2021-02-06
L’Ue ci lascia in mano un pugno di mosche
Giuseppe Conte (Simona Granati - Corbis/Getty Images)
A parte tutti quelli che si stanno muovendo intorno a Mario Draghi che, come dice il dizionario dei sinonimi, possono essere serpenti, demoni, mandrake, furbi e furboni, i problemi rimangono sul tappeto, lasciati dal non conte Conte, che di conti ci capiva poco.Certamente dovremmo vedere in fretta come spendere i famosi 209 miliardi che l'Europa ha destinato all'Italia nell'ambito del Recovery plan. Tanto per gradire il primo piano che il governo Conte due ha inviato all'Europa è stato rimandato al mittente dallo stesso commissario agli Affari economici italiano, Paolo Gentiloni. Pensa come siamo messi. Di solito gli schiaffi li prendevamo dalla Germania, ora ce li diamo da soli. Ma andiamo al dunque.Duecentonove miliardi di euro dei quali 127 di prestiti e 82 a fondo perduto. La differenza è che i primi vanno restituiti e i secondi no. Però c'è un però. Quanti ne arriveranno di questi soldi realmente in Italia. Sulle pagine di questo giornale ce ne siamo occupati varie volte ma ci tocca tornare sul tema.Partiamo dai 127 miliardi di prestiti. Dove sta il risparmio? Sta tra gli interessi che dovrebbe pagare l'Italia a eventuali prestatori e quelli, più bassi, che deve pagare alla Bce (Banca centrale europea). Il risparmio dovrebbe aggirarsi intorno a circa mezzo miliardo di euro l'anno che moltiplicato per sei fa 3 miliardi. Questo è il guadagno effettivo che noi avremo da questi 127 miliardi prestati. Occupiamoci ora degli 82 miliardi concessi a fondo perduto. Secondo le regole europee quando la comunità concede soldi a fondo perduto, sussidi, devono essere indicate le coperture, cioè dove si vanno a prendere. A oggi la Commissione europea è rimasta molto sul vago. Si è parlato di una generica plastic tax e di un altrettanto generica sugar tax. Li voglio vedere, questi cervelloni europei, ad aumentare le tasse nel momento del Covid. Quindi, come ben spiegato da Emiliano Brancaccio, professore di Economia, uomo di sinistra (né sovranista, né populista, né di centro destra, né di centro sinistra) l'ipotesi più probabile è che questi soldi dati a fondo perduto saranno cercati, come da regolamento del bilancio europeo, in contributi che i singoli Stati dovranno erogare a seconda del proprio Pil. Facendo i conti toccherebbe all'Italia dare all'Europa circa 40 miliardi come contributo. Questo vuol dire che quegli 82 miliardi diventerebbero 42. Sommando il risparmio dei 3 miliardi sui prestiti ai 42 miliardi a fondo perduto (netti) noi avremmo per i sei anni un contributo di 45 miliardi che diviso per sei fa 7 miliardi e mezzo l'anno. Per carità nessuno sputa su nulla, ma questo non toglie che bisogna avere coscienza che certamente non saranno questi soldi a risolvere le questioni economiche italiane. Come se non bastasse è noto a tutti che l'Italia è un contributore netto dell'Europa, cioè dà di più di quello che riceve. Nei prossimi sei anni il contributo netto, extra Recovery fund, dovrebbe essere di 25 miliardi, se togliamo questi 25 miliardi ai 45 che abbiamo detto prima ne rimangono 20. Dividete per sei e vi troverete in mano un pugno di mosche.Bene ha fatto il premier incaricato Mario Draghi a dire che il primo problema italiano è il piano vaccinale perché o ci si decide a risolvere in fretta quello, e quindi a consentire una ripartenza dell'economia su basi autonome nazionali, o non se ne esce. E certamente i soldi europei non saranno quelli che, quando e se arriveranno, risolveranno le questioni italiane. Ora se c'è una cosa che Draghi conosce sono i conti dello Stato e i conti europei quindi la nostra speranza è che, conoscendoli, non possa illudersi di trovare lì la chiave di volta.