2019-09-11
Lo stop alle trivelle farà ricca Total
La linea dura di Giuseppe Conte e Sergio Costa, apprezzata dal M5s, ci taglierà le gambe. Oltre al rischio di contenziosi miliardari, stiamo per regalare un maxi giacimento greco al big francese.L'associazione dell'industria dell'energia ha stimato che nei prossimi 12 anni servirebbero investimenti per almeno 19 miliardi se si volesse estrarre il gas e il petrolio scoperto lungo la Penisola. In questo momento ci sono 133 concessioni assegnate, mentre i permessi sono 72. Significa che molte aziende sono a metà del guado e oggi si trovano travolte dalle dichiarazioni di Giuseppe Conte, il quale con il chiaro intento di fare contenti i 5 stelle ha dichiarato valido il blocco totale delle trivelle. Cioè, non ci saranno più nuove concessioni. Una esternazione che ha lasciato basiti tutti i dirigenti del Pd, dal momento che fino alla scorsa settimana il partito di Nicola Zingaretti, anzi di Matteo Renzi, si è speso per sostenere la ripartenza delle perforazioni e la conferma delle esplorazioni. Invece, il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, appena riconfermato, sembra apprestarsi e rendere definitivo il decreto dello scorso gennaio con il quale ha messo in frigo tutti i nuovi permessi. In pratica, «fino all'adozione di un piano definitivo in tema di perforazioni ed estrazioni energetiche sono sospesi i procedimenti amministrativi relativi al conferimento di nuovi permessi di prospezione e di ricerca», recitava il decreto. Sono fatti salvi i procedimenti «in corso o avviati successivamente alla data di entrata in vigore» del decreto legge Semplificazioni relativi alle istanze di: proroga di vigenza delle concessioni di coltivazioni di idrocarburi in essere; rinuncia a titoli minerari vigenti o alle relative proroghe; sospensione temporale della produzione per le concessioni in essere; riduzione dell'area di variazione dei programmi lavori e delle quote di titolarità. Se lo stop di 18 mesi, come promesso l'altro ieri da Conte, diventasse definitivo non solo i canoni delle concessioni aumenterebbero di 25 volte ma il decreto, che le associazioni di categoria del comparto energetico hanno soprannominato «Maduro», conterrà due punti di totale instabilità industriale. Il primo renderebbe incerto qualunque investimento in Italia, dal momento che l'obiettivo dei 5 stelle è violare anche le prerogative delle Regioni, il secondo è il rischio di maxi contenziosi. L'attuale sistema si basa su canoni bassi (incentivo alla ricerca) e royalty alte, una volta che si comincia ad estrarre. Uno stop definitivo spingerà le multinazionali che si trovano a metà del guado a ricorrere agli arbitrati internazionali con il rischio che il nostro Paese paghi nei prossimi dieci anni fino dieci miliardi di penalità. Al netto del fatto almeno 8 dei 19 miliardi stimati da Confindustria energia che corrispondo a 15.000 posti di lavoro. Inoltre, ogni anno lo Stato rinuncerebbe a 300 milioni di gettito. Senza contare che il Paese non è pronto al passaggio all'energia elettrica in toto, basti pensare che molte centrali a carbone la cui chiusura è prevista nel 2022 otterranno proroghe. Il risultato della filosofia grillina sarebbe l'aumento dell'export e già oggi la dipendenza dall'estero si aggira sul 75%. Al contrario, secondo fonti industriali, la produzione dai giacimenti nazionali negli ultimi anni ha contribuito al miglioramento della bilancia commerciale con un risparmio complessivo sulla bolletta energetica di circa 3,1 miliardi per ogni anno solare. All'interno di tutta la follia ambientalista, manca un dettaglio che è quello che rischia di rendere la vicenda paradossale. Nelle acque a Sudest di Santa Maria di Leuca c'è un giacimento di gas. Il suo nome in codice è «Fortuna prospect». Per metà è in territorio italiano e per metà in quello greco. Sul nostro versante è tutto congelato. Il governo greco che già è più avanti rispetto a noi non ha alcun obbligo di far fermare i lavori e potrà appropriarsi anche del gas italiano. I dati del carotaggio prospettivo sono già disponibili. Si stima che il «Fortuna prospect» possa avere una dimensione assimilabile a quello egiziano di Zohr. Un montagna di gas che passerebbe tutto ai greci, la cui concessione è in mano a Total. Parigi brinderebbe e nessuno potrebbe nemmeno puntare il dito sulle mire espansive di Emmanuel Macron. A differenza della Libia dove i francesi manovrano contro di noi, stoppando le trivelle italiane il governo giallorosso farebbe tutto da sè. Se questo è l'ambientalismo, Dio ce ne scampi.