2022-07-02
L’Iss fa autogol sul vaccino ai bimbi. Evita solo quattro casi gravi su dieci
La ricerca è uscita su «Lancet»: la protezione anti infezione cala al 29%. Uno studio inglese certifica l’efficacia negativa con Omicron: «Più positivi, ricoveri e morti tra chi si è inoculato».Di chi è la colpa, adesso? Dei «limiti intrinseci» all’analisi? Dei «fattori di confondimento»? Del fantasma dell’Opera? Sicuramente, non di noi cattivoni della Verità. Stavolta, i sapienti dell’Istituto superiore di sanità e del ministero han fatto tutto da soli. Per offrire una stima dell’efficacia del vaccino sui bambini, hanno condotto un maxi studio, il primo italiano, pubblicato da Lancet, su un campione di oltre un milione di vaccinati con due dosi, di 134.000 vaccinati con una dose e di 1,8 milioni di non vaccinati. Il calcolo è stato effettuato considerando i ragazzini tra 5 e 11 anni che non avevano avuto una diagnosi di Covid precedente, seguiti tra il 17 gennaio e il 13 aprile 2022, nel periodo in cui era già prevalente la variante Omicron. Tutto perfetto, tranne l’esito: il grado di protezione offerto dal farmaco di Pfizer è stato inferiore a quello riscontrato negli studi in virtù dei quali era stato autorizzato il suo impiego. Parliamo di un misero 29,4% di schermo dall’infezione e di un 41,1% dai casi gravi. Risultato deludente, che gli autori della ricerca hanno provato a compensare, evidenziando che l’incidenza delle forme severe della malattia è risultata doppia nei soggetti scoperti, rispetto a quelli con due dosi. «Anche una protezione moderata», hanno commentato, «ha contribuito in maniera significativa a ridurre gli effetti dell’infezione». Andrebbe ricordato, però, che la Food and drug administration aveva fissato al 50% la soglia di rilevanza clinica del farmaco. Come la mettiamo?Che non vada proprio tutto bene, se ne sono accorti persino su Repubblica, dove Antonio Cassone, già dirigente dell’Iss, ha tentato qualche spiegazione: forse il problema è la dose ridotta a un terzo, a paragone con quella somministrata agli adulti? Forse è la mancanza del booster? Siamo sempre lì: se il vaccino funziona poco, la soluzione degli esperti è più vaccino. Questo, benché i rischi derivanti dal coronavirus, per i piccini in buona salute, siano limitati. Basti pensare che, stando all’ultimo report di Epicentro, tra il 6 maggio e il 5 giugno, nella fascia d’età 5-11 anni, si sono verificati solo quattro ricoveri in terapia intensiva: due di non vaccinati, altri due di vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni. I morti? Per fortuna, zero, tra il 29 aprile e il 29 maggio. I potenziali effetti collaterali? Seri, sebbene le miocarditi abbiano colpito prevalentemente i più grandicelli, gli adolescenti e gli under 40. Quel che è peggio, è che l’indagine dell’Iss si è fermata a metà aprile. Di lì in poi, stando ai bollettini, le performance dei rimedi antivirus, pressoché in tutti i giovani sotto i 40 anni, sono ulteriormente peggiorate. Intanto, dal Regno Unito, è arrivata un’altra batosta alla religione della puntura. Si tratta di un focus su una larga fetta di popolazione (22 milioni di persone), che è ancora un pre print, ma contiene dettagli sorprendenti. Gli scienziati hanno riscontrato che l’efficacia della terza dose di vaccino era negativa già dal 20 dicembre 2021 e che, in concomitanza con il picco di Omicron, l’incidenza di contagi, ricoveri e decessi è «significativamente aumentata» tra i vaccinati, mentre è diminuita tra i non vaccinati. Nelle pagine del paper, corredate da un’ampia bibliografia e da un pingue apparato grafico, si scopre che, dai 18 anni in su, il medicinale anti Covid ha iniziato a perdere efficacia già durante la fase di massima diffusione di Delta; dopodiché, l’iniezione è diventata addirittura svantaggiosa con Omicron, pure tra chi aveva porto il braccio tre volte. «I vaccinati con la terza dose», scrivono gli estensori dell’indagine, «hanno avuto tassi di infezione significativamente più elevati rispetto ai vaccinati con due dosi e ai non vaccinati durante il picco della variante Omicron (da febbraio 2022). Ciò è stato associato a una proporzione significativamente più alta di ricoveri nei vaccinati con due dosi rispetto ai non vaccinati durante il picco della variante Omicron (da gennaio 2022), a una proporzione più alta di decessi nei vaccinati con due dosi rispetto ai non vaccinati (da ottobre 2021) e a una proporzione più alta di ricoveri e decessi nei vaccinati con terza dose rispetto ai vaccinati con due dosi e ai non vaccinati durante il picco della variante Omicron (da febbraio 2022)». Come dire: cronaca di un trionfo. Il saggio - è importante sottolinearlo - aggiunge che «la diminuzione dei casi tra la popolazione non vaccinata durante il picco della variante Omicron è probabilmente dovuta alla protezione dalle loro precedenti infezioni». La famosa immunità naturale.Con premesse simili, il governo continua a non avere altra strategia, se non iniezioni a oltranza. Come ha confermato ieri Roberto Speranza, in vista della stagione autunnale, qui si puntano tutte le fiches sui preparati aggiornati, che in fase di sperimentazione hanno già mostrato dei limiti: i pezzi di grossi di Pfizer hanno misurato solo il numero di anticorpi stimolati nei trial, ma non sono stati capaci di dimostrare che quegli anticorpi immunizzano davvero. Quando si dice «limiti intrinseci»…