2024-05-25
Per sfoltire le liste d’attesa infinite si ripensi ai voucher per i pazienti
Le misure al vaglio di Schillaci sono sensate e pragmatiche. Ma si può fare di meglio: anziché finanziare le cliniche private, si possono fornire ai cittadini buoni da spendere nella struttura che offre il servizio migliore.La proposta del ministro della Sanità, Orazio Schillaci, per tagliare le liste d’attesa rimborsando le visite mediche fatte in strutture private, non solo è di buon senso e molto pragmatica ma, secondo me, dovrebbe essere la normalità. In Italia i ricchi scelgono già dove farsi curare, cioè nei posti ritenuti migliori, mentre i poveri o mangiano la minestra che gli viene offerta o saltano dalla finestra nell’assenza di cure e, ancor prima, di visite diagnostiche. I ricchi in Italia scelgono già anche quando farsi curare perché pagando - come è a tutti tristemente noto - si ottiene la visita il giorno dopo. I poveri non possono permettersi di pagarsi le visite private e sono condannati a rimanere in attesa con tempi indecenti e pericolosissimi per la salute senza possibilità di scelta. O aspettano, o aspettano. Sono stati vari i casi in cui sono stati dati appuntamenti per ecografie a donne incinte per un giorno che andava ben oltre i nove mesi di gravidanza. Lo stesso può dirsi per le tac tumorali, per ecografie urgenti di altro tipo, per esami cardiologici urgenti e via di questo passo. Inutile fare un elenco che è ben chiaro ai lettori e alle lettrici di questo giornale, sia perché se ne è occupato varie volte, sia perché direttamente o indirettamente, lettori e lettrici si saranno trovati in queste condizioni.Ormai siamo in una situazione in cui la sanità pubblica non riesce più a offrire i servizi che dovrebbe offrire, anzi, che deve offrire, come dice la Costituzione, ai cittadini italiani e in particolare a quelli delle fasce di reddito medio-basse che, non di rado, coincidono, per ovvi motivi, con patologie senili gravi perché non curate precedentemente. La proposta di Schillaci, sollecitata fortemente dal premier Giorgia Meloni, prevede anche - giustamente - i tempi massimi previsti dalla norma «Salta fila». I cittadini saranno risarciti quando lo Stato non riuscirà a garantire il servizio pubblico. Il privato dovrà erogare il servizio entro i tempi stabiliti che sono: 72 ore per i casi urgenti, 10 giorni per le prestazioni da garantire in tempi brevi, 30 giorni per le visite e 60 per gli accertamenti diagnostici differibili. Al confronto degli attuali, sono caratterizzati da una velocità di intervento mai vista. Perché riteniamo che questo che sta mettendo in campo il ministro Schillaci potrebbe e dovrebbe essere un sistema che funziona sempre? Anzitutto perché - lo verificheremo all’opera - ci dà delle garanzie sulle tempistiche necessarie. Poi, per un altro motivo più di ordine generale. Se dopo 30 anni in cui parliamo dell’accorciamento delle code e delle file in campo sanitario siamo rimasti al punto di partenza, o quasi, questo vuol dire, con molta evidenza, che la soluzione solo-pubblico non funziona. Certamente una parte di questo non funzionamento è dovuta a incapacità di gestione e in alcuni casi di dolosa inadempienza: se servisse una dimostrazione basta guardare la trasmissione Fuori dal coro di Mario Giordano e verificare che quando le luci e le telecamere si accendono su queste situazioni da schifo, alla fine, miracolosamente, i tempi si accorciano e i pazienti vengono esaminati. Ma se è stato fatto dopo l’intervento delle telecamere, è di tutta evidenza che avrebbero potuto farlo prima dell’intervento delle telecamere. Quindi qui non si tratta di strutture, ma si tratta di nomi e cognomi di persone che non hanno fatto quello che dovevano fare e che poi hanno rimedito per non essere totalmente sputtanati in tv.Indipendentemente da queste inadempienze, comunque il cittadino paziente dovrebbe avere la possibilità, pur non disponendo dei soldi per pagarsele, di usufruire delle strutture private. Basterebbe cambiare punto di vista, in particolare per la diagnostica, non finanziando più le strutture, ma mettendo a disposizione dei pazienti dei voucher da spendere nella struttura che offre loro il servizio nel modo più veloce e qualitativamente migliore.Questo esperimento fu provato dalla giunta Formigoni in Lombardia e dette i suoi frutti. Tutto è migliorabile, anche quel provvedimento lombardo, ma quello che è certo è che avendolo fatto in Lombardia lo si potrebbe fare ovunque. Il provvedimento di Schillaci va in questa direzione.
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