2019-11-18
Gennaro Sangiuliano: «Pressioni sul “Tg2”? Spero di no...»
Il direttore della testata del secondo canale Rai: «Il pluralismo sulla tv pubblica è un valore, mi auguro continui così. L'Italia del fare distrutta dai parolai. E oggi l'Occidente tace mentre la Cina punta all'egemonia globale».È in uscita il 26 novembre una nuova biografia curata dal direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano (Xi Jinping. Il nuovo Mao, Mondadori), che conclude una sorta di galleria globale di personaggi contemporanei iniziata con Vladimir Putin e proseguita con Hillary Clinton, Donald Trump e ora il leader cinese, l'uomo che si è fatto nominare presidente a vita e ha inserito il suo pensiero in Costituzione. Che le diranno stavolta? (Sorride) «Poiché sono stato definito putiniano per aver scritto la biografia di Putin e trumpiano per quella di Trump, ora mi aspetto quantomeno di essere definito maoista. Poi, chissà perché, nessuno mi ha definito clintoniano, avendo scritto quella di Hillary Clinton…».Perché si sottovalutano il progetto egemonico e i metodi non democratici di Pechino?«Qualche settimana fa, Xi Jinping - cito testualmente l'agenzia Ansa - ha dichiarato che chiunque sia impegnato in spinte separatiste in qualsiasi parte della Cina sarà ridotto in polvere e fatto a pezzi. Ebbene, se questo linguaggio fosse stato adoperato da Putin o Trump, giustamente aggiungo, sarebbe stato stigmatizzato da tutta la stampa mondiale. Lo dice il leader cinese e tutto resta in sordina, nessuna indignazione. La polizia segreta cinese ha rapito cinque librai di Hong Kong che diffondevano volumi critici contro il governo, ne ha parlato il New York Times, in Italia silenzio». Descriviamo i contorni dell'espansionismo cinese.«La Cina sta inseguendo con determinazione martellante un progetto di espansionismo economico globale. La People's bank of China, che è la banca centrale cinese, l'equivalente della Banca d'Italia e della Fed negli Usa, possiede quote importanti di Intesa San Paolo, di Generali, di Eni, di Enel, di Terna, di Unicredit. I cinesi con State gride corporation of China, colosso statale dell'energia, posseggono il 35% di Cdp Reti. La Cina scorrazza nelle economie occidentali ma non esiste una reciprocità giuridica e commerciale: se Capezzone e Sangiuliano vogliono aprire una pizzeria a Shanghai non possono farlo». Diciamolo chiaramente: è stata un clamoroso azzardo l'adesione italiana alla Via della seta.«Noi abbiamo aderito al piano cinese, nonostante le perplessità di Berlino, Parigi e quelle esplicite degli Usa. Lo dico agli atlantisti dell'ultim'ora. Così ricordo che l'Ue ha votato una legge che prevede un monitoraggio puntuale degli investimenti stranieri che implicano questioni di sicurezza. Non si può essere europeisti a giorni alterni».Le chiederei una riflessione sui progetti (ne ha scritto Peter Navarro nel suo saggio La tigre accovacciata) sull'escalation militare cinese. Investimenti enormi, il progetto della «grande muraglia sotterranea» come risposta alla superiorità navale Usa. Possibile che se ne parli così poco?«La Cina ha aperto la sua prima base aeronavale all'estero a Gibuti, in un certo senso rinnovando i fasti del leggendario ammiraglio Zheng He e delle sue missioni in Africa del 1400. Più in generale la Cina vuole diventare anche un protagonista marittimo, ha comprato e intende costruire portaerei». È possibile che Washington e Pechino, al di là della contingenza, trovino un'intesa, o, in prospettiva, la sfida finale tra «Atene» e «Sparta» è inevitabile?«Sarà la contrapposizione dei prossimi decenni. E l'Occidente deve attrarre a sé la Russia: sarebbe un tragico errore “regalarla" all'altro campo». Esiste una strategia «dolcemente» persuasiva di Pechino, rispetto ai mainstream media italiani, che a volte sembrano «tifare per Sparta»? «Assolutamente sì. Penso al tema dei diritti umani e civili che non trova spazio. Ogni sospiro di Trump o Putin, a volte giustamente, viene censurato. Ma per il massacro degli uiguri o per le operazioni di pulizia etnica in Tibet, cose documentate da organismi internazionali, c'è imbarazzo e fastidio, quando si tratta di parlarne…».L'Occidente può riprendere consapevolezza del suo ruolo?«La caduta del muro di Berlino ha reso più evidente il mutamento del paradigma globale e la debolezza dell'Occidente. Non si esagera nell'affermare che gli ultimi decenni hanno certificato l'esistenza di un declino occidentale. Averne consapevolezza non significa assumere un atteggiamento catastrofista ma vuol dire avere davvero a cuore le sorti dei nostri popoli, partendo dal riconoscimento critico della realtà. Oswald Spengler, in un classico della filosofia della storia del Novecento, Il tramonto dell'Occidente, pose il tema forte della perdita, nozione intesa in senso ampio, e prima di lui Friedrich Nietzsche parlò di nichilismo come tentativo di cancellare la memoria».Sulla scena geopolitica globale sono prepotentemente entrati nuovi protagonisti.«Stiamo attraversando una transizione epocale segnata da una redistribuzione globale delle risorse, conseguente all'ingresso di nuovi attori nel mercato. Appena 20 anni fa la metà della popolazione mondiale (Cina e India soprattutto) viveva ai margini della storia. Questa fetta dell'umanità non era nel mercato e sopravviveva nelle fallimentari economie socialiste, ora, nell'arco di poco più di un ventennio, è diventata attore protagonista. Oltre due miliardi di individui che sono diventati produttori, consumatori (purtroppo ancora poco), assorbitori di materie prime. La storia insegna molto in proposito. Dopo la scoperta dell'America, nel 1492, in pochi decenni l'area del Mediterraneo decadde rapidamente a vantaggio dell'Atlantico ed emersero nuove potenze economiche come l'Olanda e l'Inghilterra. Lo stesso Karl Marx riflette sullo spostamento ciclico della ricchezza in diverse aree del pianeta, infatti, afferma: “Il centro di gravità del mercato mondiale era l'Italia nel Medioevo, l'Inghilterra nell'era moderna, e sarà il Nord America"».Torniamo all'Occidente e al crinale rischioso in cui ci troviamo. A questa nostra crisi concorre anche una specie di pensiero unico…«Non si esagera nel ritenere che il nostro tempo sia segnato da veri e propri “padroni del pensiero contemporaneo", caste di potere tecnocratiche e culturali, strutturate secondo lo schema delle peggiori oligarchie, burocrazie del potere che esercitano una pedagogia quotidiana e impongono una visione univoca della realtà. Una sorta di “lavatrici intellettuali", come le ha definite un accademico, Renato Cristin». Andiamo dritti al bersaglio: non se ne può più della dottrina politicamente corretta.«Hans Magnus Enzensberger - per inciso pubblicato in Italia da Einaudi e citato nel film Caro diario di Nanni Moretti - parlò di un “analfabetismo secondario", una élite di semicolti, di coloro che sono impregnati di concetti ma che per ossequiare un pensiero uniforme perdono ogni spirito critico. I maestri del politicamente corretto che si fermano all'apparenza, al primo strato, senza alcuno spirito indagatore e critico della realtà». L'Italia sa sempre far tesoro delle sue esperienze migliori? Abbiamo smarrito la bussola che ci ha reso grandi?«Nel 1963 Giulio Natta riceve il Nobel per la chimica, il mondo scientifico gli riconosce la realizzazione del polipropilene isotattico e del polietilene, elementi che sono la base di grandi successi commerciali del gruppo Montecatini, che grazie a queste scoperte venderà i famosi prodotti Moplen e Meraklon. A Milano, in viale Brenta, esisteva la Giovanni Geloso, azienda fondata negli anni Trenta, che produceva apparecchi di vario tipo, soprattutto amplificatori, televisori, registratori, radio e componenti destinati a integrarsi in altri ambiti. Si espande anche nel mercato americano, e, quando in Italia nasce la televisione, la Geloso produce già apparecchi ritenuti di qualità. Sempre a Milano e nello stesso settore opera la Radiomarelli, altra impresa che si segnala per i suoi successi. Nel 1955, invece, è la volta di Mirella, la macchina da cucire automatica della Necchi, che entra di prepotenza nelle case italiane e trova mercato anche all'estero, realizzata da Marcello Nizzoli, lo stesso disegnatore della Lettera22».Mi porta così indietro per mostrare la differenza con l'oggi?«Non ho finito… Nei primi anni Sessanta il presidente John Kennedy si complimenta con Antonio Segni per i grandi successi dell'economia italiana. Nel 1960 una giuria di economisti interpellata dal Financial Times assegna alla lira l'Oscar della moneta più salda fra quelle occidentali: Star currency of the year. Si raccolgono i frutti di quella politica che puntando alla stabilità monetaria ha creato le premesse per lo sviluppo, a metterla a punto Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi e il governatore della Banca d'Italia, Donato Menichella, che avviano il risanamento della lira e varano la riforma della riserva bancaria obbligatoria. Una svalutazione porta da lira da 575 a 625 lire, una quota realistica che sarebbe durata per 20 anni. Ecco, questo mondo è stato distrutto dalle parole che hanno preso il sopravvento sugli uomini del fare».Non posso non chiederle di lei. Il suo Tg2 ha raccolto successi in termini di numeri e ha un posizionamento originale: oggi è una delle poche voci non allineate della Rai in epoca giallorossa. Si sente accerchiato?«Il pluralismo dovrebbe costituire una ricchezza del servizio pubblico. In Italia le culture sono molto diverse: ci sono filoni liberali, cattolici, marxisti, e molti altri. È bene che tutti siano ascoltati e seguiti. Finora non ho mai subito pressioni, ho avuto piena autonomia e libertà editoriale. Spero possa continuare così».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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