2018-12-06
L’Italia sorveglia il mare con i droni. Malta non potrà più fare la furba
Svolta per il controllo dei confini e il contrasto all'immigrazione. Frontex affida alla Gdf e a Leonardo il compito di controllare il Mediterraneo, comprese le acque dell'isola, con un Falco. Vittoria strategica.Da 15 giorni un drone si alza da Lampedusa, si piazza sopra i 5.500 metri d'altitudine e pattuglia il Mediterraneo compreso tra l'Italia e Malta. Per la prima volta l'Italia usa un velivolo senza pilota per controllare i traffici illegali. Di merci e, ovviamente, di uomini. Una svolta storica per la sicurezza dei nostri confini e nel contrasto all'immigrazione clandestina, per un semplice fatto: controllare dall'alto è infinitamente più produttivo che controllare dal basso. L'Uav, come si chiama in codice un velivolo senza pilota, è prodotto da Leonardo. Si chiama Falco Evo e si muove in aria con codici civili, sotto l'egida di Frontex. La controparte è la Guardia di finanza, che da quando esiste la missione europea ha racimolato una sfilza di risultati nel contrabbando di uomini e cose. Questa novità, soprattutto, segna una svolta nell'uso dei mezzi pilotati da terra. Frontex lo scorso anno ha indetto un bando di gara per rendere più efficiente il controllo del Mediterraneo. Obiettivo: dare il via a un periodo sperimentale con servizi di sorveglianza e raccolta dati. Leonardo ha portato a casa la commessa per l'Italia e aree limitrofe. Mentre in Grecia la caratteristica di peso (superiore alla tonnellata) ha escluso l'azienda di Piazza Monte grappa e Frontex si è diretta verso l'impiego di un drone israeliano. Questa vittoria va anche inquadrata nell'esperienza che l'azienda ha accumulato negli ultimi cinque anni in Congo. A dicembre 2013 sono entrati in azione presso la forza di caschi blu Monusco velivoli teleguidati Falco ordinati dalle Nazioni Unite. I velivoli, disarmati, servono a raccogliere immagini e informazioni sulle milizie ribelli attive nella turbolenta regione al confine con il Ruanda, il Sud Kivu. In Africa forniscono un servizio di ampio raggio con missioni dalla durata anche di 17 ore e con modalità di pronto intervento, vista la delicatezza del luogo. Al contrario, da Lampedusa svolgono voli compresi tra le 2 e le 9 ore, ma portano con sé i sensori elettrottici e il radar gabbiano ultralight (anch'esso made in Italy e del gruppo Leonardo): strumentazione in grado di tracciare e anticipare qualunque mezzo e condividere le informazioni con tutta la linea di comando, praticamente in tempo reale. Ecco perché i voli da Lampedusa si dimostrano doppiamente sperimentali. Sia in tema di efficacia, sia in termini legislativi. Leonardo ha appena chiuso la gara e, definita l'area di volo da Frontex, si è dovuta occupare di tutta la burocrazia legata ai permessi di volo. Prima Enac e poi Enav. Non sono da sottovalutare le tempistiche. Meno di un anno per far volare droni là dove volano aerei di linea e non mezzi militari è qualcosa che non era mai stato fatto dalle nostre parti. Il drone italiano può volare anche su Malta avendo ottenuto il cosiddetto permit to fly da La Valletta. Segno che non solo nel sistema Paese (ha aiutato pure la joint venture avviata tra l'azienda guidata da Alessandro Profumo e l'Enav) si è sbloccato un ingranaggio, ma anche in Europa Frontex ha potuto avviare una sinergia prima praticamente impossibile. La collaborazione da parte dei maltesi sul tema immigrazione e contrasto ai flussi illegali è sempre stata ai minimi, almeno fino a quando si è giunti allo scontro frontale tra i due governi la scorsa estate. La scelta invece di affidare alle Fiamme gialle l'acquisizione di dati così delicati è un elemento di rilancio del ruolo italiano nel controllo del Mediterraneo, a pochi giorni dalla scadenza della missione Sophia, gestita da Eunavfor Med, il conglomerato delle Marine Ue che si occupa del pattugliamento delle acque. Il prossimo 31 dicembre scadranno gli accordi e giusto ieri il vicepremier, Matteo Salvini, ha messo l'alt. «Se non cambiano le regole per gli sbarchi non sottoscriviamo la nuova fase», ha spiegato. L'uscita va letta in parallelo rispetto all'uso dei droni. In pratica il governo vuole che le navi stiano a distanza dalle coste libiche. A quel punto con la raccolta dati dall'alto sarà più facile far dirigere le navi militari Ue verso nuovi porti di competenza o, al contrario, bloccarle e far intervenire la guardia costiera libica. Tema che oggi sarà sul tavolo dell'incontro tra Giuseppe Conte e il generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, che si è presentato a sorpresa martedì sera a Roma. Nella pentola del Mediterraneo stanno bollendo tante cose nuove. I droni sono la ciliegina sulla torta.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)