2019-03-30
L’Ue: «Libia è porto sicuro». Poi ci ripensa
Matteo Salvini ha aggiornato la direttiva sulla sorveglianza delle frontiere marittime: «Tripoli può e deve soccorrere gli immigrati, quindi è da considerare affidabile». La Commissione smentisce, ma in una lettera a Frontex aveva affermato il contrario.L'immigrazione torna ad essere motivo di scontro tra il governo italiano e l'Europa. Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha aggiornato la direttiva sulla sorveglianza delle frontiere marittime, sostenendo «la piena legittimità degli interventi di soccorso dei libici, anche perché la presenza dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni garantisce il rispetto dei diritti degli immigrati e nel contempo salvataggi più rapidi». Secondo il ministero, il provvedimento è stato assunto in base al parere «della Commissione europea, secondo cui la Libia può e deve soccorrere gli immigrati in mare, e quindi è da considerare un Paese affidabile». Il riferimento è a una lettera del 18 marzo 2019, firmata da Paraskevi Michou (funzionaria del dipartimento per l'Immigrazione e gli Affari interni della Commissione europea) e inviata all'agenzia europea Frontex. Su questa base, il Viminale ha affermato che, secondo la Commissione, «la Libia può e deve soccorrere gli immigrati in mare, e quindi è da considerare un Paese affidabile, dove gli immigrati che vengono riportati a terra dalla Guardia costiera vengono tutelati dalla presenza del personale Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni». La Commissione Europea - prosegue il ministero - ha poi riportato che la Libia abbia ratificato la Convenzione di Amburgo del 1979: per questa ragione rientrerebbe del tutto nel piano Sar gestito dall'Organizzazione marittima internazionale. Ma non è tutto. Nella missiva, la Commissione ha infatti citato i risultati ottenuti dalla Guardia costiera libica, la quale - secondo dati dell'Oim - avrebbe salvato 15.358 persone nel 2018, riportandole in territorio libico. Delle persone salvate, la maggior parte sarebbero sbarcate presso i porti di Tripoli (62%), di Homs (19%) e di Zawiya (11%): tutte aree in cui è presente il personale dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni. Nei primi mesi del 2019, le persone salvate o intercettate in mare sarebbero invece al momento 779. La lettera sostiene poi che la guardia costiera libica abbia incrementato le proprie performance nel biennio 2017-2018, come «diretta conseguenza del sostegno dell'Unione europea in termini di addestramento ed equipaggiamento». Il tutto mentre - prosegue il documento - «l'Ue si sta impegnando con la guardia costiera libica, che è stata riconosciuta dall'Un sanctions committee come una struttura legittima ed è responsabile nei confronti del governo di accordo nazionale, che a sua volta è riconosciuto dalla comunità internazionale». Insomma, l'aggiornamento della direttiva prende spunto da quanto sostenuto in questa lettera. Per tale ragione, il Viminale conclude dichiarando: «Ne consegue che tali elementi, nel confermare la linea operativa seguita nelle operazioni di search and rescue nel Mediterraneo da parte dell'Italia, avvalorano altresì l'esigenza di rafforzare il riconosciuto ruolo delle Autorità libiche nelle proprie acque Sar». Ciononostante, per quanto il documento europeo sembri di per sé confermare la sicurezza dei porti libici (riconoscendo anche valore all'operato della Guardia costiera locale), nella giornata di ieri è arrivata una smentita proprio dalla Commissione. Un suo portavoce ha infatti dichiarato: «Per quello che riguarda gli sbarchi si applica il diritto internazionale e la Commissione ha sempre detto che al momento in Libia non ci sono le condizioni di sicurezza». Per poi aggiungere: «Tutte le imbarcazioni che battono bandiera Ue non hanno il permesso di fare sbarchi in Libia». Sulla medesima scia si colloca l'Oim: «Confermiamo che la Libia non può essere considerato porto sicuro e l'Oim non è garanzia del rispetto dei diritti umani nel Paese», ha dichiarato il portavoce Flavio Di Giacomo, «siamo presenti nei punti di sbarco e forniamo prima assistenza ma poi i migranti vengono trasferiti in centri di detenzione chiusi dove vengono mandati anche bambini ed è una detenzione arbitraria». Resta tuttavia il fatto che la lettera della Commissione sembri suggerire tutt'altro. E, da fonti del Viminale, trapela una certa irritazione: «I portavoce della Commissione europea - e quanti polemizzano nelle ultime ore - dovrebbero rileggere quanto scritto dalla Commissione europea, così da non finire fuori tema. A proposito delle iniziative per i salvataggi nel Mediterraneo, viene riconosciuta la legittimità ad operare della Guardia costiera libica, sottolineando che la maggior parte delle persone recuperate è stata riaccompagnata nei porti dove svolge la propria attività l'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni). La nota della Commissione europea alla Guardia costiera libica è una gratificazione per l'Italia: il miglioramento dell'affidabilità libica è frutto della sempre più intensa cooperazione con le forze di polizia e militari del nostro Paese. È su queste basi che il ministro Matteo Salvini ha aggiornato la direttiva per la protezione delle frontiere marittime». Per il Viminale, insomma, Bruxelles è caduta in piena contraddizione.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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