2023-11-12
L’Ue ci fa pagare le bollette più della Germania
Antonio Gozzi (Imagoeconomica)
Federacciai: «Il maxi-taglio di tasse a Berlino è un danno per l’Italia». Non solo l’Ue approva, a noi impone di abbandonare il mercato tutelato e far salire i costi. La norma nel prossimo cdm. Pericoli per l’idroelettrico.Morire di regole, già di per sé, è paradossale. Se poi queste regole sono inderogabili per qualcuno e vengono invece applicate all’acqua di rose per altri, il sacrificio diventa insopportabile. Quello che sta succedendo a Bruxelles, mentre ci si arrovella su uno zero virgola in più o in meno del patto di Stabilità, va in questa direzione. Da una parte si assiste silenti alle decisioni della Germania che per l’ennesima volta, era già successo nel 2022 e con i 7 miliardi di aiuti a imprese e famiglie di quest’estate, immette fiumi di liquidità nel tessuto imprenditoriale del Paese, senza che la Commissione europea batta un colpo. Dall’altro invece si vuole imporre all’Italia il passaggio «totale» dal mercato tutelato dell’energia a quello libero a partire dal primo gennaio, senza concedere un minimo di deroga, la condizione di buon senso che sta cercando di far passare il nostro governo attraverso il ministro Fitto. Una zavorra per le bollette di circa 9 milioni di utenti, comprese le piccole imprese. Ma mettiamo i pezzi in ordine. Poche ora fa Berlino, facendosi per l’ennesima volta beffe delle norme sugli aiuti di Stato ha decretato un ingente piano di aiuti all’industria tedesca per sostenerla nell’affrontare gli elevati costi energetici per i prossimi cinque anni. Il piano, che prevede aiuti per 12 miliardi di euro già nel 2024, avrà un ammontare complessivo di 28 miliardi fino al 2028, attraverso un abbassamento al minimo delle tasse sull’energia e altre «agevolazioni». Gongolano le imprese della Ruhr e della Saar, molto meno quelle italiane che trovano nel presidente di Federacciai e Duferco (produzione di acciaio ovviamente), Antonio Gozzi, la voce più autorevole per esprimere il forte disagio che sta vivendo il Paese.«L’annuncio in Germania di un taglio delle tasse sull’energia per 12 miliardi all’anno e la garanzia alle imprese di un costo di 70 euro a megawattora (contro i 129 euro in Italia) è un cambio radicale ed un attacco diretto al paradigma del mercato unico europeo, che cambierà per sempre la competitività relativa tra le manifatture dei diversi Paesi, danneggiando enormemente l’industria italiana». Nell’intervista all’Ansa Gozzi fa un passo in avanti e ammette candidamente: «Nessuna impresa è in grado investire sul futuro nell’attuale quadro incerto nazionale e considerando lo svantaggio competitivo subito».Sarebbe curioso rifare un’intervista allo stesso numero uno di Duferco alla fine della prossima settimana, quando è in programma un nuovo Consiglio dei ministri con che rimetterà al centro del dibattito il decreto Energia. Gli altri due - che almeno alla vigilia avevano tra gli ordini del giorno lo stesso decreto - non erano riusciti a districare i punti più complessi. Venerdì 17 aprile il governo ci riproverà. Ma con il rischio di far passare l’input della Ue.Di cosa parliamo? In linea di principio, il decreto cerca di sterilizzare o comunque spostare nel tempo alcune delle liberalizzazioni volute dal governo Draghi per andare incontro alle richieste di Bruxelles come contrappeso rispetto alla concessione dei fondi del Pnrr. Tra queste, ci sono la liberalizzazione del mercato del gas e dell’elettricità e quella delle concessioni idroelettriche. Sul primo punto, l’Italia non si è detta contraria alle richieste europee di passare dal mercato tutelato a quello libero. Ha chiesto però più tempo. Una proroga di 6-12 mesi per consentire a tutto il sistema, utenti in primis, di adeguarsi alle nuove regole. E non essere bastonato in un momento di crisi inflattiva e guerra.A questo proposito val la pena ricordare che il passaggio riguarda circa 9 milioni di consumatori domestici che ancora si trovano sul mercato tutelato per l’elettricità. E che vedranno lievitare le loro bollette. Secondo quanto appreso dalla Verità, però, da quest’orecchio Bruxelles non ci sentirebbe e starebbe spingendo per evitare qualsiasi deroga rispetto al termine di gennaio. Sul secondo punto dovrebbe esserci addirittura uno stralcio. A quanto pare nel decreto Energia non si parlerà dello stop alla liberalizzazione idroelettrica. E non si tratta di una notizia positiva. Perché vuol dire che resteranno validi gli accordi presi da Draghi con l’Ue. Un processo di liberalizzazione del settore che non ha pari in Europa: in Spagna, tanto per fare degli esempi, la durata delle concessioni è di 75 anni, mentre in Francia di recente è stata prorogata la concessione idroelettrica alla Compagnia nazionale del Rodano fino al 2041.Morale della favola, i nostri siti rischieranno di essere fagocitati dalle varie Edf e Iberdrola che non vedono l’ora di mettere le mani sul mercato italiano. Paradosso nel paradosso. Più si rallenta il decreto Energia, più si ritardano semplificazioni burocratiche previste a latere dei due argomenti principali. Resta così più difficile mettere a terra gli investimenti sui rigassificatori, sugli strumenti di cattura della CO2. Tutti progetti inseriti nel Pnrr.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
Iil presidente di Confindustria Emanuele Orsini (Ansa)