2023-02-20
Gli effetti del lockdown sui bambini: buco di tre mesi nell'apprendimento
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Tutti gli studi concordano: non è stato il Covid a influire negativamente sui bambini, ma le chiusure imposte politicamente.Il lockdown imposto a causa della pandemia da Covid 19 ha ridotto del 35% la capacità di apprendimento di un anno scolastico nei bambini e nei ragazzi in età scolare. Come fosse un ritardo di tre mesi, mai più recuperati finora.Questo risultato allarmante è frutto di una meta-analisi su 42 studi condotti da un gruppo di ricercatori francesi della Sciences Po, Parigi, pubblicati tra marzo 2020 e agosto 2022, provenienti da 15 paesi: Australia, Belgio, Brasile, Colombia, Danimarca, Germania, Italia, Messico, Paesi Bassi, Sudafrica, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e USA. Insomma questa volta non si tratta di una piccola ricerca né dell’opinione, per quanto autorevole, di qualche esperto. Nero su bianco si scrive che per i ragazzi l’essere costretti a casa ha causato danni enormi: una generazione completamente rovinata e che, soprattutto, oggi si può dire con chiarezza, con il contagio della malattia rischiava poco o nulla.I risultati sono stati pubblicati su Nature Human Behavior e dimostrano che i ritardi di apprendimento non si sono conclusi. Anzi, persistono da almeno 2 anni e mezzo. Matematica e lettura sono le materie più critiche soprattutto nei bambini provenienti da contesti svantaggiati. Si stima che il 95% della popolazione studentesca mondiale sia stata colpita dalla chiusura delle scuole durante la pandemia di Covid-19.I ricercatori evidenziano però che circa la metà delle stime provengono dagli Stati Uniti, 58 dal Regno Unito, altre 70 da altri paesi europei e le restanti 14 stime da Australia, Brasile, Colombia, Messico e Sudafrica. Come mostra questo elenco, c'è una forte sovra rappresentazione di studi provenienti da paesi ad alto reddito, una carenza di studi provenienti da paesi a reddito medio e nessuno studio proveniente da paesi a basso reddito. Questa rappresentazione distorta dovrebbe essere tenuta presente quando si interpreta la nostra sintesi delle prove esistenti sui deficit di apprendimento del COVID-19.Nella pubblicazione si legge: “La pandemia della malattia da coronavirus ha portato a una delle più grandi interruzioni dell'apprendimento nella storia. Ciò è dovuto in larga misura alla chiusura delle scuole, ma anche quando è ripreso l'insegnamento in presenza, l'istruzione è stata spesso compromessa dall'insegnamento ibrido e da bambini o insegnanti che hanno dovuto mettere in quarantena e perdere le lezioni. L'effetto della limitata istruzione faccia a faccia è aggravato dalle conseguenze della pandemia per l'ambiente di apprendimento extrascolastico dei bambini, nonché per la loro salute mentale e fisica. I blocchi hanno limitato i movimenti dei bambini e la loro capacità di giocare, incontrare altri bambini e impegnarsi in attività extrascolastiche. Anche il benessere dei bambini e le relazioni familiari hanno sofferto a causa delle incertezze economiche e delle esigenze contrastanti di lavoro, cura e apprendimento. Ci si può aspettare che queste conseguenze negative siano più pronunciate per i bambini provenienti da contesti familiari socio-economici bassi, esacerbando le disuguaglianze educative preesistenti”. Gli studiosi usano il termine "deficit di apprendimento" per comprendere sia il ritardo nei progressi di apprendimento attesi, sia la perdita di abilità e conoscenze già acquisite. L’elemento più grave sul quale si focalizza la ricerca è che è probabile che il deficit di apprendimento del COVID-19 influisca sulle opportunità di vita dei bambini attraverso la loro istruzione e le prospettive del mercato del lavoro. A livello sociale, può avere importanti implicazioni per la crescita, la prosperità e la coesione sociale.Il compito della politica dovrebbe essere quello di limitare ulteriori deficit di apprendimento e di ideare politiche per recuperare i ritardi già accumulati. Per fare questo, sempre secondo gli esperti è fondamentale la valutazione dello stato attuale dell'apprendimento. L’esito dell’analisi costo beneficio della chiusura delle scuole è ormai evidente. Nessuno in Italia si è sognato di chiedere scusa. Né l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, né lex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.Gli altri studiSeppur di fondamentale importanza, questo non è il primo studio che è stato fatto circa gli effetti della pandemia sui bambini. Un altro di fondamentale importanza è stato condotto in Italia dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, con l’Istituto superiore di sanità e con la collaborazione del Ministero dell’istruzione. Pubblicato nel maggio scorso si intitola: “Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi”. Per realizzare la ricerca – la prima scientifica a valenza nazionale – sono stati ascoltati oltre 90 esperti tra neuropsichiatri infantili, pediatri, assistenti sociali, psicologi, pedagogisti e docenti. Le emergenze segnalate riguardano disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria (tentato suicidio e suicidio), autolesionismo, alterazioni del ritmo sonno-veglia e ritiro sociale. Per quanto riguarda la parte educativa anche in questo studio si segnalano disturbi dell’apprendimento ma anche dell’attenzione e del linguaggio, disturbi della condotta e della regolazione cognitiva ed emotiva, oltre a paura del contagio, stato di frustrazione e incertezza rispetto al futuro, generando insicurezza e casi di abbandono scolastico. Gli esperti hanno anche segnalato un aumento delle richieste di aiuto per sostanze psicoattive, alcol, cannabinoidi. I professionisti interpellati l’hanno definita una vera e propria “emergenza salute mentale.Più in generale la pandemia ha provocato quella che i professionisti interpellati dall’équipe di ricerca hanno definito una vera e propria “emergenza salute mentale”. È stata infatti registrata un’impennata delle richieste di aiuto alla quale in molti casi sono corrisposte inadeguatezza e iniquità di risposte che hanno fatto emergere carenze e ritardi strutturali precedenti al coronavirus. Bambini, ragazzi e famiglie si sono trovati spesso costretti a rivolgersi ai privati con impegni economici rilevanti e difficilmente sostenibili, che hanno aumentato le disuguaglianze. Allo stesso tempo il lockdown ha fatto scoprire il potenziale della telemedicina applicata alla salute mentale, ma occorre investire rapidamente in formazione degli operatori e in tecnologie specifiche per assistere bambini e ragazzi. Anche Save The Children Italia lanciava un allarme già un anno fa sugli effetti del lockdown nei bambini. Secondo lo studio le restrizioni imposte dal governo hanno provocato un grave impoverimento delle relazioni sociali dei più piccoli, modificando irreparabilmente il loro percorso di crescita e sono diventati sempre più frequenti, in questa generazione, disturbi psico-fisici anche gravi. Save the Children ha ricolto attenzione anche ai cosiddetti “figli del covid” ovvero quei bambini nati nel 2020 e fino all’ottobre 2021. 734.000 mila neonati sono venuti al mondo circondati da adulti spesso coperti in volto dalle mascherine e, fatta eccezione per periodi in cui le misure di contenimento della pandemia sono state allentate, hanno vissuto in un mondo chiuso e proiettato all’interno dei nuclei familiari. Questi neonati sono cresciuti spesso tra le tensioni dei genitori per la salute e le difficoltà da affrontare. Nei contesti più svantaggiati sono mancati gli importanti stimoli, fondamentali per il regolare sviluppo dei più piccoli, che avrebbero potuto ricevere da una dimensione sociale più allargata. Le difficoltà ci sono state anche per gli 876.000 mila bambini un po’ più grandi, che già frequentavano la scuola dell’infanzia e che hanno dovuto fare i conti con discontinuità e frammentazione di un’esperienza centrale per il loro percorso educativo. Ovviamente a rimetterci di più sono stati i ben 31.000 bambini e bambine disabili di questa fascia di età. La preclusione della dimensione sociale è stata particolarmente difficile: in diverse fasi hanno dovuto rinunciare alle relazioni fondamentali con i coetanei e con gli educatori. La perdita di relazioni con i pari, la sovra-esposizione alla rete internet, la riduzione dell’attività fisica hanno pesato ancor più gravemente sui bambini che hanno vissuto, con le loro famiglie, il drammatico impoverimento economico. In un anno la povertà minorile è aumentata di 200.000 unità, arrivando a colpire più di 1milione e 300.000 bambini.Un articolo pubblicato sempre sulla prestigiosa rivista Nature ha fotografato lo stato di salute dei bambini nati nei due anni della pandemia incrociando i dati delle prime ricerche svolte in diversi Paesi. Uno studio incrociato dell'ospedale per bambini Presbyterian Morgan Stanley di New York e della Columbia University ha effettivamente riscontrato differenze di sviluppo neurologico tra il gruppo dei piccoli nati negli ultimi due anni rispetto a quelli sottoposti agli stessi controlli prima della pandemia. E' emerso un ritardo nella comunicazione e nelle capacità motorie dei bambini fino a sei mesi di età della generazione Covid quando messi a confronto con quelli nati in precedenza. Nello specifico hanno ottenuto in media punteggi più bassi nei test delle capacità motorie, motorie e comunicative. Sullo studio non incide il fatto che i genitori abbiano contratto il virus Sars-Cov2 oppure se il neonato stesso sia stato contagiato, quanto piuttosto l'ambiente nel quale sono nati e cresciuti. La ricerca preliminare newyorkese ha suggerito come sia lo stress correlato alla pandemia durante la gravidanza ad aver influenzato negativamente lo sviluppo del cervello fetale in alcuni bambini.Questi sono solo gli studi più importanti pubblicati sugli effetti della pandemia sui bambini nel mondo. Quello che vogliamo evidenziare è che sono tutti d’accordo nel dire che non è stato il Covid ad influire negativamente sulle loro vite, sul loro sviluppo neurologico, sulla loro salute fisica e mentale, ma le decisioni politiche che ne sono derivate. Le lancette dell’orologio non si possono spostare. Non si può tornare indietro. Sarebbe utile però fare una valutazione complessiva di quell’epoca che oggi sembra quasi un lontano ricordo, ma che per ben due anni ha trasformato le vite di tutti, spesso in peggio. Oggi è arrivato il tempo di chiedere conto a chi quelle decisioni le ha prese, troppo spesso, a cuor leggero.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)