2023-03-12
«Sono diventato quercia. Ecco come vivo»
Nel riquadro, Luca Sciortino (IStock)
Il filosofo e scrittore Luca Sciortino racconta come è nato il libro «Vita di un albero raccontata da sé medesimo»: «Nei manuali di scuola vengono dipinti come passivi e inerti. Invece li descrivo in prima persona. E così faccio capire ai bambini l’importanza degli ecosistemi».Luca Sciortino è un filosofo della scienza, divulgatore e scrittore. Nato a Palermo, dove è vissuto fino all’età di diciotto anni, ha studiato e fatto ricerca a Pisa, Trieste, Londra e Leeds (UK) per poi stabilirsi a Milano. Scherza, ma solo fino a un certo punto, quando dice che per mettersi a scrivere ha bisogno di almeno un albero fuori dalla finestra. Meglio ancora, di un bosco. E infatti non è un caso che tra i suoi libri c’è l’autobiografia immaginaria di un albero per bambini, intitolata Vita di un albero raccontata da sé medesimo, in cui una quercia racconta le sue vicissitudini da quando è nata fino all’età di mille anni. Il libro fa parte di una collana di autobiografie immaginarie come Vita di un atomo raccontata da sé medesimo (Erickson) in cui un atomo racconta la sua vita dal big bang fino a oggi. Tra le sue mille avventure, quella di cadere sulla Terra come parte di una goccia di pioggia ed essere aspirato dalle radici di una pianta. Sciortino collabora con Panorama e ha scritto Oltre e un cielo in più (Sperling & Kupfer), il racconto di un viaggio dalla Scozia al Giappone senza aerei con mezzi improvvisati durato quattro mesi. L’ultimo suo libro, History of Rationalities (Palgrave Mcmillan), pubblicato in inglese, è una storia di come gli esseri umani hanno pensato e conosciuto in modi radicalmente diversi nelle diverse epoche storiche.Come nasce Vita di un albero raccontata da sé medesimo?«Nei manuali di scuola si parla degli alberi in terza persona: “L’albero è fatto così… si comporta in questo modo…”. Ciò contribuisce a farli pensare come esseri passivi e inerti, simili a cose. Questa convinzione inveterata risale al Timeo di Platone, dove si dice che gli alberi differiscono dagli animali per essere privi di movimento esterno e interno. Ma oggi sappiamo che gli alberi non solo si muovono ma percepiscono, comunicano, ricordano, pianificano… Hanno una forma di intelligenza, sebbene non concentrata come noi in un organo, che potremmo definire “emergente”. La mia idea è stata quella di mettere in evidenza questo soffio vitale attraverso un racconto in prima persona, scritto dal punto di vista di un albero. Ma, a parte questo espediente letterario, tutto quello che si legge nel libro è scientificamente plausibile. Ciò vuol dire che, mentre è catturato dalla storia, il giovane lettore impara concetti fondamentali della biologia, dell’ecologia e del riscaldamento globale».Come si è posto il problema di ragionare alla maniera dell’albero, pur essendo la nostra natura completamente diversa? «È il problema degli scrittori di romanzi, ma al grado estremo. Voglio dire che uno scrittore deve creare l’illusione che i suoi personaggi siano persone reali, esistenti, uniche, e per fare questo deve “vivere dentro di loro”. Nel caso di un albero, se ci sono riuscito, è per due motivi: il primo, è che mi sono basato sulle conoscenze scientifiche di tutti quei comportamenti invisibili all’occhio umano; il secondo, è che nelle mie passeggiate ho sempre osservato gli alberi con occhio amorevole e, quindi, capace di notare. Con questo bagaglio di conoscenze, mi sono messo nel punto di vista di una quercia».Tempo fa feci alcuni incontri nelle scuole primarie e quando chiesi ai bambini se un albero fosse vivo o meno alcuni mi risposero di no. E perché no? Perché non si muove. Perché non parla. Che rapporto sussiste, nei bambini, tra la natura vegetale, così lenta, apparentemente indifferente a noi e la natura animale? «Nei bambini sono visibili gli errori insiti nel senso comune. False idee condizionate dall’istinto, dalle emozioni o dalle abitudini che il filosofo della scienza Gaston Bachelard chiamava “ostacoli epistemologici”. La conoscenza scientifica consiste nel loro superamento. L’uomo credeva di essere al centro dell’universo e Copernico gli ha tolto questa illusione. Si sentiva unico tra le specie viventi e Darwin gli ha tolto questo privilegio. Credeva di essere capace di riflessione autocontrollo mentale e Freud ha scoperto l’inconscio. E l’uomo credeva anche di avere, insieme agli animali, l’esclusiva su una certa capacità di interagire con l’ambiente. Ma ora scopriamo che anche le piante hanno forme di percezione, intelligenza e comunicazione. Quando i bambini se ne rendono conto, guardano gli alberi con occhi nuovi».Perché è importante insistere nell’educazione infantile nel rispetto e la conoscenza della natura? «Il futuro dell’umanità sulla Terra dipende da quanto la nuova generazione sarà disposta a difendere gli ecosistemi. Da qui, l’importanza di far capire ai bambini il loro valore. Vita di un albero contribuisce a questo sforzo offrendo conoscenza e stimolando domande. Comunque, nel caso dei bambini, più che l’educazione è importante l’esempio: quello del rispetto quotidiano della natura. Se insegniamo l’ecologia a un bambino e poi questo stesso bambino ci vede buttare la sigaretta per terra, allora avremo solo perso tempo».I bambini del futuro ameranno ancora la natura oppure, come in certi romanzi di Philip K. Dick, conosceranno sostituti meccanici ed elettronici, sintetici? «L’uomo plasma la natura, crea nuovi oggetti e la sua mente viene a sua volta riplasmata da ciò che crea. Mi aspetto che, in un futuro lontano, i plantoidi, i robot ispirati alle piante, facciano sempre più parte delle nostre vite e di quelle dei bambini con forme di interazioni e persino emozioni che oggi ci appaiono inconcepibili. Ma di una cosa sono sicuro: nessun plantoide potrà mai rappresentare, per un essere umano, ciò che rappresenta un albero. Se anche ricreassi con un computer un albero perfettamente uguale a uno vero, non avrebbe una “storia”, che è frutto prima di una lunghissima evoluzione, poi di uno sforzo di nascere, di crescere, di cercare la luce, di lottare per sopravvivere… Vita di un albero è, in fondo, un tentativo di evidenziare il valore inestimabile di questa storia».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)