2019-03-16
L’Occidente condanna i propri bastardi. Ma a parti rovesciate ha sempre balbettato
L'attentato ha movente religioso, ed è giusto stigmatizzarlo. Ma perché quando sparano gli islamici non si fa altrettanto?Vedete? A fomentare l'odio verso gli immigrati, a legare abusivamente il problema degli extracomunitari a quello della sicurezza, a parlare impropriamente di invasione, poi si finisce per eccitare le menti più esposte al contagio e, poi, qualcuno imbraccia il fucile e spara, uccidendo persone innocenti. La politica dunque dovrebbe riflettere ed esercitare responsabilità. In pratica, parlare meno di immigrati, tacere sui reati commessi da stranieri, evitare ogni riferimento alle motivazioni di certi fatti di sangue, perché altrimenti ci si assume la responsabilità di armare la mano di qualche assassino. In poche parole, se Brenton Tarrant, il 28 enne australiano che ha ucciso 49 persone ferendone decine, ha fatto irruzione in due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, la colpa è di Matteo Salvini e dei suoi discepoli, ossia di tutti quelli che in questi anni, in Italia o all'estero, hanno parlato di immigrazione, di invasione, di criminalità straniera e così via. La tesi è rimbalzata ieri su molti siti, alla notizia del criminale assalto compiuto dall'altra parte del globo, in uno dei Paesi più tranquilli del mondo. E a farsene interprete è stato Ezio Mauro, l'ex direttore di Repubblica, che a caldo, in un video editoriale pubblicato sul sito del quotidiano, ha spiegato proprio questo. Ovvio, lui non fa il nome di Salvini e di altri sovranisti, ma il senso è quello. Chiunque dia spazio a tesi che non siano di accoglienza incondizionata nei confronti degli extracomunitari, sta dalla parte dell'assassino. Anzi: fomenta gli assassini, perché ne agita le menti, dando loro copertura ideologica, motivazioni per agire e per sentirsi minacciati. In una parola: complici.Naturalmente, a sostenere queste opinioni sono gli stessi editorialisti che in precedenza, di fronte ad altre stragi, quelle commesse in nome di Allah, spiegavano a più riprese che non si può fare di ogni erba un fascio e che è necessario fare distinzioni precise. Per questi signori, anche solo parlare di terrorismo islamico, associando una seppur vaga motivazione religiosa agli omicidi, rischia di criminalizzare un'intera comunità di fedeli, cioè di mettere sullo stesso piano i fanatici e i criminali con chi, pur condividendo la stessa religione, non è né violento né integralista. Sì, si tratta delle stesse persone che invocavano prudenza e scongiuravano colleghi e politici, invitandoli a maneggiare con cura le parole e a fare distinzioni precise, al punto che per evitare confusione decisero di rimuovere dai loro articoli perfino l'associazione fra terrorista e islamico, preferendo il neologismo di islamista, per porre un argine, una distinzione precisa e netta tra chi tiene in mano il Corano e chi imbraccia il kalashnikov.Però, adesso che il terrorista australiano ha assassinato cinquanta persone, motivando la strage con una guerra all'immigrazione e dicendosi ispirato da decine di esempi, in un delirio di riferimenti storici e criminali, alcuni dei quali senza nesso, beh in questo caso l'uso delle parole diventa meno cauto. La colpa è parlare di immigrati e fare paralleli fra stranieri e criminalità, come se non esistessero allarmi e preoccupazione e le carceri fossero piene di extracomunitari a causa dei discorsi di Salvini e non dei reati che questi detenuti hanno commesso.Nessuno ha intenzione di minimizzare la strage di Christchurch o di tacere le responsabilità di questo orrendo crimine. Ma tentare di strumentalizzare cinicamente gli assassinii è un'altra cosa. Se in Italia o altrove si discute di immigrati, di sicurezza, di invasione, non è per un vezzo politico e nemmeno per fomentare l'odio. Se il capo della Lega o altri parlano di extracomunitari non è per calcolo politico, ma perché qualcuno, per troppo tempo, non ne ha parlato e ha evitato di riconoscere l'esistenza di un problema. Nessuno è contro un'immigrazione ordinata, disciplina e governata. Ma per anni in Italia non si è voluto governare il fenomeno, lasciando che accanto alle migliaia di stranieri rispettosi della legge crescesse il numero di altri dediti ai peggiori traffici, della droga e della prostituzione. La mafia nigeriana che ha fatto a pezzi Pamela a Macerata non l'ha inventata Salvini e nemmeno la gang che ha violentato e ucciso Desirèe a Roma. La brutale violenza di Rimini non è stata frutto di un calcolo cinico di un politico sovranista, ma di un rifugiato spalleggiato da altri presunti profughi. L'elenco naturalmente potrebbe continuare, ma credo basti. Piangiamo le vittime di Christchurch, come quelle italiane o delle tante, troppe, stragi di questi anni. Senza dimenticare dove nascono i problemi e chi finora li ha sottovalutati o, piuttosto, nascosti.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)