2023-02-20
Lucio Malan: «Fermeremo le follie green della Ue»
Il capogruppo di Fdi al Senato: «L’Italia non è la sola a essere danneggiata, ora puntiamo a convergere col Ppe per cambiare queste politiche: il tempo c’è. Superbonus? Incontreremo le imprese ma il guaio l’ha fatto Conte».Senatore Lucio Malan, l’argomento di questi giorni è senza dubbio lo stop al cosiddetto Superbonus. Avrà messo sicuramente in conto che ci saranno un bel po’ di lamentele.«Ci sono state manifestazioni di contrarietà da varie parti. (Malan soppesa bene le parole, ndr) Ovviamente c’era da aspettarselo. Lunedì (oggi per chi legge, ndr) è previsto un incontro fra il governo e i rappresentanti delle categorie interessate proprio su questo tema. Già ci sono misure che agevolano la trasferibilità del credito proprio per limitare la responsabilità di chi li acquista nel caso di presentazione di richieste irregolari. Indubbiamente la misura è non gradita. Ma il guaio viene da lontano…»Da dove?«Come ha detto Draghi il 22 luglio scorso, il guaio lo ha combinato chi questo provvedimento lo ha approvato e lo ha strutturato in modo tale che era pressoché fatale che si arrivasse ad una situazione di questo genere. La situazione è insostenibile».Provi a spiegarcelo facilmente.«Le imprese compensano il credito di imposta con quanto devono pagare. E quello che è superiore alla loro capienza fiscale viene ceduto alle banche che a loro volta compensano il credito acquistato per pagare quanto da loro dovuto. E non è possibile pagare gli stipendi, le pensioni e i fornitori dello Stato con dei crediti di imposta. Non può lo Stato pagare un pensionato con crediti di imposta dicendogli “se vuoi puoi cederli a tua volta”. Ecco perché andava messo un freno». C’è peraltro una situazione pregressa problematica…«Le nuove regole valgono comunque per i nuovi lavori. Il problema dei crediti incagliati si genera nel momento in cui gli operatori saturano la loro capacità di utilizzare i crediti di imposta per pagare le loro tasse. Ancora ricordo il presidente del Consiglio Conte, responsabile di un calo verticale del Pil dopo aver attuato chiusure fra le più severe al mondo. Questa misura voleva essere un rimedio a quella situazione. Addirittura, vagheggiava di 400 miliardi messi a disposizione. Fortunatamente sono di meno. Ma tutti ora capiscono da dove nasce il problema. È debito dello Stato. Sì, c’è un effetto moltiplicatore. Ma fino a un certo punto. Intanto ci sono anche sette miliardi di truffe. Un incentivo artificioso che non crea crescita sana e comunque i costi sono enormi. 105-110 miliardi».Molti imprenditori lamentano il cassetto fiscale pieno, che consente loro di pagare i contributi Inps, ma la cassa vuota e l’impossibilità di pagare il dipendente.«E questa situazione si replica esattamente nelle casse dello Stato come le dicevo prima. Entrano in circolo cose. Peccato che queste cose siano il credito di imposta». Lei che ha credo sei-sette legislature alle spalle nelle file del centrodestra, come commenta l’epilogo del processo Ruby ter a Berlusconi?«Finalmente viene resa giustizia, ma nel frattempo il danno politico a Berlusconi e a tutto il centrodestra è stato fatto ed evidentemente non ha rimedio. Una vicenda che doveva restare tuttalpiù nel gossip è diventata una questione giudiziaria e trattandosi del presidente del Consiglio ha avuto anche risvolti politici. Sono state mobilitate risorse enormi. Se ricordo bene, venivano intercettate tutte le telefonate che passavano dalla cellula di Arcore. Risorse che se fossero impiegate per la lotta al traffico di droga otterrebbero uno sradicamento definitivo del fenomeno. Però evidentemente in quel caso quelle risorse non possono essere impiegate». Intanto però il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro è sottoposto ad indagine e l’opposizione ne chiede le dimissioni.«Troppo spesso la sinistra usa nel campo da gioco politico armi improprie e strumentalizza le vicende giudiziarie. Mentre invece se vogliono riconquistare consenso e non semplicemente mettere in difficoltà gli avversari, dovrebbero combattere sul piano delle idee e delle proposte. È chiaro che se il massimo che fai è chiedere le dimissioni di un sottosegretario per aver rivelato un segreto d’ufficio che era talmente segreto che già qualche ora prima era stato pubblicato su Repubblica e poi dopo anche altrove, possiamo dire che il livello è molto scarso. Sull’efficacia e sull’esito giudiziario si vedrà». A proposito di consenso, mi commenta i risultati delle elezioni? Ma senza toni trionfalistici. Insomma, trovi il pelo nell’uovo.«Non posso sottrarmi dai toni trionfalistici. L’aspetto negativo è la bassa affluenza alle urne che in qualche modo non consente di godere a pieno del successo. Ma quando ad esempio Stefano Bonaccini divenne presidente della regione Emilia-Romagna in elezioni che ebbero una partecipazione del 37% alle urne, nessuno ne mise in dubbio la legittimità. Bisogna ridare fiducia ai cittadini nelle istituzioni democratiche. Non dico nella politica, ma nelle istituzioni democratiche. Lo faccio volutamente. Perché si può fare politica pure senza consenso popolare. Fanno politica anche un dittatore o un sovrano assoluto. Se l’elettore indebolisce le istituzioni democratiche non è che il potere passa a lui. Passa semplicemente ad altri poteri (la burocrazia e la finanza) che riescono a fare più comodamente i loro interessi. Detto questo, grazie a Dio, i presidenti Fontana e Rocca sono nel pieno delle loro meritate funzioni». Diamo uno sguardo a quello che succede in Europa. Non sono cose belle. Parlo della direttiva sulla casa e del regolamento di recentissima approvazione che mette fuori legge le auto diesel e benzina dal 2035. Che farà il governo? Avrà le spalle robuste per resistere a questa follia o a qualcosa dovrà pur cedere?«Il governo e la maggioranza parlamentare faranno tutto quanto è possibile per resistere di fronte a queste decisioni totalmente irrazionali. Per quanto facciano già danni fin d’ora queste decisioni, perché contribuiscono a portar via investimenti fin d’ora fuori dall’Italia e dall’Europa rendendo più costoso tutto, almeno un pregio ce l’hanno. Avranno efficacia a partire dal 2033 per le case e dal 2035 per le auto. Nel frattempo, fra un anno ci sono le elezioni europee. Per cui i cittadini avranno modo di far sentire la loro voce. Già oggi l’Italia è un membro importante dell’Unione europea e non siamo i soli ad essere svantaggiati. E mi lasci dire una cosa a proposito della norma sulle auto».Prego…«È una norma sfacciatamente a favore della Cina. Ed io penso sempre che se il Qatar…»Mi ha bruciato la domanda…«Se il Qatar che è un Paese ricco ma piccolo e addirittura il Marocco sono riusciti ad influenzare con mezzi non proprio leciti le decisioni europee, figuriamoci la Cina. Se poi queste decisioni venissero prese senza addirittura il concorso di Pechino sarebbe il colmo». Giorgia Meloni ha quindi una strategia? Alleare conservatori, popolari e sovranisti in seno al Parlamento europeo per ribaltare l’attuale maggioranza che vede avere un ruolo centrale i verdi, socialisti e i liberali? È un progetto politico?«In quel voto al Parlamento europeo che abbiamo commentato, quella aggregazione di fatto già c’è stata. E perché questa concordanza abbia un esito politico occorre che i risultati delle prossime elezioni europee diano conferme della bontà di questa aggregazione. E noi come Conservatori e riformisti puntiamo ad avere un peso accresciuto. Se questo raggruppamento si rafforza possiamo veramente pensare di cambiare le cose».Il racconto dei media ci restituisce l’immagine di un’Italia che sarebbe isolata all’estero con Giorgia Meloni al governo. Che cosa risponde?«Che è proprio il contrario. Magari i giornali mainstream pensano che la mancata presenza ad un vertice tra “due capi di Stato due”, segnatamente quello francese e quello tedesco, sia sintomo di isolamento. Io penso che siano più isolati quei due capi di Stato rispetto agli altri venticinque non presenti». A proposito di guerra e di Ucraina, Giorgia Meloni sta graniticamente al fianco di Washington. In continuità con il predecessore Draghi. Ma la maggioranza dell’opinione pubblica italiana non sembra essere d’accordo stando ai sondaggi. Vivete la situazione con tranquillità o con imbarazzo?«È chiaro che se uno guardasse al consenso dovrebbe schierarsi diversamente. Ma come ha detto Giorgia Meloni bisogna fare la cosa giusta anche se può costare qualche contraccolpo dal punto di vista del consenso».Che per ora ad onore del vero non si vede.«Esatto!».E come vivete invece le continue esternazioni di Berlusconi a proposito della guerra in Ucraina?«Continue no ma ripetute sì. Quello che conta sono i voti dati in Parlamento ed i provvedimenti approvati dal governo». Ma alla fine sui balneari cosa ha in concreto deciso la maggioranza?«Quel che è accaduto in precedenza - mi riferisco in particolare agli atti normativi ed alla sentenza del Consiglio di Stato - restringe di parecchio la possibilità di azione di questo esecutivo oggi. Abbiamo fatto ciò che era possibile nel cosiddetto decreto milleproroghe. Ovvero dare più tempo a queste imprese per potersi strutturare al meglio in vista dei prossimi passi. Queste aziende, in prevalenza familiari, avranno modo di organizzarsi ed attrezzarsi rispetto alla novità delle aste su cui comunque avremo modo di agire con le nostre interlocuzioni a livello europeo. Investimenti effettuati ed aspettative create devono essere tutelati. Non è una situazione semplice».