2019-09-28
        L’Ue stoppò la manovra di Berlusconi per le promesse sull’evasione. E ora tace sui giallorossi
    
 
Il Conte bis promette di recuperare 4 miliardi dalla lotta agli illeciti fiscali. La Finanziaria del 2011 prevedeva un gettito di 3 in due anni. E per la Commissione fu il primo pretesto per dare la picconata a quell'esecutivo.Ogni giorno che passa la flessibilità di Bruxelles rispetto alla prossima manovra diventa sempre più esigua. Ogni giorno il governo deve inventarsi qualcosa di nuovo per fare il gioco delle tre carte in vista della nota di aggiornamento al Def, documento di economia e finanza. Posto che il deficit si aggiri per il 2020 intorno al 2,2% (lasciamo perdere l'idea di arrivare al 2,5% scomputando gli investimenti green), la somma da recuperare per arrivare a 30 miliardi (il perimetro complessivo della legge Finanziaria) sarà comunque di 20. Di questi circa 6 corrispondono a un aumento selettivo dell'Iva, altri dieci arriveranno dalla revisione delle detrazioni e deduzioni fiscali legate alle fonti dannose (inquinanti). Ballano 4 miliardi, esattamente quelli che Giuseppe Conte in coppia con Luigi Di Maio promette di recuperare attraverso la lotta all'evasione. A tutti coloro che hanno superato l'età dell'infanzia appare chiara la presa in giro.Il golem della lotta all'evasione è una bandiera che serve solo a far quadrare i conti in teoria, senza dover reperire coperture reali. Lo sanno i giornali che riportano pedissequamente le dichiarazioni del governo, lo sanno i cittadini e pure i diretti interessati Tant'è che Conte è costretto a inventarsi i punti fragola del fisco, la proposta di creare una card che consentirà di avere indietro il 2 per cento di quello che si è speso. Eppure sembra che saremo costretti a berci con l'imbuto una bugia così patente. Lo immaginiamo per via delle reazioni di Bruxelles. Il silenzio totale sul tema conferma quanto abbiamo sempre scritto. I giallorossi e la Commissione hanno già deciso a tavolino che la manovra del Conte bis dovrà essere una passeggiata. Tasse occulte e tanta fuffa verde. Eppure non è sempre stato così. Nel 2011, la prima spallata al governo Berlusconi arrivò a settembre e fu proprio relativa al contrasto all'evasione fiscale e al gettito derivante. All'epoca, il ministro dell'Economia era Giulio Tremonti. A novembre ricevette la famosa lettera che avrebbe poi portato alle dimissioni di Silvio Berlusconi e all'insediamento del neo senatore a vita Mario Monti. Tremonti come da calendario mandò la bozza della manovra. Dentro aveva previsto in due anni un gettito di poco meno di 3 miliardi provenienti dal contrasto all'evasione fiscale. Il 2 settembre le agenzie stampa lanciarono una uscita a gamba tesa. «L'eccessivo affidamento alla lotta contro l'evasione fiscale previsto nell'ultima manovra dell'Italia preoccupa Bruxelles» disse Amadeu Altafaj Tardio, all'epoca portavoce del Commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn . Nelle settimane successive Tremonti ebbe vari abboccamenti e cercò una sorta di mediazione finita poi a novembre in malo modo. L'uscita del portavoce di Rehn fu la prima crepa che diede il via al crollo della diga berlusconiana. La cosa buffa, se vogliamo fare un paragone con lo storytelling attuale, è che i desiderata di Tremonti erano molto più contenuti delle promesse attuali. Come abbiamo scritto sopra, l'obiettivo dichiarato dai giallorossi vedrebbe un recupero Iva dalla lotta all'evasione di ben 4 miliardi solo nel 2020. Visto che all'epoca la Commissione intervenne a gamba tesa al solo diffondersi delle anticipazione. Non aspettò nemmeno che il testo arrivasse in Aula per essere discusso dai parlamentari. Insomma, se l'Ue volesse usare gli stessi parametri dovrebbe intervenire subito e ammazzare sul nascere le false promesse del Conte bis. Invece le lascia correre consapevole che le coperture arriveranno da altre tasse e che alla fine la parte della manovra cosiddetta espansiva sparirà nel documento finale. Funziona così quando l'onda della comunicazione è travolgente e nessun media oppone allo storytelling i numeri e il semplice buon senso. D'altronde l'attuale governo sta ripescando le dichiarazioni del Di Maio degli ultimi tempi gialloblù. Ancora ieri i 5 stelle ripetevano che dai risparmi legati a quota 100 e al reddito di cittadinanza arriveranno 2,5 miliardi. Tutti a sostenere che saranno usati per misure espansive. Peccato che il Def della scorsa primavera ribadisca che le minori spese debbano andare per forza a diminuire il rapporto deficit/Pil. È una clausola di salvaguardia che non può essere eliminata per il semplice fatto che quei soldi non sono attivi ma debito. Nessuno insorge, nessuno fa presente l'assurdità delle dichiarazioni. Così come nessuno inchioda Conte alle sue dichiarazioni quando sbandiera i risparmi legati al calo dello spread. L'Italia è il Paese dei tesoretti che non esistono e dei conti in disordine. Solo che Bruxelles usa la scusa dei numeri solo con i governi che vuol fare cadere.
        Beatrice Venezi (Imagoeconomica)
    
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