2019-09-06
Lucano torna a Riace: «Per gli immigrati»
Il tribunale revoca il divieto di dimora per l'ex sindaco, accusato di aver avallato matrimoni di convenienza al fine di favorire la permanenza di stranieri, oltre che di «diffuso malcostume» nella gestione delle risorse. Esultano Laura Boldrini e Nicola Fratoianni. Nel giorno del giuramento del nuovo governo giallorosso al Quirinale, riacquista la piena libertà Mimmo Lucano. L'ex sindaco di Riace, imputato nel processo «Xenia» per presunte malversazioni, ha ottenuto, dopo un lungo e complesso braccio di ferro con la magistratura, la revoca del divieto di dimora nel paesino calabrese. Misura restrittiva che, a sua volta, aveva sostituito l'originaria ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari spiccata dal giudice delle indagini preliminari nell'ottobre 2018.Le indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, si erano concentrate in particolare sulla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell'Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria al comune di Riace per l'accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico. All'ex primo cittadino, inserito dalla rivista Fortune tra i 50 leader politici più influenti del mondo ma che alle ultime amministrative non è stato rieletto nemmeno consigliere comunale con la sua lista «Il cielo sopra Riace», sono contestate presunte irregolarità nell'organizzazione di «matrimoni di convenienza» tra cittadini calabresi e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano. Lucano e la sua compagna, Tesfahun Lemlem, anche lei indagata, avrebbero architettato diversi espedienti finalizzati ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l'ingresso in Italia. La Guardia di Finanza, nel corso dell'attività investigativa, avrebbe poi raccolto elementi circa l'affidamento diretto, definito «fraudolento», del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti senza le procedure di gara previste dal codice dei contratti pubblici. Due le cooperative sociali, la «Ecoriace» e «L'Aquilone» che, secondo l'accusa, l'ex sindaco avrebbe favorito pur in assenza dei previsti requisiti di legge, a cominciare dall'iscrizione nell'apposito albo regionale previsto dalla normativa di settore. Altra accusa è quella che la Procura collega alla gestione delle risorse pubbliche per l'accoglienza dei richiedenti asilo definita dal giudice delle indagini preliminari «tutt'altro che trasparente» e caratterizzata da «estrema superficialità» e da «diffuso malcostume».Il primo pensiero di Lucano, appresa la notizia della liberazione, è stato per il papà di 94 anni, malato di leucemia, e per gli extracomunitari che lo attendono al suo ritorno. «Andrò a Riace appena avrò la notifica dei carabinieri. Ho sentito solo il mio avvocato», ha commentato a Fanpage.it, sottolineando: «Mi sento come qualcuno che ritrova finalmente la libertà dopo lo smarrimento. Non potevo rassegnarmi al fatto di essere lontano dal mio paese, visto che non ho fatto nulla di grave. Non ho rancore e non provo vendetta nei confronti di nessuno», ha sottolineato ancora senza però spiegare la «vendetta» in che cosa consisterebbe. «La giustizia farà il suo corso. La prima cosa che farò quando sarò a casa sarà andare da mio padre, oltre ad abbracciare gli immigrati». Lucano ha spiegato di essere diventato un eroe suo malgrado: «Nei nostri paesi in Calabria le persone vanno via perché non c'è lavoro, l'agricoltura è abbandonata e la presenza della criminalità organizzata, che cambia volto, condiziona e toglie il respiro. L'accoglienza dei rifugiati è stata una casualità: partendo dalle necessità della nostra comunità abbiamo creato opportunità di integrazione e la voglia di un impegno nuovo, per far anche capire a chi di noi se ne va che prima di lasciare la propria terra deve pensare a dare un contributo e a riscattare questi luoghi».La mozione dei sentimenti è durata però un attimo. Subito dopo, Lucano ha attaccato Matteo Salvini, augurandosi «con tutto il cuore» che qualcosa cambi in Italia ora che il leader leghista non siede più al Viminale. E dicendosi inoltre speranzoso che il «nuovo ministro» Luciana Lamorgese dimostri «umanità» sul tema dei migranti, a cui da ex prefetto di Milano ha guardato con particolare sensibilità. Visto che c'era, Lucano ha aggiunto pure un consiglio all'inquilino di Palazzo Chigi. «Nei primi cento giorni di governo Conte bis», ha detto, «vorrei suggerire al premier di cancellare i due decreti Sicurezza, che sono contro la Costituzione italiana e contro gli esseri umani. Secondo me non si può ripartire se non si fa questa scelta di umanità».Il provvedimento dei giudici ha, com'è facile intuire, ridato fiato all'armata dell'accoglienza a tutti i costi, resa ancor più disinibita dalle poltrone ministeriali andate a Leu e ai sinistri dem. «La revoca del divieto di dimora a Riace per Mimmo Lucano è una gran bella notizia! Bentornato a casa Mimmo, siamo con te!» ha twittato tutta felice Laura Boldrini. A cui ha fatto eco Nicola Fratoianni, deputato di Leu, su Facebook: «Un abbraccio di felicità a Mimmo Lucano. Può finalmente rientrare a Riace. Un'ottima notizia per Mimmo. E un'ottima notizia anche per chi crede nei più basilari elementi della giustizia».I professionisti dell'umanità sono tornati.
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