2025-01-16
Lite nel centrodestra. Il destino di Zaia si deciderà a Roma
Maurizio Gasparri provoca il governatore sul terzo mandato: «Troveremo il modo di sfamarlo». Riccardo Molinari (Lega): «Il tema diventa politico».«Troveremo un modo di sfamare Zaia che ha fatto l’amministratore locale, il ministro, lo sfameremo». Ad Agorà su Rai 3 il capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri, alza il livello dello scontro in atto tra Lega da una parte e Fratelli d’Italia e Forza Italia dall’altra sulle prossime regionali. Gasparri risponde a Luca Zaia, presidente del Veneto, che 24 ore prima aveva criticato i parlamentari contrari a eliminare il vincolo dei mandati: «È inaccettabile», aveva detto tra l’altro Zaia, «che la lezione venga da bocche sfamate da 30 anni dal Parlamento».La frase di Gasparri ha fatto salire il livello di tensione nel centrodestra. Il dibattito sul limite dei mandati dei governatori è stato riacceso dalla decisione del governo guidato da Giorgia Meloni di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale della Campania, approvata lo scorso novembre, che consente a Vincenzo De Luca di correre di nuovo per la presidenza della Regione. Tra l’altro, la Corte costituzionale è al centro in queste ore di un caso politico relativo al mancato accordo sui quattro giudici che il Parlamento deve eleggere. Va sottolineato che, in termini giuridici, la decisione della Consulta riguarderà il destino di Vincenzo De Luca ma non quello di Luca Zaia. Quest’ultimo, infatti, il terzo mandato lo ha già anche quasi concluso, poiché il Consiglio regionale del Veneto ha recepito nel 2012, alla prima legislatura con Zaia presidente, la legge quadro nazionale del 2004, che prevede la «non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del presidente della giunta regionale». La legge non può essere retroattiva e, quindi, il vincolo è scattato dalla legislatura successiva, quella del 2015.De Luca, invece, di mandati ne ha fatti due, ha recepito la legge lo scorso novembre e ambisce a un terzo. La sentenza della Consulta, se darà torto a De Luca, metterà una pietra tombale su questo proliferare di leggi regionali che recepiscono quella nazionale in tempi diversi, rendendo elastico il vincolo dei due mandati. Se la Consulta, invece, darà ragione al presidente della Campania, allora Zaia, pur restando ineleggibile tecnicamente, potrà giocare la sua partita politica da una posizione di forza, dicendo: «La Corte costituzionale ha stabilito che il vincolo dei due mandati non regge, quindi riapriamo la partita per una legge nazionale».Sul piano politico, il quadro è chiarissimo: Fratelli d’Italia (con il sostegno di Forza Italia) vuole esprimere un proprio candidato alla presidenza del Veneto. Di gran lunga primo partito della coalizione, infatti, Fdi non governa nessuna delle grandi Regioni del Nord: Veneto e Lombardia sono presiedute dai leghisti Luca Zaia e Attilio Fontana e il Piemonte dal forzista Alberto Cirio. Il Nord è, però, storicamente la culla del leghismo e, quindi, il Carroccio, che tra l’altro sta recuperando lo spirito territoriale delle origini, non vuole mollare.«Adesso è stata fatta una scelta», dice a Radio 24 il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, il cui secondo mandato scade nel 2028, «il discorso è nelle mani della Corte. Sicuramente su questa decisione si poteva fare una discussione, si poteva fare qualche valutazione di più. Io credo che non si dovrebbe interrompere la possibilità di avere altri incarichi». Tornando al Veneto, il Carroccio locale, che ha un peso enorme nel partito guidato da Matteo Salvini, non vuole comunque rinunciare a esprimere il candidato a presidente. Lo stesso Zaia ha intenzione di far pesare la sua popolarità incidendo sulla scelta del successore e, infatti, prospetta anche una clamorosa corsa in solitaria della Lega. Durissima la replica a Gasparri del consigliere regionale veneto della Lega Luciano Sandonà: «Luca Zaia «non ha certo bisogno di essere sfamato. Non accettiamo lezioni da Forza Italia e da Maurizio Gasparri. Noi della Lega, in Veneto, sappiamo come ci dobbiamo muovere. Per quanto riguarda il successivo mandato del presidente Zaia, è bene rimarcare e chiarire che il governo deve avere lo stesso metro di misura per tutte le situazioni in essere. Un solo esempio: come mai», chiede Sandonà, «non è stata impugnata la legge regionale elettorale del Piemonte che, nel 2023, ha aperto la strada ai quattro mandati del governatore forzista Alberto Cirio? Noi della Lega in Veneto rispediamo al mittente anche le ultime pesanti provocazioni, finanche offensive a livello personale, lanciate da chi siede in Parlamento da molte legislature».Il tema è centrale anche all’interno della Lega: «Le dichiarazioni di Zaia sono state molto forti», dice a Sky Tg24 il capogruppo Lega alla Camera, Riccardo Molinari, «quello che si farà ovviamente verrà deciso nel Consiglio federale del partito. Abbiamo una riunione proprio domani (oggi, ndr) e vedremo se si chiuderà la questione o si dovrà discutere ancora». «La Lega è il partito che ha dell’autonomia la sua bandiera», aggiunge Molinari a Calibro 8, su Radio Cusano Campus, «è un partito che nasce ed è radicato soprattutto a Nord. È una cosa che gli alleati devono tenere in considerazione, al netto del dato elettorale del momento. Quindi», dice ancora Molinari, «penso che la Lega possa legittimamente chiedere la presidenza del Veneto. Pensiamo che, dove c’è un’elezione diretta, alla fine siano sovrani i cittadini. Come noto, questa posizione è della Lega ma è stata rigettata in più occasioni sia da Fratelli d’Italia sia da Forza Italia. Dobbiamo prenderne atto», avverte Molinari, «e a questo punto, però, il tema diventa politico». Traduzione: il caso a livello nazionale non è chiuso.
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