2024-11-18
Casarini il teologo rivede le barricate: «Per fare il bene serve la rivoluzione»
Luca Casarini (Getty Images)
L’ex no global si finge chierichetto però parla come Landini. Don Barchino: «Chiesa, Luca e Ghali uniti per i migranti».«Fare il bene oggi vuol dire fare la rivoluzione, perché siamo annegati dal male, annegati dall’odio e dalla violenza». Così ieri Luca Casarini, il padre di Mediterranea, alla presentazione del suo libro I cospiratori del bene presso la Fondazione Feltrinelli di Milano, insieme con il coautore Gianfranco Bettin, il rapper Ghali e don Mattia Ferrari. E pensare che l’ex no global, in un’intervista al Corriere del Veneto, ci ha tenuto ad atteggiarsi a bravo ragazzo: da piccolo «ho fatto il chierichetto», «ho cantato allo Zecchino d’oro», «studio teologia». Poi, però, riaffiora l’istinto delle barricate. E il convertito parla, come un Landini qualsiasi, di rivolta. D’altronde, ormai ha sedotto il Pontefice, il quale ha redatto un suo testo per il libro, in cui ribadisce che respingere i migranti, «quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave». Amore che da don Mattia, alias don Barchino, è stato descritto come «valore politico». «Essendo io il prete», ha esordito il cappellano della nave Mare Jonio, «dovrei essere io a portarvi i saluti del Papa, ma come noto ultimamente il rapporto tra lui e Luca…». La fine della frase viene sovrastata da risatine e applausi. «Il punto di contatto politico tra Mediterranea e la Chiesa», ha spiegato, «come anche tra Mediterranea e Ghali e tante altre persone, è esattamente questo: che la fraternità è un valore politico. Noi ce lo siamo dimenticati: la fraternità è un valore politico. Il fatto che le persone che vengono dal deserto e dal mare siano nostri fratelli non è un sentimento astratto, è un dato politico, e la nostra azione dà carne sul piano anche politico alla fraternità, che è il dato più importante della vita». Riferimenti a Gesù Cristo, ieri, non pervenuti. Casarini e company si sentono questo, cospiratori del bene. «Viviamo anni in cui per fare il bene più prezioso - e che cosa c’è di più prezioso che salvare la vita di qualcuno che la sta perdendo? - spesso occorre diventare dei fuorilegge, dei cospiratori del bene», ha detto all’inizio dell’incontro Gianfranco Bettin, coautore del libro. «Questo mondo lo cambiamo», sono state invece le parole di Casarini, tema su cui per altro ha insistito molto parlando di speranza. «Un altro mondo è possibile», ha insistito. «Loro lo stanno praticando un altro mondo, un mondo terribile. Ai nostri occhi è disumano un mondo dove si fanno centri di detenzione in Albania con l’idea che sia normale detenere delle persone che non hanno commesso alcun reato, che sono in mare, che vengono catturate e vengono selezionate dentro una nave militare e portate dentro un centro di detenzione». Ecco perché ha invitato alla «costruzione di un nuovo umanesimo», «di una nuova prospettiva, proprio nel momento in cui il buio e le tenebre sembrano dominare». Si dà il caso, però, che al momento l’immigrazione clandestina sia un reato: per cambiare le cose occorre candidarsi, vincere le elezioni e avere la maggioranza per modificare la legge. Si chiama democrazia. Il conflitto tra legge positiva e legge morale è un tema serio e antico quanto la letteratura. Ne parlava Sofocle nella sua Antigone oltre quattro secoli prima di Cristo. Chissà se il teologo ex Zecchino d’oro e soprattutto ex disobbediente si sente latore di una moralità superiore alle leggi dello Stato, in un momento in cui più o meno tutto l’elettorato occidentale si sta spostando su posizioni restrittive in materia di immigrazione. Casarini, ieri, ha dato letteralmente i numeri: «Si fa finta di non sapere», ha tuonato, «che l’80% dei naufragi che ci sono nel Mediterraneo sono per omissione di soccorso». Un po’ come dire che la responsabilità della drammatica morte di chi si butta sui binari sia da attribuire al macchinista che non frena in tempo. «Più uno si scaglia contro i più poveri, contro quelli che stanno già male, più uno gioisce perché muoiono più persone in mare e più prende voti, no?». Casarini davvero pensa che qualcuno goda dei morti nel Mediterraneo? Non poteva mancare, ovviamente, il momento del vittimismo: «Noi proviamo a dire che anche piccoli, anche fragili, ricercati, pregiudicati, pecore nere, squalificati… Ecco, tutta questa gente si organizza e cospira per fare del bene». Talmente piccoli e squalificati da avere l’appoggio - tra i molti - della Chiesa cattolica, del Papa e di uno dei rapper più famosi di Italia. La cui testimonianza - quella di Ghali, che ha raccontato dei giorni trascorsi sulla Mar Jonio per un training di salvataggio - è forse l’elemento più genuino della festa, viste le sue origini tunisine.Alla fine, però, si torna sempre lì: alla rivoluzione. All’idea di cambiare il mondo secondo le proprie idee e le proprie regole. Al mondo nuovo degli illuminati: senza confini, senza Stato, senza radici. Sarebbe un mondo meno violento e più umano? Permetteteci di dubitare.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Friedrich Merz e Giorgia Meloni (Ansa)