2024-09-20
L’Ue va alla guerra, sinistra spaccata in tre
L’Eurocamera approva la risoluzione che autorizza l’Ucraina a usare le nostre armi sul territorio russo. Contrari Lega, Fdi, Fi e M5s. Dem spaccati tra «sì», «no» e astenuti. Un altro bel passo in avanti sulla strada verso la catastrofe: il Parlamento europeo ieri ha approvato, con 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astenuti, il paragrafo 8 della risoluzione (non vincolante) sul sostegno all’Ucraina che «invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso delle armi occidentali consegnate all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo». Va sottolineato come la stragrande maggioranza degli eurodeputati italiani, di maggioranza e opposizione, si siano espressi contro questo punto. Hanno votato no Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia (con l’eccezione di Massimiliano Salini), M5s e Avs. Si è spaccato, manco a dirlo, il Pd, un partito che non riesce ad avere una linea chiara praticamente su nulla. Hanno votato contro il paragrafo il capodelegazione Nicola Zingaretti, Camilla Laureti, Annalisa Corrado, Alessandro Zan, Sandro Ruotolo, Antonio Decaro, Matteo Ricci, e Brando Benifei. Non hanno partecipato al voto sul punto 8 della risoluzione Stefano Bonaccini, Raffaele Topo, Giuseppe Lupo, Alessandra Moretti, Irene Tinagli e Pierfrancesco Maran. Lucia Annunziata si è astenuta, ma poi ha fatto sapere di aver sbagliato a votare, e di essere contraria (a correggersi dopo il voto anche gli eurodeputati di Fratelli d’Italia-Ecr Lara Magoni e Ruggero Razza e Marco Falcone di Forza Italia). A favore dell’utilizzo delle armi europee per attaccare la Russia la vicepresidente dell’Europarlamento, Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini (entrambe del Pd). «Voterò a favore dell’articolo 8», ha scritto sui social Picierno, «che invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo». Sconcertante la dichiarazione social della Gualmini: «Voterò a favore della risoluzione sugli aiuti finanziari e militari all’Ucraina», ha scritto la dem «e a favore del punto 8. Sto dalla parte della democrazia e della difesa della libertà. Non sto dalla parte dei Vannacci, dei Bardella, dei Patrioti e dei filoputiniani ormai presenti in dosi massicce al Parlamento europeo». C’è da restare sbalorditi: la Gualmini dimentica di inserire nel suo elenco di «filoputiniani» tutti i suoi colleghi di partito che hanno votato o si sono astenuti contro il punto 8. Va sottolineato come le delegazioni italiane abbiano votato in maniera difforme dalle rispettive «famiglie» europee, visto che Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi si sono espressi in massa a favore del punto in questione. Del resto, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani prima del voto è stato cristallino: «Noi voteremo al Parlamento europeo no all’emendamento che prevede l’utilizzo delle armi al di fuori del territorio ucraino», ha dichiarato in mattinata Tajani, «in sintonia con quello che ha sempre deciso il governo, e in sintonia con le scelte del Consiglio Affari Esteri che non ha approvato la proposta di Borrell di usare le armi fuori dal confine ucraino. Voteremo a favore della risoluzione e sostegno dell’Ucraina. Noi siamo dalla parte dell’Ucraina. Ecco perché voteremo sì e continueremo ad aiutarla politicamente, finanziariamente e anche militarmente, ma non siamo in guerra con la Russia». La stessa Giorgia Meloni, in occasione della recente visita a Roma del premier inglese Keir Starmer, ha ribadito che sulle armi «ogni Paese decide per sé» e che per l’Italia la questione dell’uso dei missili a lunga gittata in territorio russo «non è in discussione». Vedremo ora cosa succederà: Vladimir Putin, lo scorso 12 settembre, ha detto chiaramente che «se l’Occidente dà il via libera a Kiev per l’utilizzo delle armi a lungo raggio di cui rifornisce l’Ucraina per colpire obiettivi russi, ciò cambierebbe in modo significativo la natura stessa del conflitto, non significherà altro che la partecipazione diretta dei Paesi della Nato nella guerra in Ucraina e quindi nella guerra contro la Russia». Ieri il presidente della Duma russa, Viacheslav Volodin, ha accusato l’Europa di creare le condizioni per una guerra nucleare: «Il Parlamento europeo», ha detto Volodin, «ha invitato i Paesi dell’Unione europea a revocare le restrizioni sugli attacchi di Kiev con armi a lungo raggio contro il nostro Paese, ad aumentare il sostegno militare all’Ucraina e a raccogliere fondi tra la popolazione per l’esercito ucraino. Ciò a cui portano questi appelli è una guerra mondiale con armi nucleari». Ma il delirio bellicista non si è fermato nell’Eurocamera: ieri, nel suo ultimo discorso politico a Bruxelles da Segretario generale Nato, Jens Stoltenberg ha alzato ancora l’asticella: «La buona notizia è che abbiamo mantenuto la promessa fatta dieci anni fa di spendere il 2% del Pil per la difesa, ma la cattiva notizia è che questo non è più sufficiente per tenerci al sicuro». Viene da chiedersi se a Stoltenberg e alla Nato stiano più a cuore le strategie geopolitiche, il benessere dei popoli o i profitti, già cresciuti a dismisura, dei fabbricanti di armi.