2024-06-28
«L’Ue favorisce Berlino sull’energia. L’acciaio italiano viene penalizzato»
L’ad di Cogne Acciai Speciali Massimiliano Burelli: «La Germania gode di agevolazioni che a noi sono negate. Superiamo la concorrenza cinese con la qualità. Aspettiamo il via libera Antitrust per acquisire Mannesmann».Asia, Europa, Italia, Val d’Aosta, c’è un filo diretto che lega la storia e l’attività di Cogne Acciai Speciali, tra i leader mondiali nella produzione di acciai inossidabili (inox), e il suo futuro. Il presente è fatto di acquisizioni, l’ultima quella della tedesca Mannesmann dovrebbe chiudersi a breve, Antitrust Ue permettendo, e concorrenza non sempre leale. Per colpa delle regole Ue che rischiano di ingessare qualche Paese e di favorirne altri e del mercato che, succede per la siderurgia e per tanti altri settori, è globalizzato ma impone vincoli e paletti differenziati a secondo del lato del mondo dal quale lo si guarda. Con l’ad Massimiliano Burelli iniziamo proprio da qui. La concorrenza cinese si fa sentire in modo molto forte anche nel vostro segmento di mercato, quello delle leghe speciali e dell’acciaio inox...«Certamente e non da adesso. Noi comunque abbiamo uno stabilimento in Cina dove lavoriamo molto bene e rispetto al quale nutriamo grandi aspettative. Detto questo, a me piace ricordare che quando io guarda ai clienti nel mondo dell’acciaio vedo due categorie, quelli focalizzati sulle commodity e quelli ai quali invece interessano le “specialità”. Noi siamo concentrati sul secondo livello e anche tutte le acquisizioni portate a termine di recente vanno in questa direzione». Una strategia che vi aiuta a superare la concorrenza cinese? «Certo, perché abbiamo spostato la sfida sul livello della qualità e sul servizio. Circa il 30% della nostra produzione è rivolta all’automotive, ma siamo cresciuti tantissimo anche nell’aerospazio, nell’industria nucleare e produciamo tanto per il mondo del medicale, tutti settori dove il know-how e la specializzazione appunto sono fondamentali». L’Europa intanto parte con i dazi verso Pechino. Mossa giusta? «L’import e l’arrivo di materie prima dalla Cina non è certo una novità degli ultimi anni e che ci sia da trovare un bilanciamento rispetto ai rapporti commerciali con Pechino è un dato di fatto. Io non ci vedo nulla di strano. Del resto quando nel 2018 vennero introdotti i dazi americani, in Europa si decise di far partire azioni di salvaguardia per evitare che tutto il materiale che non andava più negli Stati Uniti venisse portato qui. La tendenza è quella dei mercati regionalizzati e della chiusura delle frontiere, quindi dazi e misure antidumping non sono sorprendenti. Andiamo verso il protezionismo».Ci si difende dal nemico esterno, ma l’Europa riesce a difendersi da se stessa?«In che senso?».L’eccesso di regole e gli obiettivi green così stringenti non ci penalizzano?«L’attenzione che l’Europa ha per transizione green è sicuramente diversa da quela di Asia e anche Stati Uniti, così come non dimenticherei il tema importante della concentrazione. In Asia ci sono pochi player molto importanti, da noi esistono gruppi che magari vorrebbero unirsi ma le logiche Antitrust non sempre lo permettono. E sappiamo bene che per stare al passo con la transizione green e le nuove tecnologie servono investimenti massicci e quindi campioni nazionali e continentali che da noi non si scorgono. Bisognerebbe rivedere un po’ queste logiche». L’energia è un altro tema.«Come sistema Paese abbiamo un evidente svantaggio competitivo nei confronti della Germania che può vantare su condizioni di acquisto e agevolazione economiche che a noi non sarebbero concesse. Avere minori costi energetici nell’elettrosiderurgia è ovviamente fondamentale per riuscire poi a stare nel mercato globale». Colpa dell’Italia o di Bruxelles?«Mi sembra che il governo abbia attivato una serie di dossier che vanno nella direzione giusta, il problema è che le regole europee sugli aiuti di Stato hanno interpretazioni diverse a seconda del Paese che viene monitorato. Servirebbe uniformità di trattamento. Se ci sono delle regole devono essere implementate allo stesso modo per tutti». C’è anche il tema del rottame ferroso, fondamentale per la vostra produzione, che vi sta molto a cuore. «Sì da questo punto di vista il fatto che l’Europa e l’Italia l’abbiano inserito nell’elenco delle materie prime essenziali per la transizione green per noi è fondamentale. Soprattutto in Italia abbiamo visto una sensibilità particolare che non avevamo riscontrato in passato».Tornando all’Antitrust, siete in attesa del via libera della concorrenza Ue per l’acquisizione della tedesca Mannesmann che produce e commercializza tubi in acciaio inossidabile. Siete ottimisti.«Sì lo siamo per un semplice motivo, il nostro modus operandi è lavorare in maniera proattiva, cioè chiedere alle autorità competenti sin dall’inizio se ci sono profili che impattano rispetto alla concorrenza. L’abbiamo fatto in Svezia, Inghilterra e Italia. La Mannesmann è un’azienda già di suo globale e pensiamo di esserci mossi nel modo corretto». Tempistiche?«Entro il 10 luglio dovremmo avere una risposta». Tempi corretti o è successo come con Ita-Lufthansa, un anno e passa per avere il via libera condizionato ai tanti remedies. «Nel nostro caso ritengo che i tempi siano stati giusti e anche che le richieste di integrazione sono condivisibili». Prossime acquisizioni?«Aspettiamo di chiudere queste, poi ci fermiamo un attimo. Abbiamo portato a termine 4 acquisizioni in 14 mesi, è arrivato il momento di tirare le fila e fare sistema. Detto questo, noi siamo sempre vigili e pronti, ma in questo momento non c’è nessun affare avviato o in corso».
Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
Jannik Sinner (Ansa)
All’Inalpi Arena di Torino esordio positivo per l’altoatesino, che supera in due set Felix Auger-Aliassime confermando la sua solidità. Giornata amara invece per Lorenzo Musetti che paga le fatiche di Atene e l’emozione per l’esordio nel torneo. Il carrarino è stato battuto da un Taylor Fritz più incisivo nei momenti chiave.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)