2023-02-10
L’ospedale certifica il falso booster: «Serve per essere soccorsi prima»
Il foglio di dimissioni di un malato dal pronto soccorso di Piove di Sacco attesta una terza dose inesistente. Assurda la scusa del personale: «Si accelerano le cure». Il nosocomio smentisce. Però spunta un altro caso.Persone che entrano al pronto soccorso non vaccinate contro il Covid, e ne escono con la documentazione di terza dose fatta. Accade a Piove di Sacco, nel Padovano, secondo quanto rivelano due pazienti che si sono recati al servizio d’urgenza in momenti diversi. Giuseppe, nome di fantasia per proteggere l’anonimato del pensionato che per primo ha sollevato il caso, parlandone con il suo medico, domenica scorsa aveva chiamato l’ambulanza per forti dolori all’addome. Operato da un tumore appena venti giorni prima, in lista d’attesa per un altro intervento, il signor Giuseppe non ha mai voluto vaccinarsi contro il Covid. «La malattia sì, l’ho fatta a dicembre 2022», racconta alla Verità, «però me la sono cavata con una settimana di febbre e tosse». È preoccupato per i suoi problemi di salute, non per il virus, ed è rimasto sbalordito quando ha letto nella lettera di dimissione dal pronto soccorso che sarebbe stato vaccinato, con richiamo aggiuntivo. «Come prima reazione, ho temuto che avessero fatto la puntura a mia insaputa, ed ero arrabbiatissimo», spiega l’ultrasettantenne. «Così, l’indomani, sono tornato in ospedale per avere spiegazioni». In realtà, il pensionato la strada l’ha dovuta fare due volte. Perché prima l’hanno rassicurato a parole, spiegando che le iniezioni effettuate anche nella spalla erano solo antidolorifici. La seconda volta, non soddisfatto, voleva un documento firmato dal responsabile in cui venisse dichiarato che non gli erano stati fatti vaccini anti Covid. «Nulla da fare, non ho avuto quel pezzo di carta ufficiale», riferisce sconsolato. Ha provato a chiedere perché mai, allora, compaia la dicitura «vaccinazione, 3 dose sì», sulla lettera di dimissioni, e la spiegazione che gli è stata fornita è ancor più incredibile. «Mi è stato detto che è una prassi interna, per cambiare il codice di un paziente da bianco ad arancione e accelerare così la sua presa in carico all’urgenza. Me l’hanno confermato anche due giorni fa», spiega il signor Giuseppe. Nel reparto, dove si prestano con urgenza le prime cure, fanno passare avanti un vaccinato, rispetto ad altri pazienti in attesa? Se fosse vero, sarebbe di una gravità inaudita, per questo abbiamo chiesto chiarimenti all’Ulss 6 Euganea da cui dipende il pronto soccorso di Piove di Sacco. «L’azienda sanitaria smentisce categoricamente che ci sia mai stata una disposizione interna, per modificare i documenti di pazienti vaccinati o meno», fanno sapere. Non hanno idea, di come possa essere successo che una persona sia risultata con tre dosi in corpo, pur dichiarandosi non vaccinato. «Abbiamo un bacino di un milione di abitanti, mai sentita una cosa del genere». Purtroppo, invece, c’è almeno un altro precedente. Un paziente che lo scorso luglio si era recato sempre al pronto soccorso di Piove di Sacco e che si era visto scrivere terza dose fatta. «Ma anche questo signore non si è mai fatto inoculare, quindi perché risulta pure con richiamo?», si domanda Ennio Caggiano, il medico personale del signor Giuseppe. Spiega che da quando ha postato sui social la lettera di dimissioni del suo paziente, è stato raggiunto da telefonate di persone allarmate. «Hanno cominciato a chiedersi se stiano facendo vaccinazioni a loro insaputa, e senza consenso preventivo». Qualcuno, forse suggestionato, dice di stare male e di collegare adesso, l’inizio dei sintomi, con «punture sospette». In ogni caso, la preoccupazione esiste. Caggiano, ex medico di base dell’Ulss 3, è conosciuto per le sue battaglie anti vaccino. Alcune estremizzate, come il discutibile post su Facebook con la fotografia dell’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz e la scritta «Il vaccino rende liberi». Ma anche per aver detto a mamme e papà di vaccinare il figlio «perché sei informato e convinto», o che non poteva rassicurare sull’assenza di effetti a lungo termine post vaccino. Aveva ricevuto richiamo verbale dall’Ordine professionale, ritenzione di parte dello stipendio, sospensione dal lavoro e infine radiazione. Ha fatto ricorso e nell’attesa può continuare ad esercitare, nel suo studio privato a Camponogara. «Credo che la direzione sanitaria dell’Uls 6 dovrebbe tranquillizzare tutti, con un comunicato ufficiale», sostiene il dottore. I commenti sui social vanno dall’incredulo all’inferocito. È veramente improbabile che possano inoculare un vaccino al pronto soccorso, in assenza di consenso del paziente, ma non dimentichiamo l’esasperazione, la rabbia accumulata per molti mesi da cittadini vessati ed emarginati, solo per il loro rifiuto di porgere il braccio. Può essere un errore, ripetuto, nello scrivere lo stato vaccinale del paziente? Sarebbe l’ulteriore conferma che nelle urgenze servono medici con esperienza, non a gettone.Quanto alla ribadita affermazione, fornita al pronto soccorso, che la condizione vaccinale favorirebbe il sorpasso di altri pazienti in attesa, diciamo che se non è fondata su un regolamento interno, rimane prova di un atteggiamento sanitario (anche solo mentale) discriminatorio, duro a scomparire.
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