2018-08-17
L’Unicef mette alla porta Conticini: «La sua Ong non ci ha soddisfatti»
L'agenzia dell'Onu ha bocciato il modo in cui la Play therapy Africa del fratello del cognato di Matteo Renzi lavorava con i bambini. E promette: «Contatteremo tutti i donatori italiani, neanche un loro centesimo è finito a lui».In questi giorni sui social circola una foto di Matteo Renzi e di suo padre Tiziano con il sorriso dei giorni migliori. Sotto la loro immagine c'è il simbolo dell'Unicef, ma il nome dell'organizzazione è storpiato in Unirenz ed è accompagnato dallo slogan: «Dona un euro! Aiutateci a casa nostra». L'inchiesta della Procura di Firenze sulla presunta sottrazione di fondi all'Unicef e ad altre organizzazioni umanitarie da parte di Alessandro Conticini (fratello di Andrea, cognato di Matteo Renzi e indagato a sua volta) sta assumendo i contorni del tormentone. Ed è per questo che, mentre difesa e accusa sembrano giocare una partita a scacchi, le cui prossime mosse non arriveranno prima di settembre, l'Unicef ha deciso di pubblicare online un documento chiarificatore con domande e risposte sul caso. Un questionario da cui si intuisce il fastidio dell'agenzia dell'Onu per l'accostamento del proprio nome a tale vicenda. Dal testo pare altrettanto evidente il desiderio di lasciarsi definitivamente alle spalle la sfortunata collaborazione con Conticini, il quale da alcuni anni non coopera più con l'Unicef, ma ha iniziato una nuova carriera da immobiliarista in Portogallo. Dal 2008, quando fondò e divenne direttore della Ong Play therapy Africa, al 2016, l'imprenditore ha ottenuto dall'Unicef, dalla Fondazione Pulitzer e da altre organizzazioni umanitarie 10 milioni di dollari di donazioni. Secondo la Procura di Firenze 6,6 milioni di questi fondi sarebbero stati utilizzati da Conticini per fini personali. Per questo dall'Unicef ci tengono a prendere le distanze: «La Play therapy Africa è stata una tra le migliaia di "implemening partner" con cui l'Unicef ha avuto a che fare nel corso degli anni, negli oltre 150 Paesi in via di sviluppo in cui opera stabilmente». Nell'ottobre 2008 l'Unicef stipulò un contratto con la nuova organizzazione di Conticini, la quale aveva «lo specifico incarico di fornire servizi di assistenza psicologica tramite approccio ludico (clown terapia) ai bambini vittime di traumi in alcuni Paesi dell'Africa orientale». L'Unicef, palesemente in imbarazzo, scodella le vecchie referenze di Conticini e della sua Pta: «Era una nuova realtà nel panorama della cooperazione internazionale, ma era stata accreditata come propria branca africana da una nota e seria Ong internazionale (la Play therapy international, ndr) ed era diretta da una persona - Alessandro Conticini - che aveva lavorato per alcuni anni (2005-2008) quale child protection specialist presso Unicef Etiopia». Ma subito dopo aver giustificato l'avvio della collaborazione con Conticini, arriva, inaspettata, la notizia della traumatica chiusura: «Non soddisfatta della qualità dei servizi resi, in una successiva fase di monitoraggio (settembre 2013) l'Unicef ha ritenuto di concludere la partnership con Pta. Da quel momento sono cessati definitivamente i rapporti fra Unicef, Play therapy Africa e Conticini». Dunque nell'autunno di cinque anni fa, i responsabili dell'Unicef appurarono che la Ong non operava come avrebbe dovuto e per questo gli tagliarono i fondi. Una bocciatura senza appello a cui segue un ulteriore presa di distanze: «Mai un solo centesimo delle donazioni fatte dai cittadini italiani all'Unicef Italia è stato versato a Play therapy Africa, al signor Conticini o ai destinatari finali dei supposti finanziamenti illeciti alle società di cui sopra». Per meglio chiarire questo punto la branca italiana dell'organizzazione anticipa che nei prossimi giorni ricontatterà «uno ad uno i donatori fuorviati da una incivile campagna mediatica, in corso soprattutto sul Web e condotta da personaggi senza scrupoli».Visto il giudizio negativo sull'operato di Conticini, non stupisce che il fondo per l'infanzia prometta collaborazione alla magistratura: «Sin dall'inizio dell'indagine, nel 2016, l'ufficio legale dell'Unicef a New York ha collaborato pienamente con la Procura della Repubblica di Firenze (…). L'Unicef Internazionale ha assicurato di avere tutta l'intenzione di collaborare con la magistratura italiana anche in futuro». Per dimostrare fattivamente questa volontà l'organizzazione dovrà presentare denuncia contro Conticini e suo fratello Luca per appropriazione indebita, consentendo al procedimento di andare avanti anche per quell'ipotesi di reato. Sul punto l'organizzazione fa sapere che «il quartier generale di New York non ha ancora ricevuto alcuna richiesta di rogatoria o di collaborazione a fini giudiziari da parte delle autorità italiane» e di voler prima «venire a conoscenza dei risultati preliminari delle indagini in corso, delle somme effettivamente oggetto di appropriazione indebita e delle modalità da seguire per sporgere querela di parte». Se l'Unicef appare abbastanza in sintonia con gli inquirenti, è ben diversa la posizione dell'anziana benefattrice americana Cecille Stell Eisenbeis, moglie di Michael Edgar Pulitzer, la quale con Il Fatto quotidiano ha preso le difese di Conticini: «Non ho nessuna intenzione di denunciare Alessandro. Anzi mi dispiace che le autorità italiane lo accusino. Sono stata spesso in Africa e ho visto con i miei occhi come lavora. Lui e la moglie Valérie Quéré hanno fatto un lavoro eccezionale». La signora ha raccontato che a metterla in contatto con Conticini fu sua sorella Christine, quando entrambi si trovavano ad Addis Abeba, e che da lì iniziò la loro collaborazione. Dal 2009 al 2016, cioè sino a tre anni dopo la chiusura della Pta, dalla Fondazione Pulitzer sono stati inviati a Conticini 5,5 milioni di dollari di contributi. La difesa d'ufficio della donna si basa, però, su ricordi ormai un po' sbiaditi, come ha ammesso lei stessa: «Non sento Alessandro da almeno tre anni (…) Qualche anno fa mi sono ammalata e da allora non sono più andata in Africa, ma era tutto sotto controllo». Evidentemente nel fascicolo dei magistrati fiorentini si trovano dati molto diversi.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)