2025-03-11
L’Ue ama talmente la democrazia da difenderla pure dagli elettori
Ursula von der Leyen (Ansa)
Bruxelles vuole armarsi in nome di principi che è la prima a calpestare. Come la protezione delle minoranze mentre Ursula dribbla il Parlamento, Berlino convoca quello scaduto e a Bucarest silurano le opposizioni. Al grido di difendiamo la libertà e la democrazia in Europa, la sinistra tornerà in piazza sabato. Alla manifestazione parteciperà la solita compagnia di giro: esponenti di partito e della società civile, rappresentanti sindacali e movimenti pacifisti. Ma oltre a raccogliere molte adesioni (ci saranno tutti i sindaci dell’area rosso-verde), l’adunata romana, partita da un’idea dell’editorialista di Repubblica, Michele Serra, sta incontrando anche numerosi distinguo, fra chi vuole una Ue accogliente e non si rassegna a una stretta contro i migranti, tra chi sostiene la sua indipendenza da Russia e Washington, ma respinge l’idea di un’Unione armata fino ai denti. Il tono delle perplessità è riassunto così dal Manifesto: «Siamo tutti d’accordo sul fatto che c’è bisogno di più Europa. Ma il punto è: quale Europa? Quella che rilancia una folle corsa al riarmo o l’altra, che avvia un negoziato globale per la pace e la giustizia sociale internazionale?».A dire il vero, le contraddizioni all’interno della Ue non si limitano alla nota questione dei clandestini e delle armi. Oltre a missili e carri armati, oltre al problema dei rimpatri degli extracomunitari, a mettere in discussione l’immagine di un’Europa unita, libera e democratica ci sono anche alcune scelte recenti, che fanno a pugni con i concetti che proprio sabato verranno esaltati in piazza. Mentre in molti si riempiono la bocca con parole che sembrano slogan, come più diritti per tutti, pari dignità per qualunque idea, anche quelle all’opposizione, l’Unione sta virando pericolosamente proprio verso quell’autocrazia che la piazza degli autoconvocati difensori dell’Europa contesta. E tutto ciò non per colpa di una minaccia lontana, come quella rappresentata da Vladimir Putin e, secondo alcuni, da Donald Trump, ma per decisioni della stessa Ue. Ancora non si è spenta l’eco delle parole del vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, con cui a Monaco ha criticato le leggi che vietano l’espressione e la manifestazione del libero pensiero, che in quella che dovrebbe essere la culla dei diritti assistiamo a scelte che vanno nella direzione opposta, e limitano il voto e la rappresentanza parlamentare.Prendete ad esempio la Romania. La Corte costituzionale ha messo fuori gioco Calin Georgescu con la motivazione che non rispetta la democrazia. Ecologista, ex direttore del centro per la sostenibilità delle Nazioni unite, Georgescu si è candidato come indipendente alle elezioni presidenziali, ma secondo i giudici della legge sarebbe troppo filorusso per poter essere eletto. Dunque, prima è stato sospeso il risultato del voto da cui era uscito in vantaggio, poi gli è stato vietato nel modo più assoluto di presentarsi alle elezioni. Colpa di un finanziamento ricevuto e con cui si sarebbe pagato la campagna sui social. Ma, come ha detto Vance, che democrazia è quella che ha paura di poche centinaia di migliaia di euro? Possibile che milioni di elettori possano essere condizionati da una campagna elettorale a colpi di spot su Tik tok? La libertà europea per cui la sinistra va in piazza è quella che nega ai rumeni di scegliersi liberamente da chi farsi rappresentare? La riflessione sulla quantità di democrazia viene spontanea anche guardando ciò che sta accadendo in Germania, dove gli elettori hanno votato e scelto, ma gli onorevoli del vecchio parlamento, quello che i tedeschi hanno mandato a casa, invece di fare le valigie al più presto per lasciare spazio ai nuovi eletti si mettono d’accordo per modificare la Costituzione, in barba ai nuovi equilibri. Ma una democrazia può ancora essere giudicata tale se i rappresentanti del popolo che non godono più della fiducia degli elettori se ne infischiano e fanno come se non ci fosse stato un voto? Altra questione. Ursula von der Leyen ha annunciato un piano di riarmo europeo da 800 miliardi. Si tratta di una cifra enorme, che invece di essere spesa per curare le persone sarà investita in cannoni e carri armati. Il Parlamento della Ue approverà un programma che riempie gli arsenali e svuota le corsie d’ospedale? No, perché a quanto pare la presidente della Commissione invocherà un articolo del trattato europeo per evitare il voto. In pratica, i vertici di Bruxelles agiranno come se i rappresentanti del popolo non esistessero, ma esistesse solo un’élite di burocrati. È questa l’Europa unita, libera e democratica per cui la solita compagnia di giro sabato andrà in piazza? Nel qual caso abbiamo capito: dopo anni a parlare di dittatura del proletariato, la sinistra è passata alla dittatura dell’élite, con il popolo che non conta niente. Il comunismo è stato sostituito dall’europeismo, l’importante è che a decidere sia la solita Casta.
Operazioni di soccorso dopo il crollo ai Fori Imperiali (Getty Images)
Una donna in preghiera in una chiesa nei pressi di Lagos, Nigeria (Getty Images)