2023-01-16
Luca Zaia: «Chi è contrario all’autonomia è contrario alla Costituzione»
Luca Zaia (Imagoeconomica)
Il governatore leghista: «Il governo procede bene, sarà un vantaggio per l’intero Paese. Chi parla di secessione dice boiate. Giorgia Meloni? In due mesi ha fatto più di tutti gli altri».Luca Zaia, governatore del Veneto, sull’autonomia il governo Meloni sta facendo bene o siamo ancora ai preliminari?«Il referendum si è fatto il 22 ottobre 2017. Da allora ho visto cinque governi. Oggettivamente, a oggi, questo in due mesi e mezzo ha fatto più degli altri messi insieme. Per la prima volta nella storia, un articolo in manovra finanziaria, il 143 bis, prevede l’obbligo di definire i Lep. Un passaggio fondamentale, affrontato energicamente e tonicamente. Poi il ministro Calderoli ha depositato al legislativo di Palazzo Chigi la legge di attuazione».Ma l’autonomia resta lontana.«Chi è contro l’autonomia è contro la Costituzione. Bisogna essere coerenti: è inutile invocare la “Costituzione più bella del mondo” a ogni piè sospinto e dimenticarla nei passaggi sgraditi. L’autonomia non è un’invenzione dell’ufficio studi della Lega, è scritta nella Carta costituzionale».Il percorso incontrerà ostacoli?«Ho fiducia in questo governo, l’autonomia è nel programma, le forze politiche della maggioranza sono quelle che hanno sostenuto i referendum, quindi c’è una coerenza che riconosco all’esecutivo e al presidente del Consiglio Meloni. Aggiungo che l’autonomia prima o poi arriva. Ed è meglio farla per scelta che per necessità».Si spieghi. «I paesi più moderni dell’Occidente sono federali e sono quelli che attraggono i nostri giovani. Se non si dà l’autonomia, che sarà la vera assunzione di responsabilità e il vero antidoto alla mala gestio, l’Italia porterà i libri in tribunale».La accusano di volere minare l’unità nazionale.«Non mi risulta che la Germania sia una nazione minata. E così Gran Bretagna, Svizzera, Stati Uniti. Finiamola con questa farsa».Chi critica l’autonomia lo fa per preconcetto o nel merito?«L’autonomia non è una partita del Nord, ma di modernità. Le visioni dei Padri costituenti erano molto più innovative di qualche politico contemporaneo». Lei cita spesso Luigi Einaudi: «A ognuno dovremmo dare l’autonomia che gli spetta».«Cito anche il siciliano don Sturzo, che nel ’49 diceva: “Sono unitario ma federalista impenitente”. O i padri di questo paese non avevano capito nulla, oppure dobbiamo guardare in faccia la realtà».Don Sturzo parla di federalismo, non di autonomia.«Ma la nostra autonomia è il federalismo. Non c’è nessuna secessione, chi ancora ne parla dice boiate. Nord e Sud sono legati come gemelli siamesi, la vita dell’uno è la vita dell’altro, e purtroppo anche la morte. Chi dice che abbiamo interesse che il Sud vada a remengo non ha capito nulla. E se il paese è a due velocità non è certo colpa dell’autonomia, ma del centralismo che non ha funzionato».È stato difficile convincere Giorgia Meloni, capo di un partito nazionalista?«Assolutamente no. È una sfida comune a tutti noi. La presidente del Consiglio non può che portare avanti questa partita essendo nel programma del governo. E poi la nazione, come si preferisce dire oggi, viene messa in sicurezza da un progetto federalista». I tempi quali saranno?«Calderoli dice che i primi provvedimenti solidi arriveranno all’inizio del 2024. L’importante è andare avanti. Ora tocca ai Lep».I livelli essenziali di prestazioni.«Finalmente c’è l’obbligo di definirli e spero si faccia prima del previsto. Spero anche che l’applicazione diventi obbligatoria per tutti». C’è chi vuole scansarli?«È come al poker: voglio vedere le carte. Voglio capire quali livelli di prestazioni sono forniti dalle regioni, quanti soldi prendono, e se questi soldi sono davvero commisurati alle prestazioni offerte. Andiamo a vedere i dati. E una volta fatti, i Lep vanno applicati: che non si faccia all’italiana come al solito». È ipotizzabile raggiungere il nuovo assetto entro la legislatura?«Bè, se non accadesse sarebbe un fallimento. Noi abbiamo fatto tutti i compiti per casa, abbiamo delegazioni trattanti piene di esperti, non c’è altro da studiare sul tema».La riforma presidenzialista può rallentare l’iter dell’autonomia?«Non vedo problemi, anche perché i tempi sono diversi. Il presidenzialismo richiede una modifica della Costituzione, l’autonomia no. Non abbiamo alibi a realizzarla entro la legislatura. Se non si fa vorrà dire che non c’è stata la volontà politica di farla». Sarebbe quindi un fallimento del centrodestra.«Sì. Però sottolineo che sono molto fiducioso. Non ho motivo di pensare che non accada».Com’è il rapporto con il governo Meloni?«Per ora ottimo. Non ho mai avuto rapporti conflittuali con i governi che ho conosciuto, e sono governatore dall’aprile 2010. Questo governo è in carica da tre mesi: se il buon giorno si vede dal mattino, è un buon giorno».Lei ha avuto un ottimo rapporto anche con il governo Draghi. Si diceva fosse il più draghiano dei governatori leghisti.«Io ho sempre difeso le ragioni del Veneto con chiunque. La stagione del presidente Draghi è stata quella di un personaggio di altissimo livello internazionale che ora si è chiusa. Adesso c’è un governo eletto dal popolo, con un’indicazione chiara dell’elettorato. Purtroppo in questo paese se i voti li prende il centrodestra si grida alla mancanza di democrazia, se li prende il centrosinistra tutti a far festa».Ora il centrosinistra ha i suoi problemi, o no?«Una grande forza politica al governo deve avere anche una grande forza di minoranza: lo dice uno che ha sempre gestito maggioranze. Quando avevo un’opposizione debole mi sono sempre preoccupato per il rischio che l’opposizione ti parta all’interno».Il Veneto oltre all’autonomia che cosa chiede a questo governo?«Le partite della modernità: infrastrutture, sanità, sociale, attrazione di capitali stranieri, ambiente, giovani. Ma la lista della spesa sarebbe lunga: siamo la seconda regione italiana per Pil prodotto, 180 miliardi di euro con 600.000 imprese e la prima regione turistica con 73 milioni di presenze, 18 miliardi di fatturato e il terzo aeroporto italiano. Abbiamo un appeal internazionale».In testa che cosa mette?«La sanità. Dobbiamo sburocratizzare incrostazioni oggi inconcepibili. Se mancano medici bisogna trovare metodi nuovi per trovarli. Ho fatto la battaglia per portare gli ospedalieri in pensione da 65 a 70 anni. Mancano 50.000 medici in Italia: non capisco perché i migliori, che oltretutto si sono affermati anche grazie agli investimenti fatti con le tasse dei veneti, debbano andare in pensione anche controvoglia. E poi sa che fanno? Attraversano la strada per lavorare nel privato». Ha parlato di ambiente. Le Olimpiadi del 2026 lo rispetteranno?«Questi sono stati ritenuti i Giochi invernali meno impattanti e più sostenibili della storia. Tutti ci dicono che dobbiamo prendere lezioni ambientali dal Nord Europa. Bene: il nostro avversario era la Svezia, ci provavano per l’ottava volta. Siamo stati scelti noi per la sostenibilità economica, finanziaria e ambientale perché c’è il riuso di tutto quello che avevamo».Nella Lega con Matteo Salvini tutto bene?«Il nostro è un partito grande e con tante componenti, e io sono per il dibattito e il confronto estremo. Ma un leghista sa che l’unica cosa da non fare è mettere in difficoltà il partito. Se lo fai non sei un bravo leghista. Punto».I frondisti lombardi sono leghisti bravi o cattivi?«Non ho seguito la vicenda da vicino. So che il nostro candidato è Attilio Fontana, senza alternative». Se avrà bisogno di una mano, lei lo sosterrà?«Conosco Attilio da decenni. È un bravo amministratore, arrivato in regione dopo essere stato sindaco di Varese e presidente dell’Anci, e ha affrontato con coraggio l’emergenza Covid. Ricordo a chi l’ha dimenticato che noi governatori eravamo in realtà commissari di governo e gestivamo la situazione in prima persona con decreti».Siete stati accusati di avere centralizzato tutto.«Non ce la siamo cercata: era un obbligo di legge. Se qualcosa non va, la procura va da chi ha firmato le carte, non da chi chiacchierava. E le carte le poteva firmare solo uno».Il commissario.«O il soggetto attuatore da lui nominato. Ma il responsabile ultimo era sempre e solo uno. Meglio ricordarlo a chi oggi sale in cattedra».Perché ha scritto un libro? Di solito è segnale di nuove ambizioni…«Intanto I pessimisti non fanno fortuna è il quinto».Come vanno le copie?«Quello dell’anno scorso, Ragioniamoci sopra, ne ha vendute 40.000 e vende ancora, questo pare anche meglio. È diretto in particolare ai giovani. Non ho obiettivi politici».Quindi ha scoperto la vena saggistica.«Ho scelto il metodo più analogico, la scrittura, per mettere nero su bianco delle riflessioni che rimangano. Ho uno stile semplice e leggibile, e intreccio memorie personali con i fatti storici».Ne emerge uno tra i leghisti più aperti sui temi etici.«Partiamo da due presupposti: su tali questioni ci vuole estremo rispetto ma la Corte costituzionale si è già espressa chiedendo di adeguare la legge. La politica deve garantire le libertà e creare tutti i presupposti perché una persona non arrivi a dire basta. Quindi cure, sostegno psicologico, assistenza». E dopo?«Quando il centrodestra vince un’elezione la prima domanda dei giornalisti è sui temi etici, quasi avessimo l’anello al naso. Nessuno lo fa con il centrosinistra: se lo facessero, scoprirebbero che nemmeno lì la pensano tutti allo stesso modo. Questi temi trasversali a noi vengono fatti pesare, agli altri no».Però il centrosinistra si fa portavoce unico dei diritti civili.«Davanti al fine vita, so che la stragrande maggioranza dei cittadini, avendo vissuto la sofferenza di un familiare o un conoscente, non ragiona per schieramento politico e chiede di rispettare la volontà di chi soffre. Sui temi etici il centrodestra non può lasciare “no fly zone” su cui è vietato confrontarsi».
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.
Elly Schlein (Imagoeconomica)