2019-04-27
L’Iran si affaccia sul Mediterraneo e mostra i muscoli a Trump sulla Libia
Teheran risponde alle mosse della Marina americana e di quella francese, che ha scaricato armi nella Sirte, e annuncia l'invio di una flotta nei nostri porti del Sud. Roma fa l'equidistante: «Né con Haftar né con Serraj».Mentre in Libia si continua a combattere, le acque del Mar Mediterraneo di fronte al Paese nordafricano ribollono. Si muovono, in particolare, Francia e Stati Uniti da una parte, Iran dall'altra. Dopo che Washington ha mostrato i muscoli, in particolare a Mosca, con un'esercitazione di due portaerei, la Uss Abraham Lincoln e la Uss John Stennis, nel Mediterraneo centrale alla presenza di Jon Huntsman, ambasciatore Usa in Russia, è il turno di Parigi. Secondo quanto riferito dall'emittente Al Jazeera (che essendo qatariota è considerata vicina al governo di Tripoli guidato da Fayez Al Serraj), una fregata francese avrebbe consegnato motoscafi e armi all'autoproclamato Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar nel porto di Ras Lanuf, importante scalo petrolifero nel Golfo della Sirte che sarebbe anche la base di partenza degli attacchi con i droni su Tripoli. Per altre fonti si è trattato invece di uno scalo tecnico per fare rifornimento. Ciò che è certo è che la Marina francese è rimasta in porto per alcune ore. Non sono arrivate né conferme né smentite, ma il fatto che si parli di «scalo tecnico» conferma i movimenti. Tanto è bastato al comandante della Marina del Governo di accordo nazionale di Tripoli, Redha Issa, per avvertire che qualsiasi infiltrazione in Libia è «un tentativo di suicidio». Ma, dicevamo, si muove anche l'Iran. Teheran, infatti, ha annunciato che invierà presto una flottiglia della sua Marina militare nei porti del Sud Italia per attività di addestramento congiunto con quella italiana. È quanto ha riferito il contrammiraglio Hossein Khanzadi, a margine di un incontro nel porto cinese di Qingdao in occasione del settantesimo anniversario della fondazione della Marina di Pechino. Il dialogo tra Teheran e Roma, così come quello annunciato tra Teheran e Tokyo, verte sul rafforzamento della cooperazione nel settore della formazione delle rispettive marine militari. Ma in questo c'è un rischio per l'Italia. L'Iran, infatti, dopo essere entrato nella gestione delle società del porto mediterraneo di Laodicea (Latakia) in Siria, cerca di allargare il suo raggio d'azione. E i porti del Sud Italia possono rappresentare per Teheran un'occasione per mettere il naso nel dossier libico. Nel progetto del presidente statunitense Donald Trump, infatti, la stabilità della Libia è fondamentale per portare a zero le esportazioni di petrolio di Iran e Venezuela.A tre settimane dall'inizio della battaglia attorno a Tripoli, ieri le forze governative hanno conquistato terreno sul fronte Sud della capitale libica, avvicinandosi all'area di Qasr Ben Ghashir (nota come Castel Benito durante il fascismo) strategica vista la sua vicinanza all'aeroporto internazionale di Tripoli, il principale scalo aereo del Paese. I governativi, inoltre, secondo quanto riferito dal portavoce militare Mohammed Gnounou, hanno attaccato l'area di Ain Zara, 15 chilometri a Sud Est del centro della capitale, e circondato le milizie avversarie che si sono arrese e hanno consegnato le armi. Gli uomini di Khalifa Haftar, che giovedì 4 aprile hanno iniziato la loro marcia su Tripoli, hanno impiegato anche elicotteri d'assalto, già utilizzati nelle battaglie di Bengasi e Derna, fra il 2014 e il 2018. Nella notte tra giovedì e venerdì, infatti, i mezzi dell'aviazione dell'uomo forte della Cirenaica, di fabbricazione russa e risalenti agli anni Ottanta, hanno colpito alcune aree della capitale.Da Pechino, dove si trova per il forum sulla Nuova via della Seta, è intervenuto anche il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, che ha incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, uno dei principali sostenitori di Haftar, e ha avuto un colloquio telefonico con Serraj. L'Italia «non è né a favore di Serraj né a favore di Haftar, ma a favore del popolo libico, che ha il diritto di vivere in pace», ha dichiarato il premier che domani vedrà il presidente russo Vladimir Putin. «Il mio governo», ha aggiunto escludendo la soluzione militare e definendo come unica possibile quella politica, «mira alla stabilizzazione del Paese». Intanto, il Viminale ha annunciato che lunedì il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini sarà all'aeroporto militare di Pratica di Mare in occasione dell'arrivo di un gruppo di 147 richiedenti asilo provenienti da Misurata, grazie a un corridoio umanitario.Mentre un Falcon 900EX dell'Aeronautica militare italiana utilizzato spesso dai nostri servizi segreti ieri atterrava a Bengasi, la «capitale» del generale Haftar, il premier Conte ha fatto appello a tutti i leader mediorientali e agli Stati Uniti affinché si lavori a un immediato cessate il fuoco in Libia. Sempre ieri si sono mossi gli Emirati Arabi Uniti, con Arabia Saudita ed Egitto primi sponsor dell'uomo forte della Cirenaica. Lo sceicco Abdullah Bin Zayed Al Nahyan, ministro degli Esteri di Abu Dhabi, ha incontrato a Londra il suo omologo britannico, Jeremy Hunt. Al centro del colloquio i rapporti di collaborazione tra il Regno Unito, promotore in sede Onu del cessate il fuoco, e la città-Stato di Misurata, vero motore della controffensiva di Serraj e primo interlocutore di Londra e Roma.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)