Nulla di fatto al Consiglio straordinario sull’adozione di misure comuni per fronteggiare il rialzo dei prezzi Sulla proposta di Draghi pesa lo stop di Germania e Paesi del Nord. Cingolani: «Avanti su base volontaria»
Nulla di fatto al Consiglio straordinario sull’adozione di misure comuni per fronteggiare il rialzo dei prezzi Sulla proposta di Draghi pesa lo stop di Germania e Paesi del Nord. Cingolani: «Avanti su base volontaria»Si è tenuto ieri in Lussemburgo il Consiglio straordinario dell’Unione Europea per discutere del caro energia. Preceduto, lunedì sera, da una forte presa di posizione della Germania e altri otto Paesi contro qualsiasi ipotesi di riforma del mercato dell’energia elettrica, il vertice è partito con le armi un po’ spuntate e si è concluso con un sostanziale nulla di fatto. Quasi tutti i ministri dell’energia europei hanno voluto fornire la propria opinione in merito all’atto dedicato sulla finanza sostenibile (la cosiddetta tassonomia verde), ancora in discussione, chiedendo che al più presto la Commissione sciolga le riserve. Sui temi più urgenti però non ci sono state decisioni né proposte concrete per affrontare il drastico rialzo dei prezzi dell’energia. Il Commissario all’Energia Kadri Simson, presente all’incontro, ha affermato diplomaticamente che la proposta di un pool europeo per l’acquisto di gas, avanzata da alcuni Stati membri, va esaminata con attenzione. Il ministro italiano Roberto Cingolani, che sottolinea che si potrebbe andare avanti con «stoccaggi su base volontaria», con i Paesi che vogliono, ha chiesto regole più favorevoli per l’utilizzo dei gasdotti interni all’Unione e rimarcato la necessità di una regolazione europea degli stoccaggi di gas. Manca infatti uniformità all’interno dell’Unione sull’utilizzo delle riserve, cosa che rappresenta un’oggettiva asimmetria tra mercati molto collegati tra loro. Italia, Ungheria e Francia sono i soli Paesi ad essersi auto-imposti una quota di riserva strategica, mentre negli altri Paesi gli stoccaggi sono caratterizzati da pura ottica commerciale. Il vertice straordinario dei ministri, voluto dalla presidenza di turno slovena, si è rivelato così poco più di una occasione per i governi per dichiarare la propria posizione sulla classificazione di gas e nucleare come energie finanziabili ai fini della transizione ecologica e nulla più.Le misure già adottate a livello nazionale per ridurre l’onere della spesa energetica su famiglie e imprese sono temporanee. La forte contrarietà della Germania a qualunque ipotesi di riforma del mercato interno dell’energia elettrica, ribadita lunedì scorso, è nota da tempo e obbliga a interventi molto limitati. Per quanto riguarda il gas, tutto è rimandato alla riforma del mercato interno, ancora allo studio della Commissione e in via di presentazione nel prossimo dicembre. La decisione sulla tassonomia verde dovrebbe arrivare invece in primavera, salvo sorprese. Tempi lunghi, che mal si conciliano con una crisi che è invece assai attuale. Il prezzo dell’energia elettrica spot in Italia oggi è 224 euro/MWh, mentre in Germania è 143. Valori assoluti fuori dall’ordinario e differenze abissali tra Paesi, che condizionano direttamente la competitività delle imprese e il potere d’acquisto di salari e pensioni. Tutto ciò mentre i vari piani di transizione ecologica continuano ad estendersi sulla carta facendo aumentare le aspettative, puntualmente contraddetti dalla realtà. Peraltro, va segnalata una vera e propria bulimia da piani. Lo stesso ministro Cingolani, in audizione di fronte alle commissioni Ambiente di Camera e Senato lo scorso 14 ottobre, ha faticato a metterli in fila. A livello internazionale esistono impegni nel quadro di G7, G20, Cop26, European Green deal e Fit for 55, che a livello nazionale si intrecciano con Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PitesaI), Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030 (Pniec), Piano per la transizione ecologica e Piano per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Una cornucopia di piattaforme programmatiche il cui coordinamento non sembra esistere e che rischia di tradursi in un trionfo della burocrazia, oltre che in dannose conseguenze. Il riordino di tutti questi piani è una necessità impellente, non solo per la loro efficacia ma anche per una corretta attribuzione delle responsabilità politiche. Non sfugge infatti che più è confuso il quadro di riferimento più sarà facile per i vari attori in campo sottrarsi al giudizio politico sul loro operato. Al deficit democratico dell’Unione europea, tema ben noto a giuristi e politologi continentali, si andrebbe a sommare una sostanziale irresponsabilità politica, che certamente non può piacere ai sinceri democratici che animano il dibattito.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






