2021-02-28
L’Ue smaschera Conte e Gualteri. Aiuti di Stato, ecco il disastro
Margrethe Vestager (Ansa)
Margrethe Vestager smaschera il governo sui mancati sussidi sfruttati invece dalla Germania: «Spetta agli Stati decidere cosa fare».Tanto tuonò che piovve. I tuoni sono quelli apparsi sulla Verità sin dall'11 e 12 novembre dello scorso anno e poi ribaditi il 29 gennaio. La pioggia è arrivata ieri, leggendo il titolo in prima pagina sul Sole 24 Ore «Fiere: sfida persa sui sussidi erogati». Ci sono voluti tre mesi, per avere la ben magra consolazione di aver denunciato con largo anticipo un enorme problema negli aiuti decisi dal governo Conte bis e dal suo ministro dell'economia Roberto Gualtieri. E oggi possiamo rivelare in esclusiva il contenuto di una risposta fornita dal commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, che imputa, senza mezzi termini, al governo italiano la sconfitta in quella sfida. Ci siamo infilati in un vicolo cieco senza essere spinti da nessuno, in piena consapevolezza dei limiti e dei problemi che avremmo incontrato.Non sappiamo se sia dolo o colpa, ma il precedente governo ha scelto di erogare tutti gli aiuti alle imprese (dai contributi a fondi perduto, ai numerosi crediti di imposta, passando per lo sgravio del versamento Irap o dei contributi Inps alle imprese del Mezzogiorno) rispettando e sfruttando i casi previsti dal Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato approvato a marzo 2020 e poi modificato da ultimo il 28 gennaio. Tutti questi casi di aiuti sono stati autorizzati in tempi rapidi dalla Vestager sotto la causale del «grave turbamento all'economia». Questa è solo un'ancora di salvataggio prevista dai Trattati (articolo 107, paragrafo 3, lettera c) per superare il divieto di aiuti distorsivi della concorrenza. L'altra è quella delle «calamità naturali o eventi eccezionali» (articolo 107, paragrafo 2, lettera c).La Commissione ha da sempre sottolineato che le condizioni per l'accesso a quest'ultima esimente sono molto restrittive: si deve dimostrare il nesso causale tra evento e danno subito dalle imprese. Quindi se un'impresa perde i clienti perché c'è la recessione causata dalle misure di contenimento per l'epidemia, il nesso causale è indiretto e si ricade nel «grave turbamento». Ma se un'impresa smette di fatturare perché la sua attività viene chiusa o limitata per legge (fiere e convegni, tutte le attività sportive, culturali e ricreative, alberghi, ristoranti, attività di trasporti, eccetera…) allora si tratta di qualcosa di equiparabile a un terremoto.Qual è la differenza? Nel primo caso operano dei limiti - di recente portati a 1,8 milioni per impresa nel caso di sussidi e 10 milioni per l'aiuto parametrato al rimborso dei costi fissi - nel secondo caso l'indennizzo dello Stato opera senza limiti di sorta.Questi limiti non sono affatto ininfluenti quando si tratta di imprese, come le fiere, che nel 2020 hanno visto andare in fumo ben 550 milioni di fatturato. Cosa se ne fanno di 1,8 milioni quando le loro perdite si misurano in centinaia di milioni? Ma anche imprese molto più piccole temono di superare il tetto di aiuti, con l'obbligo di restituzione delle somme incassate. Ben consapevole di questo limite, la Germania ha affrontato la indubbia difficoltà di dimostrare il nesso causale tra l'evento calamitoso dell'epidemia e il danno alle imprese e ha scelto di concedere aiuti non soggetti al tetto «de minimis» in precedenza descritto. Tali aiuti sono stati tempestivamente autorizzati dalla Commissione e tra essi spiccano proprio i 642 milioni concessi alle fiere ed i 12 miliardi per le imprese costrette a chiudere tra novembre e dicembre.Il precedente governo italiano ha invece concesso una variegata tipologia di aiuti richiamando quasi sempre - l'unica eccezione è rappresentata dai fondi per Alitalia - l'esimente del «grave turbamento» e quindi infilandosi nella trappola del tetto di 1,8 milioni (in precedenza 0,8).Alcuni mesi fa Gualtieri, rispondendo a una precisa domanda sull'argomento formulata dal senatore Alberto Bagnai, affermò che non c'era alternativa. Purtroppo per lui, la Germania ha dimostrato il contrario. E il caso delle fiere è il più clamoroso: Gualtieri ha chiesto l'aiuto per «grave turbamento» e il suo collega tedesco ha invocato e ottenuto l'«evento eccezionale», superando tutte le obiezioni della Vestager.Allora il capogruppo di Identità e democrazia all'Europarlamento, Marco Zanni, ha rivolto alla danese la seguente interrogazione con richiesta di risposta scritta: «Quali richieste ha avanzato il governo italiano nel 2020 a norma dell'articolo 107, paragrafo 2, lettera b), Tfue e un eventuale sottoutilizzo dell'articolo è frutto di decisioni autonome del Paese o esistono delle raccomandazioni limitative dalla Commissione all'Italia?».Il 25 febbraio la Vestager ha testualmente risposto che «spetta in definitiva agli Stati membri decidere se concedere o meno un aiuto e a quali condizioni». Gli strumenti a disposizione sono noti, così come le differenze dinanzi spiegate, poi sono gli Stati a scegliere. C'è chi ha chiesto e ha ottenuto, come la Germania, e c'è chi, come l'Italia, non ha proprio chiesto.Ma la Vestager evidenzia un'altra enorme falla nelle scelte italiane: il limite di 1,8 milioni non si calcola per ciascuna impresa, ma per «unità economica» in modo che «l'organizzazione giuridica di un'impresa non incida sul risultato di una verifica dell'eventuale presenza di aiuti di Stato… La verifica verrebbe eseguita per l'intero gruppo cui appartiene l'impresa beneficiaria».Quindi non solo abbiamo commesso l'errore di erogare aiuti soggetti a un tetto massimo, ma esso è pure da calcolarsi con riferimento al gruppo e non al singolo soggetto giuridico che li ha percepiti.Ecco la prossima tegola pronta a cadere sul capo delle imprese italiane, che ancora una volta anticipiamo, e che si candida a diventare l'ennesima grana lasciata da Gualtieri sul tavolo del suo successore Daniele Franco.