2025-11-18
La Corte dei Conti ora ci ha preso gusto e dice un altro «no» al Ponte sullo Stretto
Niente visto alla convenzione tra Mit e concessionaria. Matteo Salvini: «Inevitabile conseguenza del primo stop, al lavoro per chiarire».Sul collegamento tra Reggio Calabria e Messina c’è di nuovo la Corte dei Conti di traverso. I giudici contabili, quelli della Sezione centrale di controllo di legittimità, non hanno ammesso «al visto» il Terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il ministero dei Trasporti e la società Stretto di Messina spa, ovvero l’atto che regola i rapporti tra la concessionaria delle opere per il Ponte sullo Stretto e il ministero dei Trasporti.La bocciatura dell’atto che avrebbe formalizzato la convenzione, in sostanza, blocca la sua efficacia immediata. Ma bisognerà attendere 30 giorni per leggere le motivazioni. Il decreto, però, non verrà pubblicato in Gazzetta ufficiale. Uno sgambetto che prova a minare per la seconda volta la decisione del governo. L’atto aggiuntivo in questione è strettamente interconnesso con la delibera di agosto del Cipess (il primo documento che si è trovato su una mina delle toghe contabili), che riguardava l’assegnazione delle risorse e l’approvazione del progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto e alla quale la Corte dei Conti aveva già negato il visto di legittimità a fine ottobre scorso. E, infatti, la mancata registrazione del decreto interministeriale sul Terzo atto aggiuntivo, spiegano dal ministero, «arriva alla fine di un’ampia discussione» nel corso della quale «è emerso, innanzitutto, il tema preliminare dell’effetto di preclusione che la mancata registrazione della delibera Cipess ha sulla decisione odierna».I giudici contabili, insomma, sembrano averci preso gusto. È qui che si innesta il precedente ingombrante: la Corte, già con lo stop alla delibera Cipess, ha aperto una faglia procedurale che ora si ripercuote su ogni atto successivo. Quel primo alt è diventato un vincolo, una sorta di barriera che oggi travolge anche il Terzo atto aggiuntivo. Sembra che sia stato costruito un percorso a ostacoli in cui ogni blocco genera un effetto domino sul successivo, rendendo l’avanzamento dell’opera sempre più complesso. Nonostante ciò, il Mit resta «fiducioso sulla prosecuzione dell’iter amministrativo, in attesa delle motivazioni della Corte».«Non lo considero un atto nuovo, in quanto gli argomenti trattati sono strettamente collegati», ha commentato il presidente della Stretto di Messina, Giuseppe Recchi, che ha aggiunto: «Abbiamo deciso di convocare un consiglio di amministrazione per il 25 novembre, nel quale esamineremo la situazione in attesa delle motivazioni». «Il mancato visto con la conseguente registrazione della Corte dei Conti era prevedibile», ha dichiarato, invece, l’amministratore delegato, Pietro Ciucci. E ha spiegato: «L’atto convenzionale è funzionalmente collegato alla delibera di approvazione del progetto definitivo del Cipess del 6 agosto, per il quale la Corte ha ricusato il visto in data 29 ottobre. Attendiamo le motivazioni per entrambi i provvedimenti, nella convinzione che verranno forniti, da parte delle istituzioni competenti, tutti i nuovi approfondimenti richiesti, con la piena collaborazione da parte della Stretto di Messina, al fine di proseguire nella realizzazione dell’opera strategica di preminente interesse nazionale, come definita per legge». Il governo, proprio su questo presupposto, potrebbe decidere di adottare l’atto con una delibera del Consiglio dei ministri che definisca l’opera di interesse superiore.Un’opzione che circola già dopo il precedente stop alla delibera Cipess. Ma che vede le opposizioni già con il colpo in canna. Il primo a minacciare azioni giudiziarie è il solito Angelo Bonelli, parlamentare di Avs e co-portavoce di Europa Verde. Che fornisce una sua esegesi della decisione della Corte: «Significa che il governo Meloni stava impegnando fondi pubblici dentro un quadro ritenuto non legittimo, per un’opera da 14 miliardi di euro senza alcuna certezza tecnica, ambientale o giuridica». E, nonostante l’assenza di motivazioni, per Bonelli «il messaggio» sarebbe «già inequivocabile». E, per lui, la lettura dei giudici sarebbe questa: «Il Ponte sullo Stretto è un progetto portato avanti forzando procedure, fuori da un quadro di legalità e dentro una spirale propagandistica che sta già dissanguando le casse pubbliche. Risorse sottratte a ferrovie, scuole, sanità e sicurezza del territorio». Ed ecco l’annuncio: «Sono pronto a denunciare il governo anche alla Procura europea se dovesse insistere». Non potevano mancare i pentastellati: «Non ci sono solo i cittadini bypassati, i soldi pubblici già sperperati e la lunga sfilza di documenti incompleti e fallaci», afferma la senatrice Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilanza Rai, che aggiunge: «Il governo insiste nel portare avanti questa pantomima che il Paese non merita». Per il segretario dem, Elly Schlein, invece, è stato «bloccato un progetto ingiusto, sbagliato, dannoso e vecchio». Il capogruppo Pd in commissione Trasporti, Anthony Barbagallo, attacca frontalmente il ministro Matteo Salvini: «Ancora una volta è la Corte dei Conti, la seconda in pochi giorni, che blocca il miraggio del ministro Salvini. Una vera Caporetto per Salvini, visto che il nuovo stop sarà valido anche per tutti gli atti conseguenti e consequenziali».Il vicepremier Salvini, che aveva già più volte precisato di voler «far partire i lavori al più presto», però, non si è detto sorpreso: «È l’inevitabile conseguenza del primo stop della Corte dei Conti. I nostri esperti sono già al lavoro per chiarire tutti i punti. Resto assolutamente determinato e fiducioso».
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