2023-06-28
Lo stop Usa a Kiev nelle ore più calde. «Non tentate blitz in casa dei russi»
Antony Blinken (Getty images)
Le rivelazioni della Cnn: «Guai a dare l’idea di una manina occidentale nel putsch».Gli effetti del tentato golpe di Yevgeny Prigozhin sul conflitto in Ucraina restano imprevedibili. Tuttavia è sempre più chiaro che gli Stati Uniti temono lo scenario di una guerra civile in Russia, che possa avere delle ripercussioni pericolose sull’arsenale nucleare di cui Mosca dispone. Citando un «funzionario occidentale», la Cnn ha riportato ieri che, mentre la ribellione del Wagner Group era ancora in corso, gli alleati occidentali hanno esortato Kiev a non approfittare della crisi in atto per colpire internamente la Federazione russa, «agitando le acque». «Gli ucraini venivano avvertiti dagli alleati di non provocare la situazione. Sfruttate le opportunità sul territorio ucraino, ma non lasciatevi coinvolgere da questioni interne né colpite risorse militari offensive all’interno della Russia», ha detto il funzionario alla Cnn. «Semplicemente non si vuole alimentare la narrazione, secondo cui questa è stata un’iniziativa da parte nostra», ha proseguito la fonte, per poi aggiungere: «È quello che i russi hanno sempre voluto: dimostrare che ci sono minacce alla sovranità russa». Una rivelazione, quella di ieri, che va collegata a quanto riportato sabato dal Washington Post. Funzionari americani rimasti anonimi hanno confidato al quotidiano di nutrire «grande preoccupazione» per la possibilità che scoppi una guerra civile in Russia: uno scenario che a Washington temono possa produrre impatti problematici sull’arsenale atomico di Mosca. Per quanto in termini più soft, anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, aveva espresso dei timori domenica sulla questione nucleare, rifiutandosi inoltre di commentare l’eventualità di una guerra civile. Per di più, l’ex funzionario della Cia, Daniel Hoffman, ha detto a Reuters di temere che parte delle testate atomiche russe possa finire nelle mani di soggetti pericolosi, come il leader ceceno Ramzan Kadyrov: una figura che potrebbe verosimilmente soffiare sul fuoco di nuovi disordini interni. Del resto, nonostante Vladimir Putin abbia detto di aver evitato lo scenario di una guerra civile, la possibilità che quest’ultima possa verificarsi resta sul tavolo: lo Zar è uscito indebolito dalla ribellione del Wagner Group e non è esattamente chiaro quanto sia solido l’accordo mediato da Alexander Lukashenko. D’altronde, non è una novità che Washington guardi con preoccupazione all’instabilità interna della Russia. Già un mese fa, si era registrata una certa distanza, su questo punto, tra gli Usa e il Regno Unito. Se il ministro degli Esteri britannico James Cleverly aveva difeso il diritto degli ucraini di attaccare il territorio russo, tale posizione era stata accolta con scetticismo dalla Casa Bianca. Su questo tema, si erano anche verificati degli attriti tra Washington e Kiev. A maggio, il New York Times riportò come, secondo l’intelligence statunitense, dietro l’attacco con droni al Cremlino si celassero i servizi ucraini: una circostanza che fu seccamente smentita da Kiev. Insomma, per quanto possa apparire paradossale, sembra proprio che gli Usa temano un Putin troppo debole. È probabilmente anche in quest’ottica che vanno lette le parole, pronunciate l’altro ieri da Joe Biden. «Abbiamo chiarito che non eravamo coinvolti. Non avevamo niente a che fare con questo. Questo faceva parte di una lotta all’interno del sistema russo», ha detto l’inquilino della Casa Bianca, riferendosi al tentato golpe di Prigozhin. Ciò significa che Washington si trova davanti a un nodo significativo: evitare l’incremento dell’instabilità russa e proseguire con il sostegno ferreo all’Ucraina sono due obiettivi difficilmente conciliabili. Certo: Biden -anche per ragioni di credibilità internazionale- non può tirare i remi in barca sic et simpliciter sul dossier ucraino (e infatti ha ribadito il proprio supporto all’Ucraina, predisponendo un nuovo pacchetto di aiuti bellici). Eppure non è per lui semplice ottenere la granitica garanzia che Kiev non tenti di approfittare del momento militarmente favorevole per tentare di aumentare l’instabilità sul territorio russo. A questo punto, non è escludibile che gli americani possano cercare di puntellare indirettamente Putin, spingendo Volodymyr Zelensky a negoziare, per trovare un compromesso il più possibile accettabile col nemico. Non è però detto che un tale scenario troverebbe concordi tutti i componenti della Nato. Si pone infine una questione elettorale per Biden. Come sottolineato l’altro ieri dalla Cnn, un’eventuale esplosione di caos in Russia potrebbe non avvantaggiarlo in vista delle presidenziali del 2024. Inoltre, già a ottobre, un sondaggio Ipsos rivelò che il 58% degli americani temeva un conflitto nucleare con Mosca. Non è forse un caso che Donald Trump stia cavalcando da mesi un tema: quello del rischio di una terza guerra mondiale.
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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