dei figli di coppie omogenitoriali, la cui filiazione può avvenire con l’adozione in casi particolari. Ci sarà sempre il tentativo di mistificare il tema per provare a spostare l’attenzione dal problema principale, cioè la pratica dell’utero in affitto». I bambini, gli unici a non avere voce in questa storia, sarebbero una sorta di scudo? «A qualsiasi bambino figlio di un genitore single viene garantito il rispetto dei diritti essenziali. Poco o nulla, invece, si dice rispetto a due diritti fondamentali che ai bambini nati attraverso maternità surrogata vengono sottratti proprio da chi li mette al mondo». Quali? «Il diritto di stare con la propria madre, tanto per cominciare».Spesso, nella maternità surrogata, la gestante non è la madre genetica. «Dobbiamo assumere il punto di vista del bambino, che sicuramente farà i conti - se mai gli verrà comunicato - con il fatto che la madre gestante e quella genetica sono due persone diverse. Il momento della nascita è fondamentale, ed è in quegli attimi che si realizza la prima privazione di un diritto fondamentale: il bambino viene portato via appena partorito e separato dalla sua matrice, cioè la donna che lo ha messo al mondo e che il neonato riconosce attraverso una serie di segnali chiarissimi, come la voce, il ritmo del cuore, il calore del corpo».Molte coppie che ricorrono alla maternità surrogata raccontano di rapporti e contatti con la gestante anche dopo la separazione: che effetto le fanno le loro storie?«Al bambino non interessa nulla di ricevere gli auguri di Natale o, magari, qualche regalo da una signora che vive in Canada. Potrà trovarla una cosa simpatica, ma l’attaccamento è stato ormai impedito, il legame si è spezzato. L’attaccamento terrorizza i committenti».Qual è il secondo diritto negato?«La Corte europea dei diritti dell’uomo stabilisce che ognuno di noi ha il diritto di conoscere le proprie origini. Sulla verità non si scherza: non si può raccontare al figlio di madre surrogata la favola della belly mommy, che è stata tanto buona perché ha donato la sua pancia. Queste sono balle, nessuno meglio dei bambini è in grado di percepire le balle e i non detti».L’utilizzo dell’espressione gestazione per altri, che pone l’accento su un aspetto altruistico, è fuorviante?«Magari c’è anche una componente altruistica: spesso, le donne sono guidate dall’ideologia di fare del bene e probabilmente c’è bisogno di una narrazione di questo tipo, altrimenti diventa difficile da sostenere psicologicamente. Tuttavia, basterebbe leggere uno di quei contratti per rendersi conto dell’assurdità della pratica: la vita sessuale viene regolamentata, così come l’alimentazione, il diritto di decidere se portare a termine la gravidanza viene precluso». C’è chi parla di «nuovo colonialismo»: lo ritiene eccessivo?«Se per colonialismo intendiamo lo sfruttamento di ragazze povere da parte di ricchi occidentali, non vedo perché non potremmo usare questa espressione, anche se durissima da mandare giù. Secondo me, è peggiore il concetto del “dono”, che ho sentito descrivere ad alcuni padri adottivi».Cioè?«La madre surrogata che decide di donare un figlio è un’assurdità. Come può sentirsi un bambino di fronte all’idea di non avere alcun valore per la donna che lo mette al mondo? La madre è decisiva per lo sviluppo della nostra personalità».Entro il 2032, secondo le stime della società di consulenza Global Market Insights, l’industria della maternità surrogata varrà 129 miliardi di dollari. «Ci stiamo consegnando mani e piedi al business della fecondazione assistita. Non dimentichiamo che sono stati investiti moltissimi soldi per fare ricerche sull’utero artificiale, esattamente come è stato per il cambiamento di genere. Le nostre naturali capacità riproduttive sono messe a repentaglio da una serie di fattori, eppure nessuno sembra preoccuparsene più di tanto».Il progresso scientifico può indurre al cambiamento dei fondamenti antropologici, come sostiene il fronte femminista?«Per anni abbiamo cercato di porre l’attenzione su questi temi, che sono di fondamentale importanza perché delineano la società del futuro. Eppure, molto spesso ci siamo sentite rispondere che stavamo sollevando questioni marginali, soprattutto da parte della sinistra. Oggi vediamo un sistema mediatico spaventosamente schierato: ci sono conduttori tv al limite della crisi di nervi, drag queen che servono solo a fare spettacolo, opinionisti e politici che raccontano balle, come la falsa notizia dei 150.000 bambini nati da surrogata in attesa di regolarizzazione in Italia». Sul riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali regna il caos: ci sono comuni che riconoscono solo i figli di due mamme, altri che invece aprono alle coppie composte da due uomini, come pensa di fare il sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti. Di fatto, è lo sdoganamento dell’utero in affitto?«Non mi addentro nelle questioni giuridiche, ma c’è un punto che va ribadito: non è stato il governo a interrompere le trascrizioni, ci si è limitati semplicemente al rispetto delle sentenze della magistratura. Per due volte, la Corte di Cassazione ha indicato la strada da seguire in materia. La Corte Costituzionale ha ribadito la condanna della pratica - come espresso dalla legge 40 del 2004, in materia di procreazione assistita - pur evidenziando la necessità di colmare il vuoto legislativo sulla genitorialità che nessun esecutivo, da Conte a Draghi, ha mai proposto di normare». A proposito, sono state incardinate le proposte di legge sulla maternità surrogata e sono stati sollevati dubbi sulla possibilità di rendere la pratica un reato universale: c’è il rischio di incostituzionalità?«Secondo me è un po’ azzardato chiamarlo reato universale, perché ci si espone a una lettura propagandistica». Sarebbe illogico che un tribunale italiano perseguisse come reato un comportamento che invece è legale in altri Stati. «L’obiettivo del femminismo è che l’utero in affitto sia un reato in tutto il mondo, in modo evitare qualsiasi fraintendimento su questa materia». Gli italiani, in maggioranza, bocciano la maternità surrogata. «Non mi stupisce: hanno capito che cos’è la surrogazione. Eppure, sono sicura che un certo universo politico continuerà a fare leva sui diritti dei bambini per provare a legittimare anche una pratica terribile». Il segretario del Pd, Elly Schlein, evita di prendere una posizione chiara sul tema: perché?«Obbligati a prendere posizione sull’utero in affitto, tutti manifestano la propria contrarietà. Da Orlando a Bonaccini, passando per molti altri esponenti del Partito democratico, nessuno si sente di fare una battaglia così impopolare e si arroccano sui diritti dei bambini. Scoprire oggi che sono tutti contrari ci lascia di stucco». Il senatore di Azione-Italia Viva, Ivan Scalfarotto, chiede di riaprire il cantiere della legge sull’omotransfobia. Cosa pensa al riguardo?«La sua proposta, che ipotizzava una estensione della legge Mancino, andava benissimo. Non parlava di identità di genere, di corsi a scuola sull’affettività e la sessualità. Sarebbe stata un’ottima via di uscita, se solo il Pd avesse voluto mollare il ddl Zan. E invece hanno ripresentato quel testo, con il risultato che hanno chiuso la legislatura senza la legge che volevano così tanto. Non posso dire che una norma sull’omotransfobia sia necessaria in Italia, ma il testo di Scalfarotto sarebbe una soluzione votabile. Se proprio dobbiamo farla, che almeno sia fatta bene, evitando le forzature ideologiche alla Zan, la cui esposizione su questi temi è un errore tattico da parte della sinistra».Che cosa intende?«Zan è fortemente divisivo nelle sue posizioni, è incapace di aprire un dialogo. Sarebbe un errore se lui fosse l’estensore di certe leggi, come quella sul matrimonio egualitario. Su certi temi, non c’è bisogno di guerreggiare: in Italia serve una politica che si rimbocchi le maniche e lavori seriamente. Tutti insieme, governo e opposizioni».
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.