2020-09-22
In Campania lo sceriffo è andato oltre il Pd. Le sue 15 liste oscurano i dem
Il governatore Vincenzo De Luca incassa il successo senza fatica contro Stefano Caldoro e lo incalza: «Dibattito pubblico imbarbarito». Cresce affluenza.Altro che il famoso lanciafiamme, l'arma che aveva minacciato di usare contro chi andava ai matrimoni in pieno lockdown. Dove passa il diserbante Vincenzo De Luca non cresce più nulla, intorno a lui. Nessuno, ieri, ha preso il triplo dei voti dello sfidante. L'ultima proiezione all'ora di cena, dava il presidente uscente della Campania, con le sue 15 liste a sostenerlo, al 67,3%, contro il 18,4% di Stefano Caldoro, del centrodestra, e il 10,4 di Valeria Ciarambino, incaricata di tenere la bandiera a 5 stelle nella Regione di Luigi Di Maio. E così ecco il secondo mandato per il politico settantunenne, che prima del Covid-19 sembrava destinato a una meritata pensione e ora, dopo la sua gestione muscolare della pandemia, ha più prospettive di un vaccino. De Luca si presenta davanti ai cronisti in tempo per i telegiornali dell'ora di cena e spiega che gli elettori avrebbero confermato che «c'è una rissosità di cui l'Italia ha bisogno». Non spiega con chi ce l'ha, ma è un chiodo fisso: «Va crescendo da anni una società tossica, un dibattito pubblico segnato sempre più da elementi di aggressività e di imbarbarimento e dal calpestamento delle persone. Dobbiamo trovare un modo di vivere la vita pubblica in maniera civile». Naturalmente ce l'ha con Caldoro. Non è un caso che De Luca, così muscolare nel modo di porsi da sapere intercettare anche consensi a destra, si sia richiamato subito all'esperienza del quarantena e della fase-due. In Campania, fino a un anno fa, lo davano in notevole difficoltà e quasi annoiato. Poi, la botta di adrenalina pura di governare una regione con la pandemia cinese, e lo sceriffo De Luca a dare il suo meglio, ovvero brutalizzare i propri elettori più indisciplinati e terrorizzare i trasgressori in un crescendo di multe, controlli a tappeto, droni. Ma anche a dare il suo peggio, con tutta una serie di attacchi gratuiti alla Lombardia, che piangeva i suoi morti non certo per colpa della politica. La terza proiezione Swg per La7 dava De Luca al 67,3%, l'ex socialista Caldoro al 16,3% e la Ciarambino al 10,4%. Caldoro non era certo dato tra i favoriti, alla vigilia, ma se fosse confermato che non è arrivato neppure al 20%, la sconfitta sarebbe decisamente molto amara. Ma il fatto che meglio rende la forza del personaggio De Luca, probabilmente il presidente di Regione che vanta più imitazioni di Maurizio Crozza su Youtube, è il successo della sua lista. Con un'affluenza finale al 55,53%, contro il 51,93% della volta precedente, il dato più interessante è che la lista De Luca appare appaiata, o addirittura poco sopra, a quella del Pd: 17% contro il 16,8% del partito di Nicola Zingaretti. Insomma, De Luca è De Luca e tutto il resto è relativo, anche se la conta finale dei voti dirà quanto gli possono chiedere, in termini di consenso, alleati come Clemente Mastella, Ciriaco De Mita e Italia viva di Matteo Renzi. Caldoro ha provato in qualche modo a giustificare la disfatta con il Generale Covid: «L'elemento generale è dato dalla valanga dei presidenti in carica durante il Covid, che sono stati visti come punto riferimento dai cittadini. È un elemento nazionale, che ha avuto lo stesso effetto in Campania, accompagnato da una macchina da guerra delle liste del centrosinistra, che hanno avuto un'affermazione molto forte». De Luca, come si è visto, non ha apprezzato.Dopo una vittoria simile, a questo punto le azioni della famiglia crescono anche a livello nazionale. In caso di rimpasto di governo sono in molti ad attendersi una poltrona da sottosegretario per Piero De Luca, figlio dello sceriffo campano.
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